LA VOCE DI KAYFA

BENEDETTO ETIMO, 2°


Ieri sera, parlando al telefono con la direttrice di Giornale Wolf, la rivista online con cui collaboro, per motivi inerenti l’imminente messa in rete del prossimo numero, essendo lei docente di filosofia e di estetica alla Federico II di Napoli, le parlai del saggio di filosofia di Onfray che sto leggendo. In particolare la misi a conoscenza della derivazione etimologica che l’autore dà della parola desiderio, argomento che ho trattato nel precedente post, certo che sarebbe stata sicuramente in grado di confermare o smentire quanto il filosofo francese sostiene, ossia che la parola desiderio indicherebbe l’allontanamento, di chi desidera, dal cielo verso la terra, derivando la parola da de sidere, lontano dalle stelle… La mia amica, per niente d’accordo con questa spiegazione, iniziò a farmi una bignamica lezione di greco e latino, citando termini quali ablativi, complementi di luogo. Dichiarando che, essendo de appunto un complemento di luogo, l’utilizzo di tale complemento nella costruzione della parola indica che il desiderio deriva dalle stelle anziché allontanarne. Affermando tacitamente l’influenza degli astri sul destino degli individui, come sostiene l’astrologia. Purtroppo, non avendo fatto studi umanistici, quindi non conoscendo né il greco né il latino, come al solito mi sono affidato a internet per cercare nel dizionario etimologico online l’origine della parola desiderio e ho trovato
Praticamente l’opposto di quanto Onfray afferma. Infatti il filosofo francese, in contrapposizione alla filosofia platonica, sostiene che il desiderio non nasce per colmare una mancanza bensì è di origine fisiologica, come sosteneva la teoria atomista partorita da Democrito che riscontrava nel desiderio un eccesso energetico. O, come dichiarava Epicuro, la reazione egoistica dell'uomo attraverso il corpo allorché veniva a trovarsi al cospetto di una persona che, fungendo da simulacro di se stesso, accendeve in sé il desiderio di possederla. Secondo queste due concezioni il desiderio si appaga o attraverso il flusso di piacere derivante dallo sfregamento onanista delle parti sessuali  affinché l'eccesso energetico si dissolva nell'orgasmo, come suggeriva Democrito  servendosi della metafora del pesce masturbatore. O, come indicava Epicuro, sublimando il desiderio asceticamente, utilizzando le energie che lo alimentano in questioni utili e non futili, oppure attraverso l'unione amorosa, senza però diventare schiavi del piacere d'amore anteponendolo ad altri più sublimi e utili piaceri. Poiché dai commenti al precedente post che ho fin qui ricevuto, deduco che l’argomento intriga alquanto, invito chiunque sia interessato alla questione a fare una ricerca per stabilire esattamente l’etimologia della parola Desiderio per chiarire un aspetto importante nell'economia dell'uomo!