LA VOCE DI KAYFA

RENZI E QUELL'AMARO SAPORE DI 5 STELLE


In 20 comuni dove era al ballottaggio per la poltrona di sindaco, il M5S ha vinto in 19 sfiorando un clamoroso “cappotto”.Ovviamente le vittorie M5S che fanno maggiore clamore sono quelle di Roma e Torino dove Virginia Raggi e Chiara Appendino hanno rispettivamente sconfitto i candidati del PD Roberto Giachetti e Piero Fassino. Quest'ultimo sindaco uscente del capoluogo piemontese, alla vigilia delle amministrative dato per probabile vincitore evitando il ballottaggio.Dopo la scoppola del primo turno, il segretario del Pd nonché Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a chi gli chiedeva se il risultato delle amministrative avrebbe avuto valenza nazionale, negava questa eventualità.Tuttavia consentiva che il Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi si spendesse nella campagna elettorale per Giachetti trasformandosi in centralinista e chiamando al telefono i romani per convincerli a votare per il candidato del PD.Una mossa alquanto colorata da cui però traspare quanto ci tenesse Renzi a non perdere a Roma; o quanto meno a limitare i danni cosa che invece non è avvenuta: in termini di preferenze la Raggi ha letteralmente doppiato Giachetti, 62,50% a 32,50%.Ma la vera sorpresa per il M5S, in negativo per il PD, è l'inattesa vittoria della Appendino a Torino che, dopo aver ottenuto al primo turno il 30,92% di preferenze rispetto al 41,83% del sindaco uscente Piero Fassino, ieri al ballottaggio si è imposta con il 54,66% di preferenze davanti al candidato del Pd che ha raccolto il 45,44%.Considerando il risultato complessivo del M5S a queste amministrative - ribadiamo, vincente in 19 su 20 comuni in cui era al ballottaggio - è evidente che gli spauracchi paventati da Renzi e i suoi sui rischi gestionali della res pubblica che sarebbero sorti laddove avrebbero vinto i candidati del M5S non hanno fatto presa sugli elettori.È questo, a mio avviso il dato più significativo che viene fuori da queste amministrtive: gli elettori non solo hanno punito il PD, molto probabilmente perché da tempo non lo riconoscono più in un partito di centrosinistra, erede del PCI di Togliatti e Berlinguer; ma per come si sono espressi nelle urne, hanno dimostrato di non credere affatto agli allarmismi e alle promesse di Renzi, né di cedere ai presunti ricatti del governo, “se vince tizio anziché caio il governo non stanzierà i finanziamenti”.Queste elezioni sono l'ulteriore conferma che la luna di miele tra Renzi e una parte del paese è ormai finita.Il referendum costituzionale di ottobre potrebbe davvero risolversi nel canto del cigno per Renzi e il suo esecutivo!