LA VOCE DI KAYFA

GABRIELE DEL GRANDE E LE IPOCRISIE DELLA POLITICA


Neppure al cospetto di una vicenda complessa come quella di Gabriele Del Grande, il reporter italiano da quasi due settimane bloccato in Turchia dalla polizia perché, secondo fonti ufficiali, sprovvisto dei visti per intervistare i profughi siriani per poi scrivere un libro su di loro, la politica italiana non perde occasione di dimostrarsi incoerente con se stessa, se non addirittura ipocrita.Mentre Del Grande è tenuto fermo in Turchia senza possibilità di comunicare con l'esterno né di essere visitato dal console italiano e da un avvocato a tutela dei propri diritti, in Italia monta il caso Report - la trasmissione di inchieste giornalistiche di Rai Tre sotto il tiro della politica, in particolare del Pd, da quando due settimane fa ha trasmesso un'inchiesta sui presunti legami tra l'imprenditore Pessina e il salvataggio del quotidiano l'Unità – l'imprenditore avrebbe acquistato il quotidiano fondato da Gramsci in cambio di commesse all'estero, precisamente in Kazakistan, avallate dal governo Renzi; e lunedì sera un servizio sui presunti danni prodotti dal vaccino contro il Papilloma virus, tanto che da più parti, soprattutto in ambienti targati Pd si auspicherebbe la sospensione del programma.Molti di coloro che vorrebbero tacitare la trasmissione, si indignano per la detenzione del reporter italiano, invocandone la liberazione ritenendo la libertà d'informazione emblema di ogni democrazia che si rispetti.Tale paradossale situazione ricorda la famosa marcia a Parigi, all'indomani della strage al settimanale satirico Charlie Hebdo, di capi di stato e di governo di tutto il mondo in difesa della libertà di espressione. Fa niente se in alcuni di quegli stessi paesi i cui governanti sfilavano in bella mostra a Parigi, la libertà di stampa e internet fossero controllati dal governo o del tutto soppressi e molti giornalisti e blogger marciscano nelle patrie galere, o addirittura spariscano nel nulla.Ascoltare politici italiani di diverso colore invocare in maniera trasversale la liberazione di Del Grande in nome della libertà di stampa e poi pensare che molti di loro vorrebbero porre sotto controllo la rete, impedire la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche e altre “oscenità” simili per stoppare la diffusione di notizie che potrebbero ledere alla propria immagine e a quella del partito che rappresentano è un paradosso che non sfugge a tutti quei cittadini che si informano e seguono le italiche vicende.Che le autorità italiane si adoperino presso quelle turche con ogni mezzo, e attraverso ogni canale, perché Del Grande torni presto libero è sacrosanto.Dissacrante è che molti di quei politici che rivestono ruoli istituzionali e, in nome della libertà di stampa, invocano la liberazione di del giornalista italiano, nelle vicende interne non si fanno scrupoli a minacciare la censura dei giornali, del web e di qualunque altro media pur di evitare la diffusione di notizie “fastidiose”. Almeno per loro!