LA VOCE DI KAYFA

TRAVAGLIO: "JE SUIS CHARLIE" SOLO QUANDO CONVIENE A LORO


Gli addetti ai lavori, primo tra tutti Indro Montanelli che lo scoprì e lo lanciò, riconoscono che la forza di Marco Travaglio, unanimemente riconosciuto a giusta ragione come il miglior giornalista italiano e tra i migliori al mondo, sta nel suo archivio cartaceo.Tale forza s’è palesata regolarmente giovedì sera a Servizio Pubblico durante l’editoriale del condirettore de IL FATTO QUOTIDIANO sui fatti di Parigi, mettendo a nudo da par suo l’ipocrisia di molti politici nostrani che, dopo la strage al settimanale satirico francese CHARLIE HEBDO, si sono subito appropriati della frase JE SUIS CHARLIE in segno di solidarietà verso le vittime, riconoscendo nella  libertà di stampa e di satira il sale della democrazia.Senza giri di parole Travaglio ha svelato l’ipocrisia di queste signore e di questi signori citando le loro dichiarazioni e quando le avevano proferite che, nel momento in cui la satira toccava loro o il proprio leader, inorridivano reclamando il ritiro o la chiusura del giornale e del programma televisivo che s’erano permessi di offendere; se non la addirittura il ritiro dalle sale di film scomodi come ad esempio l’ultimo della Guzzanti sulla trattativa mafia/stato.Peccato che nella sua impareggiabile disquisizione arricchita dai nomi dei personaggi pubblici che in passato s’erano scagliati contro la satira per poi riscoprirsi tutti Charlie dopo la strage, Travaglio abbia omesso il padrone di casa del programma che lo ospitava, Michele Santoro che nel 2008 portò in tribunale Barty Colucci di RDS perché lo imitava in trasmisisone talmente bene, spacciandosi al telefono per Santoro durante gli scherzi telefonici tanto che molti ci cascavano, chiedendo un risarcimento di 2 milioni di euro, (denuncia successivamente ritirata dal giornalista).È impensabile che a Travaglio sia sfuggito ciò. È presumibile che la sua “dimenticanza” sia stata un gesto di rispetto verso Santoro. Oppure che anche lui, come Santoro all’epoca, non considerasse semplice satira lo scherzo di Colucci bensì un vero e proprio furto d’identità.Restando in tema di ipocrisie pro Charlie, leggo sul Fatto di questa mattina, a pagina 9, che Daniela Santanchè vorrebbe pubblicare in Italia Charlie Hebdo e a riguardo già avrebbe preso dei contatti. Mi sorge il dubbio che si tratti della stessa Daniela Santanchè  che nel 2011 lasciò in anticipo gli studi di Anno Zero perché infastidita dalle vignette di Vauro che irridevano a Berlusconi fidanzato d’Italia.Ma in Italia, si sa, tutto è possibile!