LA VOCE DI KAYFA

DE LUCA DESTA DAL LETARGO LA COMMISSIONE ANTIMAFIA


La rabbiosa reazione di Renzi e dei renziani nei confronti del Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi per aver inserito nella lista degli impresentabile alle amministrative di domani anche Vincenzo De Luca, candidato del PD a governatore della Campania , insinuando che la scelta sarebbe una  rivalsa della Bindi contro il proprio Segretario/Premier con il quale, è arcinoto,  non è mai corso buon sangue, è un’offesa all’istituzione che la Commissione rappresenta e un’offesa all’intelligenza di quei tanti milioni di italiani che non sostengono il PD né le scelte di Renzi.Che la preferenza per De Luca fosse rischiosa lo si sapeva ancor prima che venisse ufficializzata la candidatura dell’ex sindaco di Salerno.De Luca ha una condanna in primo grado per abuso d‘ufficio che lo pone seriamente a rischio di decadenza se venisse eletto in quanto  la Legge Severino, approvata all’epoca anche dal PD per combattere il malaffare nella pubblica amministrazione, prevede la decadenza immediata degli amministratori  locali condannati  in primo grado anziché il terzo grado di giudizio come accade per quanti ricoprono ruoli politici e istituzionali a livello nazionale come fu per la decadenza di Berlusconi da senatore non appena fu emessa la sentenza definitiva del processo Mediaset che condannò il leader del centro destra a 4 anni di carcere per frode fiscale.Ora che la Commissione Antimafia ha inserito nella lista dei candidati in odore di mafia anche quello di De Luca le cose si complicano non poco per Renzi.Cercare di sminuire il pericolo di una trombatura di De Luca, che se avvenisse rappresenterebbe una clamorosa sconfitta per se stesso,  dimostrandosi indignato verso chi non ha fatto altro che il proprio dovere,  agitando i fantasmi di una congiura di palazzo è troppo perfino per molti attivisti e elettori del PD i quali, prima ancora la commissione si pronunciasse, già digerivano con difficoltà la candidatura di De Luca pur convenendo che era un nome vincente.Che Renzi non ami perdere né che lo si contraddica, come del resto qualunque leader, è legittimo. Ma che, pur di evitare la sconfitta, infanghi la Commissione Antimafia e il suo Presidente ipotizzando che l’istituzione preposta a prevenire e combattere la mafia possa prestarsi a dirimere beghe interne di partito, è di uno squallore inferiore solo al voto compatto con cui l’allora maggioranza di centrodestra sostenne che davvero Berlusconi riteneva che Rubi rubacuori, assidua frequentatrice delle sue feste eleganti, fosse la nipote di Mubarak.Presumendo che la Commissione abbia motivato con una relazione ben articolata e documentata le proprie indicazioni, sorge naturale domandarsi però perché, solo in prossimità delle elezioni, sia maturata la decisione di verificare la purezza dei candidati.Possibile che i 16 impresentabili siano diventati tali improvvisamente nel giro di pochi giorni?Renzi e i renziani sbagliano a criticare la scelta della Commissione Antimafia in quanto alimentano un pericoloso conflitto istituzionale che potrebbe innescare conseguenze imprevedibili per un paese in cui la mafia è tutt’altro che sconfitta. Ma sarebbe anche il caso che la Commissione rendesse pubblico da quanto tempo gli impresentabili sarebbero potenzialmente tali in modo che l’opinione pubblica, analizzandone  l’operato nell’arco di tempo indicato, possa risalire a eventuali loro azioni a favore della criminalità organizzata.Non si diventa improvvisamente impresentabili dopo aver ricoperto fino a “ieri” svariati ruoli istituzionali senza che nessuno avanzasse qualche dubbio sulla dignità della persona!Fino a “ieri” la Commissione dormiva?