LA VOCE DI KAYFA

BRACCIO DI FERRO TRA RENZI E LA STAMPA, CHI VINCERà?


 Se è vero che per accreditarsi agli occhi dell'opinione pubblica e durare il più a lungo possibile un governo ha bisogno dell'appoggio incondizionato dei poteri forti, tra cui la stampa, probabilmente non esageriamo nell'affermare che, dopo l'iniziale idillio, tra Renzi e i grandi giornali si è rotto qualcosa. A dimostrarlo sarebbero i due editoriali apparsi domenica su Repubblica e il Corriere della Sera a firma Scalfari e Polito in cui le critiche al Premier e all'operato del suo governo non sono mai state così esplicite. Se a ciò aggiungiamo le dure parole di Dario Fo e quelle di Carlo Smuraglia Presidente dell'A.N.P.I. (Associaziona Nazionale Partigiani Italiani), nonché quelle di esimi costituzionalisti - additati ad esempio dal centrosinistra all'epoca in cui costoro scrivevano contro Berlusconi quando il centrodestra voleva modificare la Costituzione a proprio uso e consumo - oggi irrisi con il termine “professoroni” da Renzi e dai suoi perché “osano” mostrarsi contrari al progetto riformista previsto dal Patto del Nazareno, non è affatto da gufi affermare che per il governo non tira buon vento. A sostegno di questa percezione, sempre più tangibile man mano che passano i giorni, c'è il crescente scetticismo montante in buona parte dei sostenitori di Renzi, fino a ieri pronti a difendere lancia in resta l'operato del loro leader, oggi non più. Del resto, delle tante annunciate riforme che, a detta del Premier, si sarebbero dovute susseguire mensilmente a partire da febbraio, per ora nemmeno l'ombra. Anzi sembra quasi certo lo slittamento dell'approvazione di quella sul Senato dall'8 agosto, come voleva tassativamente Renzi, a settembre confermando che a Palazzo Chigi è un periodo tutt'altro che roseo. Che cosa accadrà in autunno alla ripresa dei lavori, nessuno può dirlo. Di certo il Premier avrà non poche difficoltà a reiterare promesse, a lanciare ottimistici proclami se, come sostengono autorevoli fonti, la situazione economica del paese, malgrado gli 80 euro in busta paga, è tutt'altro che migliorata, come invece Renzi e suoi continuano a dichiarare. Addirittura c'è chi ipotizza a ottobre il ricorso a un'ulteriore manovra finanziaria di 30 miliardi per sanare l'insanabile. Si vocifera che l'intenzione di Renzi sia quella di andare al voto anticipato in modo da stravincere, staccarsi dal tentacolare abbraccio berlusconiano e fare le riforme senza dover dar conto a nessuno. Ma se si andasse a elezioni anticipate, è sicuro che vincerà? Senza l'appoggio dei grandi giornali non si va da nessuna parte! Non è che Renzi, presa consapevolezza che i grandi giornali iniziano a remargli contro, non rivedrà la propria intenzione di abolire il finanziamento pubblico all'editoria? Non è che stiamo assistendo all'ennesima farsa all'italiana dove “una mano lava l'altra e entrambe si lavano insieme”? Nel senso che, alla fine, Renzi accantona l'idea di abolire il finanziamento pubblico ai giornali e in cambio i grandi giornali ritorneranno a sostenerlo, ridipingendolo agli occhi dell'opinione pubblica quale ultima spiaggia per il paese, dandogli un forte sostegno per la vittoria elettorale?