LA VOCE DI KAYFA

RENZI CONTRO TUTTI PUO' FAR VINCERE IL SI'


Man mano che ci avviciniamo al fatidico 4 dicembre, giorno in cui si voterà il referendum per l'approvazione della riforma costituzionale Boschi, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi appare sempre più spesso in televisione confrontandosi, senza esclusione di colpi, con i sostenitori del No.Tali “scontri” ebbero inizio circa tre settimane fa su LA Sette a Otto E Mezzo nel faccia a faccia con il giornalista Marco Travaglio; per poi proseguire, sempre su La Sette, la settimana successiva nel confronto con l'ex Presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky.Ieri sera su RAI 3 il Premier ha inscenato una vera e propria prova di forza partecipando a Politics in un faccia a faccia con ben tre giornalisti non certo filo renziani quali Bianca Berlinguer ex direttore del TG3, Stefano Feltri de Il Fatto Quotidiano e Claudio Cerasa direttore de Il Foglio.A un certo punto tra Renzi e la Berlinguer, secondo voci di corridoio sostituita dalla direzione del TG3 perché faceva un telegiornale troppo poco filo-governativo, c'è stato un vero e proprio battibecco a conferma di quanto fossero tesi gli animi in studio.Non essendo noi italiani avvezzi a scontri del genere, ma abituati a programmi edulcorati a monte da una scaletta pre-concordata con lo staff del Premier o del politico di turno, finanche nella scelta dei giornalisti da invitare in studio, garantita da un mediatore molto morbido pronto a gettare acqua sul fuoco casomai i toni dello scontro si facessero improvvisamente accesi mettendo in difficoltà l'illustre ospite, ecco che questo andare allo sbaraglio di Renzi per propagandare il NO, piaccia o meno, lo sta riabilitando agli occhi di molti, facendogli guadagnare credibilità soprattutto nei confronti di quell'elettorato ancora indeciso se votare Sì o No.Si ha la sensazione che questa strategia mediatica dell'uno contro tutti sarebbe finalizzata a solleticare le corde emotive dell'opinione pubblica a favore di Renzi e quindi del Sì.In pratica attraverso questi incontri-scontri si tenderebbe a sfruttare quella “legge della psicologica” per cui chiunque si mostrasse pubblicamente coraggioso, seppure fosse un criminale della peggiore specie, difendendo con i denti fino alla morte le proprie convinzioni, soprattutto contro uno o più avversari agguerriti, alla fine sortirebbe ammirazione e rispetto nella gente tanto da accreditarsene le simpatie perché “se avesse torto o stesse mentendo, non c'avrebbe messo la faccia!”Questo spiegherebbe anche perché inizialmente Renzi abbia personalizzato il voto sostenendo che se avessero vinto i No si sarebbe dimesso.Sorge il dubbio che tale personalizzazione non sia stata affatto un errore di presunzione cui ora il Premier starebbe cercando di rimediare affrontando il nemico in prima linea per riparare al danno fatto.Sorge invece il dubbio che personalizzare il voto sia stata una mossa studiata a tavolino con quella volpe di Jim Messina, lo spin doctor che sta curando la campagna del Sì, per stanare il nemico e portarlo davanti alle telecamere al fine di mostrare all'intera nazione il coraggio di Renzi, sortendo il rispetto che in ogni guerra suscita nel nemico chi combatte lealmente e spavaldamente con spregio della propria vita!