LA VOCE DI KAYFA

ITALIA IL PAESE DEI CROLLI


Penso che non sia onesto parlare di fatalità a proposito del crollo del ponte sulla A14 che ieri ha ucciso due persone schiacciandole nella propria auto. Non sarebbe onesto in quanto, essendo un ponte una struttura “artificiale” figlia del genio umano, se è crollato è perché qualcosa non ha funzionato all'atto in cui, in fase di manutenzione, gli operai ne stavano sollevando la campata con dei martinetti.Come in molti sostengono certi lavori dovrebbero contemplare il blocco del traffico per evitare spiacevoli imprevisti. Per cui, se si stava operando lasciando libera la viabilità, è ipotizzabile che sia una prassi consolidata quella di effettuare simili lavori senza bloccare il flusso dei mezzi sulla strada sottostante.Del resto, quando a ottobre un incidente simile si verificò in provincia di Lecco, il crollo del ponte sotto cui morì un automobilista, anch'egli schiacciato nella propria auto e altri tre rimasero feriti, avvenne dopo che nell'arco della giornata c'erano state svariate segnalazioni alle autorità che la struttura dava evidenti segni di cedimento. Nonostante ciò, per un rimpallo di responsabilità tra provincia e Anas, dalle segnalazioni alla decisione di chiudere la strada trascorsero diverse ore. E, quando quello che presumibilmente sarebbe stato l'ultimo tir a passare sopra il ponte prima della chiusura, la struttura cedette con conseguenze tragiche.Anche in quel caso non si può parlare di fatalità bensì di tempo perso per motivi burocratici.Poiché oltre ai casi sopraccitati, ci sono, purtroppo, altri esempi di viadotti e ponti autostradali crollati – il cedimento nell'aprile 2015 di un pilone del viadotto autostradale Palermo-Catania; sempre nel 2015 il cedimento della quinta campata del Viadotto Italia a Cosenza dove perse la vita un operaio – forte è il dubbio che l'incidente di ieri possa attribuirsi a una tragica fatalità e nulla più.Il vocabolario on line Treccani al termine “fatalità” dà questa definizione: 1. L’essere fatale: f. di un avvenimento; la f. dei grandi eventi storici. 2. Più spesso, fato avverso, destino contrario: è la f. che ci perseguita; per estens., soprattutto in frasi esclamative o incidentali, sfortuna, disdetta, contrattempo e sim.: è una f.!; per non so quale f.; con senso più concr., avvenimento funesto, di gravi conseguenze: il crollo del ponte è stato una tragica fatalità.Dunque parlare di fatalità per il disastro di ieri è come affermassimo che tragicamente segnato fosse il destino delle vittime. Riducendo le responsabilità umane.Ma se volessimo parlare di fatalità, dovremmo considerare l'operato umano come strumento del destino per potersi realizzare. Per cui è evidente che trincerarsi dietro il vocabolo fatalità, sarebbe solo un mezzo per scaricarsi dalle colpe.Un ultima considerazione: non c'è governo che non rispolveri dal cassetto il progetto del ponte sullo stretto. Poiché in questo paese si costruiscono le case con la sabbia che si frantumano al primo terremoto di media intensità; si rafforzano gli argini dei fiumi con il polistirolo; i viadotti autostradali crollano sulla testa degli automobilisti; in molte scuole i soffitti si staccano cadendo sulla testa degli alunni; su alcune tratte ferroviarie i treni viaggiano ancora su un unico binario e le comunicazioni tra le stazioni avvengono via telefono tanto che a volte un guasto alla linea telefonica può essere causa di un disastro ferroviario, l'idea del ponte sullo stretto terrorizza al solo pensiero!