LA VOCE DI KAYFA

IN CAMPAGNA ELETTORALE I POLITICI DIVERTONO PIU' DEI COMICI


 A poco più di un mese dalle elezioni, la campagna elettorale è entrata nel vivo. Promesse trite e ritrite da almeno vent'anni ci vengono propinate per l'ennesima volta in maniera nauseante dai vari partiti e schieramenti politici nella speranza, se non addirittura nella certezza, di fare in questo modo breccia nelle nostre preferenze elettorali. Nessuno escluso dei politici che dai vari studi televisivi, teatri o cinema in cui si alternano per diffondere il proprio verbo salvifico alla nazione - ovviamente "salvifico" inteso in chiave politica - si preoccupa minimamente se chi li ascolta non lo faccia semplicemente perché, nel caso guardi la televisione, resta sintonizzato sul canale che li trasmette perché su altri non c'è nulla di meglio e allora preferisce divertirsi ascoltando le loro favole o assistere alle loro liti; o se, nel caso il politico si esibisca in un cinema o teatro, il pubblico che riempie la sala non stia lì semplicemente perché deve starci essendo stato precettato in quanto composto da iscritti al partito. E dunque gli applausi in sala che ne acclameranno l'intervento avranno lo scipito sapore di quelli di una qualsiasi claque che applaude a comando.Nessuno o quasi dei nostri politici ha più il coraggio di recarsi in mezzo alla gente - nei mercatini rionali, nelle piazze o in qualsiasi altro luogo pubblico all'aperto - per percepirne gli umori, ascoltare dalla viva voce quali sono le reali esigenze del popolo. La sensazione è che ormai una buona parte dei nostri politici tema il confronto diretto con la gente come se in cuor loro sapessero di essere in forte debito verso i cittadini avendo, una volta assurti alle stanze del potere, disatteso le promesse fatte in campagna elettorale, e perciò alle piazze e ai luoghi pubblici all'aperto cui tutti possono accedere, preferiscono trincerarsi in uno studio televisivo o in luoghi chiusi dove l'accesso è ristretto ai soli militanti.Forte è la sensazione che nemmeno per un istante i nostri politici non si pongono il dubbio se, talmente assuefatti alle loro promesse da marinai, la stragrande maggioranza di cittadini non abbia già deciso chi votare o addirittura se recarsi o no a votare.Gli ascolti di successo di un talk show non sono affatto garanzia di successo per il politico di turno che vi partecipava. Così come i risultati dei sondaggi non sono affatto dogmatici. Spesso infatti gli interpellati rispondono in maniera opposta a quelle che invece sono le reali intenzioni, divertendosi al momento del voto a sparigliare i giochi che sembravano già fatti.Se mai come oggi la classe politica è invisa ai cittadini un motivo ci sarà pure.Ascoltare un politico pregiudicato per frode fiscale affermare che, se andrà al governo, si batterà per combattere l'evasione fiscale incrementando le pene per chi evade le tasse è più divertente di una barzelletta.Così come è spassoso ascoltare chi inserì il canone RAI nella bollette dell'ENEL affinché lo pagassero tutti, dichiarare che se vincerà le elezioni lo abolirà; o scoprire che chi si batteva perché il Senato fosse soppresso si candiderà in quello stesso ramo del Parlamento.Per non parlare di chi si candida in un collegio lontanto centinaia di chilometri dalla propria zona di residenza perché se si candidasse laddove dimora rischierebbe di non essere eletto in quanto mal visto dai propri cittadini per problemi legati al salvataggio di una banca locale, di cui il papà era vicepresidente, che ha mandato in frantumi i risparmi di migliaia di correntisti della propria città.C'è poco da dire, contrariamente a quanto sembrerebbe, Beppe Grillo non sarebbe l'unico comico che si aggira nella politica italiana.Quel che è grave è che sempre più spesso i dilettanti fanno ridere più del professionista!