LA VOCE DI KAYFA

DONNE CORAGGIO


ANNA POLITSKOSKAYA Si sono svolti ieri a Mosca i funerali della giornalista russa Anna Politkoskaya, assassinata sabato pomeriggio nell’androne del palazzo di casa mentre aspettava l’ascensore. Un killer le ha sparato due colpi alle spalle, ferendola mortalmente al cuore e alla testa, e la giornalista più scomoda della Russia di Putin ha tolto “finalmente” il disturbo. Nata nel 1958, laureatasi in giornalismo all’universatà statale di Mosca, la Politkoskya iniziò a lavorare per il quotidiano Izvestija per poi passare al giornale delle linee aeree Aeroflot. Negli anni ottanta, con l’avvento della perestrojka gorbaciovana, passò alla stampa indipendente che in qual periodo stava prendendo quota, scrivendo prima per la Obshaja Gazeta e poi la Novaya Gazeta, “giornale di proprietà della redazione che da pochi mesi e anche (per il 49%) nelle mani di Gorbaciov e di un imprenditore indipendente”. La Politkoskya era famosa per le sue inchieste sulla guerra cecena, “sulle violazioni dei diritti umani da parte delle truppe federali e sulle atrocità commesse dai guerriglieri”, nonché autrice del libro inchiesta LA RUSSIA DI PUTIN, edito da Adelphi, bestseller internazionale in cui mette a nudo le crudeltà e gli errori politici del Cremlino nella guerra in Cecenia, denunciando la deriva autoritaria del regime di Vladimir Putin. Nel 2001 la giornalista fu costretta a rifugiarsi a Vienna per alcuni mesi dopo aver denunciato i crimini di polizia in Cecenia; nel 2002 entrò nell’atrio del teatro Dubrovka per trattare senza successo con i terroristi ceceni che tenevano in ostaggio migliaia di spettatori; nel 2004 mentre in aereo si dirigeva in Ossezia per cercare di incontrare i terroristi ceceni che avevano sequestrato gli alunni della scuola di Beslan, fu costretta a ricoverarsi in ospedale perché avvelenata da un tè preso in aereo. Pur consapevole d’essere un bersaglio vivente, la Politkoskya ha perseverato fino all’ultimo nella sua battaglia di denuncia contro il regime del Cremlino perché era convinto che fosse quello l’unico modo per evitare che la Russia si ritrovasse a vivere il dramma sanguinario di un’altra guerra civile. Alle 16,30 di sabato due colpi di pistola hanno cancellato per sempre dal mondo il suo coraggio, strappandola ai figli cui resta l'indelibile risordo di aver avuto come madre una DONNA CORAGGIO. Ieri ai suoi funerali era presente tanta gente comune, pochi giornalisti, (in tanti hanno disertato l’appuntamento forse per timore di diventare prossimi bersagli dei mandanti dell’omicidio della giornalista), nessuna autorità ufficiale. Impegnato in visita diplomatica in Germania, rintuzzato dalla Merkel a commentare quanto avvenuto, Putin si è detto addolorato da quest’orrendo crimine, assicurando che tutto sarebbe stato fatto per garantire alla giustizia i mandanti e gli assassini della Politkoskaya!