LA VOCE DI KAYFA

LOTTA AL CAPORALATO, UNA DELLE TANTE IPOCRISIE ITALIANE


 
All'indomani dei due tragici incidenti nel foggiano, avvenuti a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro, in cui hanno perso complessivamente la vita 16 braccianti di colore - 4 nel primo12 nel secondo - che stavano rientrando dai campi dove avevano raccolto pomodori, un'indignazione corale e trasversale si è levata dal mondo della politica per condannare il caporalato - reclutamento della manodopera a basso costo - come se la scoperta del fenomeno fosse conseguenza di quei tragici incidenti anziché un'annosa triste realtà italiana, soprattutto al sud.Come dimostrano le svariate inchieste giornalistiche che si sono interessate al caporalatonel corso degli anni, e gli interventi legislativi tesi a facilitare l'individuazione del reato di caporalato con un inasprimento delle pene, nel nostro paese il caporalato è tuttora una realtà radicata sul territorio, da nord a sud, e non riguarda solo gli immigrati, regolari o clandestini, ma anche gli italiani, in particolare le donne.Essendo l'esistenza del fenomeno nota a tutti, ha sorpreso l'atteggiamento di stupore con cui alcuni ambienti della politica, della cultura e del giornalismo hanno affrontato l'argomento, dando l'impressione di esserne all'oscuro o di ignorarne le reali dimensioni.Da più parti si sono levate voci di condanna contro il caporalato, chiedendo un intervento forte dello Stato per contrastare il fenomeno.A riguardo non possiamo non ricordare i dissesti idrogeologici che puntualmente avvengono ogni anno nel nostro paese, quasi sempre in zone già precedentemente interessate da simili eventi - Genova docet -,  a causa della mancata prevenzione, come se il pregresso non avesse insegnato nulla a chi amministra la res pubblica.Ogni anno, non appena si scatenano i primi temporali, in Italia siamo costretti a registrare frane, smottamenti, esondazioni di fiumi e ruscelli con i loro triste strascico di distruzione e morte, la cui a causa è quasi sempre da attribuirsi all'incuria umana, non certo alla furia della natura: se costruisco una palazzina sul greto di un fiume, malgrado la legge me lo impedisca, e poi l'esondazione del fiume la distrugge, la colpa non è solo mia che ho costruito laddove era vietato ma, dato che una palazzina non si edifica in una sola notte, anche di chi doveva tutelare affinché la legge fosse rispettata e invece ha probabilmente volto lo sguardo altrove; oppure se un fiume esonda,  creando allegamenti, perché ha il greto ostruito da detriti e altro, la colpa non è certo della natura ma di chi avrebbe dovuto preventivamente dragare l'alveo per favorire lo scorrere dell'acqua in momenti di piena, evitando in quel modo l'inondazione.Sabato 11 agosto Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un'intervista a un caporale di colore il quale, mentre risponde alle domande del cronista, riceve una telefonata che lo allarma. Ecco le sue parole: "C'è un controllo qui vicino. Ormai è così tutti i giorni: ispettorato, carabinieri, tutti ora si sono svegliati".Le leggi contro il caporalato, e non solo, ci sono, basterebbe che chi è preposto le applicasse e le faccesse rispettare.Ma prima, non dopo che ci è scappato il morto!