LA VOCE DI KAYFA

ANDREI MIRINOV RICORDATO DA NICOLA DRAGOTTO


Ricevo e pubblico volentieri dal musicista/cantante Nicola Dragotto un ricordo di Andrei Mirinov, ucciso in Ucraina insieme al giornalista italiano Andy Rocchelli, presentanto dalla stampa come "interprete". In realtà Mirinov era un ex dissidente sovietico e un attivista per i diritti umani. Dragotto ebbe il privilegio di conoscerlo, e ce lo racconta attraverso un'intervista fatta al dissidente dal giornalita Bruno Russo.-------------------------------------------------------------------------------------Caro Enzo, quello che le TV hanno liquidato semplicemente come il traduttore del fotoreporter italiano ucciso in Ucraina, era tutt'altro. Io ho avuto il privilegio di condividere momenti bellissimi ed umani con Andrey Mironov nel suo soggiorno a Napoli durante la tre giorni al teatro Elicantropo in occasione del suo intervento ante spettacoli su Anna Politkovskaja. Gradirei se anche tu potessi "spendere e propagandare" due semplici righe affinchè la luce di questo intellettuale possa anche solo per un attimo brillare. Nicola Andrey Mironov, 55 anni, nativo di Irkutsk vicino al lago di Baikal; la sua vocazione quella di dissidente, sin dall’età di 20 anni, perfezionata con l’arresto da parte del KGB nel 1985 e la successiva condanna a 4 anni e 3 di esilio. L’accusa è la diffusione di libri proibiti dalla censura: le sue parole, raccolte da Bruno Russo dopo un dibattito al teatro Elicantropo sulla sua amica e giornalista Anna Politkovskaja, assassinata in un ascensore; forniscono un quadro più completo della Russia di Putin, e inducono a migliore analisi della recente cultura politica . B: La galera per quale motivo e quali sentimenti adesso nutre per la madrepatria? A: Aver parlato dell’assenza di democrazia, dalla Cecoslovacchia all’Afganistan. Solo nel 1987, grazie ad accordi con il mondo occidentale sono ritornato libero: una delle condizioni era la liberazione di 140 detenuti politici. Resto ancora un cittadino russo per cattiveria, per non dargliela vinta. Dopo la liberazione mi volevano dare il visto per Israele, pur non essendo io ebreo. Che ci facevo io là? Ma capii bene che da molti altri Paesi , per regole diplomatiche, sarei potuto ritornare, ma da Israele no. Io resto in Russia, a difendere i perseguitati; ho avuto esperienze in Cecenia, nel 2000 ho avuto la fortuna di conoscere Anna, estremamente indaffarata e disponibile per chi ne avesse bisogno. B: Perché Anna? Un regime forte ha bisogno di esporsi pur di eliminare un tale personaggio? A: Di Anna ce ne una, altre non ne esistono. Eliminarla ha significato esaurire un problema che aveva la caratteristica di non essere riproducibile proprio per la singolarità di Anna. Inoltre gli schemi del KGB non sono mai stati logici o lineari; la decisione e le conseguenze non dovevano avere ritorno; ciò giustifica la reazione di fastidio di Putin, ad ogni intervista sull’argomento. B: Da cosa è avvelenata principalmente la Russia di Putin? A: Da due caratteristiche. La “demofobia” e la “politica del tubo”. La prima è l’impossibilità di accelerare la democratizzazione del Paese: è un processo lento, che tra molti anni darà i suoi risultati, ma ce ne vogliono ancora, tanti. La “politica del tubo” è invece l’elemento economico chiave e unico, che può ledere la roccaforte del Cremlino: il passaggio del greggio nei tubi, l’Ucraina, l’oscillazione del prezzo del Petrolio. L’ultimo elemento, può mettere in ginocchio la Russia o renderla più malleabile. B: In un programma radiofonico sentii parlare di Gorbaciov: criticava l’occidente proprio per l’incapacità di comprendere la lentezza del processo di democratizzazione, ma nel contempo distingueva Putin dagli altri, come il predecessore Eltzin. Il primo era per lui maggiore garanzia per il Paese. A: Odiare Eltzin significava anche amarne i nemici. Gorbaciov invece è un’icona occidentale del tutto fasulla. E’ stato lui a firmare il mio arresto. Per l’occidente è l’eroe dell’utopia della socialdemocrazia vincente, leader del socialismo e del comunismo degli ultimi anni che in Italia si doveva riferire ad un leader diverso e apparentemente più democratico. B: E adesso? A: Viaggiare, conoscere, organizzare incontri tra politici per la pace; con l’aiuto del vice direttore del quotidiano della Politkovskaia, la “Novaya Gazeta”, Yuri Shachekochikhin. Mironov ha subito minacce e percosse che lo hanno costretto alla lunga degenza in un ospetale tedesco. Nonostante tutto ciò, alla domanda su che mondo e quali divisioni viviamo, risponde: Io credo a quello che ha scritto un napoletano, De Crescenzo, "il mondo è solo distinguibile in uomini di cuore e non".