LA VOCE DI KAYFA

ITALIA, FIGURACCIA MONDIALE (NON SOLO SUL CAMPO...)


 Ne passerà del tempo prima che si plachino le polemiche per la meritatissima eliminazione al primo turno dell’Italia ai mondiali di calcio brasiliani. Tutti ricordiamo le dichiarazioni al veleno di Buffon e De Rossi subito dopo la sconfitta con l’Uruguay che sancì l’addio della nazionale di Prandelli al Brasile. Sia il capitano che il centrocampista della Roma si scagliarono senza se e senza ma contro i giovani, (in particolare il riferimento a Balotelli era implicito) a loro dire incapaci di incidere sul risultato delle partite, attribuendo ai “vecchi”, dunque a se stessi, il merito di tirare la carretta quando ce ne è bisogno. Dal canto suo, preso atto della memorabile figuraccia fatta fare al calcio italiano, Prandelli ha avuto il merito di dimettersi assumendosi l’assoluta responsabilità del fallimento italiano in terra carioca. In un paese dove nessuno si dimette - soprattutto chi avrebbe più di un motivo per farlo rivestendo un ruolo istituzionale ed è oggetto di indagine da parte della magistratura, rinviato a giudizio o addirittura condannato in primo, secondo e terzo grado - il gesto di Prandelli è sicuramente d’apprezzare. Per quanto riguarda invece le scelte tecniche del C.T., premesso che è facile giudicare col senno di poi, la domanda che continuo a pormi è a che serve convocare prima del mondiale trenta giocatori da cui sceglierne ventitre da portare al mondiale, e dunque scartando sette giocatori che per circa un mese hanno cullato l’illusione di poter giocare il mondiale, correndo il rischio, com’è puntualmente avvenuto, d’essere oggetto delle loro critiche piccate, quando poi nel momento in cui si deve scendere in campo si mandano sul rettangolo di gioco sempre e solo i soliti noti, seppure palesemente non in perfetta forma come è stato il caso di Chiellini il quale, al di là dell’altalenante rendimento tecnico durante l’intera stagione,  in Brasile non sarebbe dovuto comunque andarci se Prandelli avesse davvero applicato il codice etico cui aveva vincolato le proprie scelte per varare la lista dei ventitre mondiali dato che il difensore juventino s’era macchiato di un brutto gesto prima della fine del campionato. Come l’Italia altre nazionali blasonate sono state repentinamente eliminate al primo turno. Il caso più eclatante è rappresentato dalla Spagna campione uscente, fuori dal mondiale subito dopo due partite. Eppure non mi risulta che i giocatori spagnoli se ne siano dette di cotte e di crude, scaricando sui compagni o addirittura sull’allenatore le responsabilità dell’eliminazione. La sensazione è che prima ancora di partire per il Brasile nello spogliatoio italiano vi fosse qualcosa che non andava. L’eliminazione è servita a smascherarlo! Ancora di più a smascherare le beghe di spogliatoio, in particolare quelle anti Prandelli, sarebbe il dietrofront di Pirlo il quale prima di partire aveva già annunciato che dopo il Brasile avrebbe lasciato la nazionale, successivamente sembra aver cambiato parere dicendosi pronto a continuare a rivestire la maglia azzurra se il nuovo allenatore glielo chiedesse. Com’è nostro solito, tutti siamo pronti a salire sul carro del vincitore. Su quello del perdente ognuno cerca di farci salire gli altri, dimenticando che di quel carro era parte integrante!