LA VOCE DI KAYFA

COME CON PRODI SU AZZOLINI IL PD SI SPACCA


Nella vita il senno del poi serve a ben poco se non a confondere ulteriormente le idee per cui sarebbe meglio tacere. E probabilmente bene avrebbe il vicesegretario del PD Deborah Serracchiani a non esternare il proprio pensiero sul come le sarebbe piaciuto si fossero comportati i senatori del PD al momento di votare Sì o No per l'arresto del senatore Antonio Azzolini di NCD ex Presidente della Commissione bilancio, coinvolto nel fallimento della casa di cura Divina Provvidenza, dopo che la giunta per le immunità, con l'avallo dei componenti del PD, lette le carte, si era espressa per l'arresto non ritenendo che vi fosse nei confronti di Azzolini fumus persecutionis.Senza mezzi termini, commentando il voto, la Serracchiani ha testualmente dichiarato, “Credo che abbiamo commesso un errore, se non nel merito almeno nel metodo: la decisione della giunta si rispetta. Se fossi stato un senatore avrei votato sì”.Parole in conflitto con quelle di altri importanti esponenti del partito, come ad esempio quelle dell'altro vicesegretario del PD Lorenzo Guerini per il quale i senatori del PD hanno votato no in quanto non avevano riscontrato elementi a sostegno dell'arresto.Questo inutile scambio di pareri dissonanti all'interno dello stesso partito a giochi ormai fatti, serve unicamente a mettere una volta di più in risalto, contrariamente a quel che Renzi e i suoi vogliano far credere, quanto poco coesa sia l'anima del PD.Se la Serracchiani ci teneva davvero a far conoscere il proprio parere sulla vicenda Azzolini e dare un'indicazione di voto ai senatori del suo partito, bastava che interveniva subito dopo le parole del Senatore Zanda il quale aveva sostenuto che i senatori del PD avrebbero votato secondo coscienza, lasciando a ognuno libertà di scelta sotto la tutela del voto segreto.Ora bisognerebbe capire se la Serracchiani ha espresso un'opinione personale o se il suo sia un risentimento a una votazione dagli esisti contrapposti rispetto a quelli attesi che richiama alla memoria la trombatura di Prodi al quirinale (dopo che la sera prima del voto tutti i parlamentari del PD avevano acclamato all'annuncio del Segretario Bersani che Prodi sarebbe stato il candidato del PD al quirinale, ma l'indomani, durante la votazione, più di 100 non sostennero quella linea bocciando Prodi e di conseguenza la segreteria di Bersani).Da più parti si vocifera di una telefonata tra Renzi e Alfano alcuni giorni prima del voto, alimentando lo spettro di un presunto out out da parte del leader di NCD nonché Ministro degli interni al Premier in stile “se il PD vota a favore dell'arresto, NCD lascia la maggioranza e il governo va a rotoli”.Supposizioni che trovano il tempo che trovano. Tuttavia i pareri discordi all'interno del PD sull'esito del voto gettano ulteriori ombre su una vicenda che nell'animo dei cittadini alimenta una volta di più la convinzione di quanto la classe politica non si faccia scrupoli di salvare un proprio rappresentante al di là della presunzione di innocenza dogma di ogni garantista, anche di quelli all'acqua di rosa!