LA VOCE DI KAYFA

MAGIA D'EGITTO


                       Ieri sera, mentre ero affacciato al balcone di casa ad ammirare le luci delle lampare riflettersi sul mare, ascoltando in lontananza l’eco delle voci dei pescatori dissolversi nella notte, non so perché, improvvisamente ho levato gli occhi al cielo bucato dalle stelle. Osservando il ricamo di puntini luminosi tramare nelle tenebre tratteggi di sogno, ho chiuso gli occhi ritornando indietro nel tempo, all’epoca in cui trascorsi una breve vacanza in Egitto, visitando i siti archeologici più famosi di quella che fu la culla della civiltà.Di quella vacanza ho ricordi meravigliosi: le sponde verdeggiati del Nilo, brulicanti di vita e la sterminata, desolata spianata del deserto che vi si distende a ridosso per centinaia, migliaia di chilometri; i ragazzini nudi che si tuffano nelle acque putride del fiume mentre, poco più in là, le donne inginocchiate sulla riva lavano i panni nella storia, strofinandoli sul terriccio e la pietra; gli uomini dai visi scuri e dal sorriso ingiallito, vestiti nelle monocromatiche galapie, che parlano tra loro fumando i narghilè, l’acqua ribollente nel vetro ad ogni aspirata; i visi scuri più della notte senza luna dei nubiani, il popolo del sud, il cui contrasto col bianco delle pupille degli occhi li rende particolarmente misteriosi; i volti olivastri delle donne di Assuan, esaltati magistralmente da marcati tocchi di ombretto viola sulle palpebre e tratteggi di rossetto fuxia sulle labbra, quanto mai desiderabili malgrado gli ampi, ondeggianti fianchi si agitino vistosamente sotto le gonne di quelle veneri steatipige; le voci dei muezzin si diffondono dai minareti attraverso gli altoparlanti, invocando la grandezza di Allah.Non appenna le ascoltano, ovunque fossero, gli uomini si genuflettono al suolo in direzione della Mecca per riverire il profeta, riecheggiando la preghiera disciolta nel vento; i bambini festanti che fanno capannello intorno ai turisti, offrendosi per una foto insieme in cambio di caramelle, penne o qualche spicciolo; la maestosità dei millenari monumenti, tacita affermazione della grandezza di una imponente civiltà sepolta tra le dune del tempo e della memoria che, a distanza di secoli, racchiude  tanti impenetrabili segreti e molto ha da insegnare a noi uomini moderni con la sua scrittura fatta di segni e disegni; i suoni, le voci, i colori, i profumi di spezie dei mercati allestiti nella vie e nelle piazze delle città; le donne che cuociono il pane su pietre rese incandescenti dal fuoco, ai margini delle vie, da vendere ai passanti; i venditori che recano sulle spalle taniche d’alluminio colme d’acqua da versare in un bicchiere poco igienico attraverso il rudimentale rubinetto posto all’estremità inferiore del contenitore; nel centro di in un villaggio, la donna col bimbo in grembo nel marsupio agita ininterrottamente la budella di vacca, metà piena di latte, appesa a un ramo fungente da trespolo, per ricavarne lo yogurt; l'arsura che si leva dalla sabbia della valle dei re quando visitiamo le tombe dei faraoni; gli ambulanti che cercano di rifilare ai turisti falsi papiri fatti con foglie di banano e cocco; la magia della piana di Giza con le piramidi e la sfinge che fissa in lontananza, riflesso in terra di un cielo che fu, incancellabile impronta della presenza degli dei sulla terra; le feluche che scivolano quietamente sul Nilo spinte da un invisibile vento che ne scuote le pesanti vele di tela; le fabbriche di alabastro, dove per pochi soldi acquisti degli autentici capolavori d'artigianato; gli uomini affacciati alle ringhiere del porto che palesemente si masturbano sotto le vesti, fissando con bramosia le turiste in costume prendere il sole sulle terrazze delle navi da crociera ancorate alla banchina sottostante; i reperti antichi che arricchiscono le sale del museo del Cairo, tra cui spiccano i tesori archeologici del tesoro funerario di Tatankamon, il giovane faraone che riposa eternamente nel suo sarcofago d'oro, il volto protetto da una maschera d'oro multicolore; le vie trafficate della capitale dalle case asimmetriche, dove sui tetti si intravedono capre e galline, mentre poco più in là si erge maestoso un grattacielo ultramoderno; i sapori di un cibo speziato che offende l'intestino di chi non è abituato a quel gusto, complicandone fastidiosamente l'esistenza; l'ammaliante danzatrice del ventre che ridesta i sensi con le sue languide movenze; le carezze e i baci di fuoco di una donna misteriosa, dai tratti regali, sotto un tetto di stelle, mentre il fiume placido, silenzioso scorre nel suo letto verso il delta alessandrino. Apparsa dal nulla nel palmeto dietro me mentre fumavo una sigaretta, passeggiando a piedi nudi a nel fiume, mi viene incontro sorridendomi conturbante. Silenziosa si ferma al mio cospetto: si spoglia, mi spoglia. Al chiarore della luna piena il suo corpo sinuoso traspare di desiderio. Prendendomi le mani tra le sue, mi fa sdraiare insieme a lei sul greto umido e fresco, regalandomi una dolce poesia d'amore; donandomi un inenarrabile piacere che si centuplica quando il suo animo si fonde al mio in un unico, ansimante respiro allorché i sensi si sciolgono in un dolce acuto d'amore che fluisce via nella corrente del fiume per chissà dove. Silenziosa, così com'era apparsa, la donna si riveste, svanendo nuovamente nell’oscurità degli alberi, insieme al fiume e alle stelle, testimoni del nostro amore, lasciandomi per sempre impresso sulle labbra il dolce aroma del suo corpo.  Nel cielo d’oriente le stelle brillano come mai! Affacciato al balcone di casa, col pensiero mi rivolgo alle stelle rilucenti in cielo, l’animo cullato dal ricordo di quell’indimenticabile attimo di poesia egiziana. La brezza rinfresca quest'afosa sera d'estate napoletana.”Dove sei mia misteriosa amante?”                                                                        Fine