LA VOCE DI KAYFA

DISASTRO PD, VEDI NAPOLI E POI MUORI


Ci voleva il disfacimento del Pd operato da Renzi perché le prime pagine dei giornali e dei telegiornali spostassero finalmente l'attenzione dal Campidoglio, dove per mesi hanno concentrato gli sguardi raccontando in ogni minimo dettaglio, spesso esagerando o inventando, le imbarazzanti gesta della sindaca Raggi e della giunta M5S.La direzione del Pd di ieri ha sancito le ormai certe dimissioni di Renzi da Segretario per sabato prossimo, giorno in cui verrà anche decisa la data del congresso per eleggere il nuovo leader del primo partito del centrosinistra italiano.A giocarsi la leadership dovrebbero essere in tre: Renzi, Emiliano, Speranza e Orlando. Quest'ultimo conterebbe sull'appoggio di una parte della ex nomenclatura comunista targata Napolitano-D'Alema-Bersani.Nell'attesa di conoscere quale sarà il nuovo segretario del PD e se, come sembra, ci fosse scissione all'interno del partito, è alquanto strano che nella direzione di ieri di tutto si sia parlato tranne del disastro del Pd di Napoli dove l'inchiesta sulle firme false di nove candidati inseriti a loro insaputa, inclusa una disabile, nella lista Napoli Vale che sosteneva la candidatura di Valeria Valente a sindaco di Napoli alle ultime amministrative, sta mettendo ulteriormente nei guai il Pd partenopeo, e di riflesso tutto il partito.È vero, i panni sporchi si lavano in famiglia. Quindi tacere su una vicenda che definire imbarazzante è un eufemismo è d'obbligo per un partito che tanti strali ha lanciato e sta lanciando nei confronti del M5S per come sta amministrando Roma e per le vicende private della Sindaca Raggi.Ma se con la memoria tornassimo indietro di qualche mese, ripercorrendo il cammino che portò alla candidatura della Valente a scapito di Antonio Bassolino, non possiamo dimenticare lo scandalo, documentato dalle telecamere di fanpage, di rappresentanti del Pd ripresi a distribuire soldi all'ingresso dei seggi in cambio del voto alla Valente.In virtù di quei filmato, giustamente Antonio Bassolino fece ricorso, confidando nella giustizia del partito.Purtroppo per lui, nonostante le prove, visive e audio, del misfatto compiuto a suo danno fossero inconfutabili, non solo la direzione convalidò il voto che premiava la Valente di fede renziana; ma non prese nemmeno alcun provvedimento nei confronti dei responsabili.Senza ricorrere al famoso astag #enricostaisereno lanciato su twitter da Renzi dallo studio de Le Invasioni Barbariche per rassicurare l'allora Premier Enrico Letta che mai ne avrebbe preso il posto a Palazzo Chigi senza prima passare dal voto - per poi farlo cadere una settimana dopo levandogli la fiducia durante la direzione del partito - la pessima gestione dello scandalo primarie napoletane la dice lunga su come Renzi intendesse personalizzare il partito tanto da non farsi scrupoli di difendere l'indifendibile pur di non “toccare” una propria sostenitrice.Non c'è da stupirsi se oggi Renzi e il Pd sono alle corde: gli eventi napoletani sono la sintesi di una gestione del tutto inadeguata del partito da parte del Segretario.La sempre più probabile scissione non sarebbe che la naturale conseguenza di un'omogeneità che da tempo non esiste più.