LA VOCE DI KAYFA

NOGARIN-PIZZAROTTI, LA COERENZA AL DI LA' DELLE RAGIONI


Premesso che un avviso di garanzia non è una condanna bensì uno strumento di informazione giudiziaria a tutela dell'indagato affinché possa approntare la propria difesa. È altresì vero che laddove è in corso un'inchiesta non esiste solo la presunzione di innocenza ma anche quella di colpevolezza. L'una o l'altra verranno acclarate solo se, a termine dell'inchiesta preliminare, l'indagato venisse rinviato a giudizio e i giudici lo ritenessero colpevole oppure sopravvenisse l'archiviazione.Questo preliminare, per quanto banale, è necessario per entrare nel merito dell'argomento. Ovvero se i sindaci M5S di Livorno e Parma Nogarin e Pizzarotti entrambi indagati – il primo per bancarotta fraudolenta, abuso di ufficio e falso in bilancio; l'altro per abuso di ufficio – devono oppure no dimettersi dall'incarico.Se è vero che le inchieste di Livorno e Parma sono atti dovuti della magistratura in quanto conseguenza naturale a denunce – a Livorno fu lo stesso Nogarin, appena eletto sindaco, a denunciare le anomalie nella gestione rifiuti della precedente amministrazione; a Parma a denunciare Pizzarotti fu un consigliere dell'opposizione Pd (sic!) - mentre nel caso del sindaco Pd di Lodi Uggetti arrestato per turbativa d'asta - in un'intercettazione telefonica invitava il presunto complice a cancellare dal pc i file che li avrebbero potuti incastrare – è evidente la responsabilità dell'indagato; è altresì vero che per una questione di coerenza con i principi del M5S che vogliono i rappresentanti delle istituzioni scevri da “macchie”, i due sindaci pentastellati dovrebbero quanto meno auto-sospendersi dall'incarico fino a che non verrà chiarita la propria posizione in merito.Restando al proprio posto Nogarin e Pizzarotti non fanno altro che alimentare la grancassa renziana che, pur di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dai propri guai giudiziari, tende a mettere in evidenza quelli presunti del M5S; evidenziandone la disparità di comportamenti: lascia al loro posto i propri rappresentanti indagati ma chiede le dimissioni degli indagati degli altri partiti.La coerenza e il buonsenso imporrebbero al M5S di chiedere a Nogarin e Pizzarotti un passo indietro. Solo in questo modo si stamperebbero le polemiche. E soprattutto si lancerebbe un segnale forte all'opinione pubblica, dimostrando che la morale di legalità di cui da sempre il movimento si fa paladino vale per tutti.In un paese come il nostro reduce da tangentopoli in cui l'avviso di garanzia, da semplice strumento a tutela dell'indagato, si trasformò in condanna a prescindere, è difficile, se non addirittura impossibile, spiegare alla gente che un indagato non è un colpevole.Chi come il M5S ha strutturato la propria natura politica partendo dal giusto presupposto che chi fa politica deve essere scevro da ombre, non può esimersi dal prendere atto che un'indagine, per quanto sia un atto dovuto, contempla in sé sia la colpevolezza che l'estraneità dell'indagato.Di conseguenza, nell'attesa che il dubbio si chiarisca, in conformità con i propri principi etici, sarebbe il caso che Nogarin e Pizzarotti deleghino l'incarico ai propri vice.Non facendolo non fanno altro che sostenere il gioco di chi punta il dito contro il M5S accusandolo di essere giustizialista nei confronti di tutti gli altri partiti ma garantista con se stesso.In un paese come il nostro che è agli ultimi posti per libertà di informazione; dove i maggiori media sono filo-governativi e la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica si informa mediante loro, dare l'impressione di adottare come metodo di giudizio “due pesi due misure”, significa votarsi praticamente al suicidio politico in quanto chi informa darà sempre e solo ampio risalto alle apparenti contraddizioni di chi è avversario della maggioranza, tacendo sul merito che le ha generate!