LA VOCE DI KAYFA

ADDIO SINISTRA ITALIANA


Da quando Renzi è stato eletto prima Segretario del PD e poi nominato Presidente del Consiglio, pugnalando alle spalle Letta suo predecessore, è diventato d'uso comune nei dibattiti e negli articoli politici la locuzione “sinistra del PD” per riferirsi a quella frangia di dissidenti interni al partito contrari alla linea imposta dal Segretario/Premier.Udire un giornalista, un politologo o un politico farne uso fa accapponare la pelle in quanto il PD è mutazione naturale di quel PCI fondato da Gramsci; che ebbe come segretario un “certo” Enrico Berlinguer la cui immagine fotografica tuttora capeggia sui muri di molte sedi del PD alimentando la nostalgia di tanti uomini e donne di sinistra.A chi non si rassegna alle mutazioni politiche dei partiti riesce impossibile immaginare che in quello che dovrebbe essere per antonomasia il partito di sinistra del paese - dunque il punto di riferimento politico di giovani, lavoratori, disoccupati, pensionati ossia di tutte quelle classi sociali che soffrono per farsi un futuro, per portare a casa un pezzo di pane, per tirare a campare – possa esistere una distinzione di vedute che traccia una linea di confine tra una visione politica di “destra” e una di “sinistra”.Possibile mai, si domanda chi crede ancora negli  ideali politici, che all'interno di quello che dovrebbe essere un partito politico con una visione politica unilaterale, finalizzata a tutelare le classi meno abbienti, possano esistere due realtà distinte in conflitto tra loro? La forza di un partito sta nella compattezza di intenti e di azione politica. Nel momento in cui al suo interno nascono “guerre”, come può quel partito diviso tutelare gli interessi di chi vi pone le proprie speranze di riscatto sociale votandolo? Soprattutto come può quel partito governato da chi ha una visone politica di “destra” -esistendo una minoranza di “sinistra” deve per forza di cose esistere una maggioranza di “destra” - tutelare quelle fasce deboli il cui scopo era quello per cui fu fondato il PCI?È vero, i tempi sono cambiati. Ma non lo sono le distinzioni sociali. Anzi, rispetto all'epoca del PCI di Gramsci, e successivamente a quella alla cui guida del partito c'erano prima Togliatti e poi  Berlinguer, oggi va scomparendo quello che si chiamava ceto medio mentre è in aumento quello povero, passando dalla vecchia triade sociale - borghesia, ceto medio, ceto debole – alla dualità  borghesia e ceto povero.Come può un partito che dovrebbe tutelare le fasce deboli tutelarle per davvero se è governato da una maggioranza definita di “destra” per via di una visione politicamente lontana da quella delle origini celebrate nel recente film di Valter Veltroni QUANDO C'ERA BERLINGUER?Sentire parlare di “sinistra del PD” mette i brividi perché tacitamente afferma l'esistenza di una maggioranza nel partito con una visione politica tipicamente di “destra”.Ciò significherebbe mancanza di tutela per le classi più deboli a favore di quelle economicamente più “forti”!Ciò significherebbe fine della democrazia!Ma soprattutto ciò significherebbe fine della sinistra italiana!