LA VOCE DI KAYFA

ADDIO DEMOCRAZIA


(cliccare qui per vedere il filmato dell'esecuzione)Per il mio blog il “palinsesto” prevedeva per l’ultimo dell’anno un post allegro e pruriginoso, un tantino più “piccantello” del precedente; in assoluta sintonia con lo spirito goliardico e smaliziato che saluta l’arrivo del nuovo anno. Mi sarebbe piaciuto inoltre raccontare dell’ultima corsa di quest'anno, prevista per domani, insieme ad un gruppo di podisti che incrocio ogni domenica mattina sul mio percorso, i quali mi hanno invitato ad unirmi a loro. Oppure del ricovero al pronto soccorso cui fui costretto il 3 di agosto causa una colica renale che mi colse mentre aggiornavo il blog e dell’infermiere gay che cercò di concupirmi mentre ero steso sul lettino con la flebo nel braccio, (giuro che è vero, ho i testimoni. Quanto prima ve lo racconterò…). Avrei potuto raccontare tanti episodi simpatici per chiudere degnamente il 2006. L’esecuzione capitale per impiccagione di Saddam Hussein alle 4 di questa mattina ora italiana, le 6 di Bagdad, ha completamente stravolto i miei piani di “allestimento” blogghistico perché tante sono le riflessioni sovvenutemi non appena ho appreso la notizia su internet. Leggendo i servizi pubblicati su Affari Italiani, una delle tante news di Libero, a un certo punto si legge, Le televisioni hanno preparato l'opinione pubblica a questo evento mostrando filmati di soldati mutilati e di prigionieri torturati a morte nelle carceri di Saddam e gettati in fosse comuni. Dopo aver letto e riletto più volte questa frase, ho tratto da sopra al mio comodino il numero di dicembre di GQ e lo ho aperto a pagina 214 dove in grassetto si legge L’ULTIMA VITTIMA DI ABU GHRAIB, quindi una breve presentazione dell’articolo,  Nel 2004 Joe Darby, soldato mericano di stanza ad Abu Graib, consegna alla Divisione per le indagini criminali dell’esercito Usa un dischetto pieno di fotografie. Lui ancora non lo sa, ma quelle foto verranno viste in tutto il mondo, rivelando gli orrori di quel carcere demolendo per sempre l’immagine della guerra in Iraq. Per questo suo gesto coraggioso, Joe Darby è stato isolato da tutti e costretto all’esilio in patria. Ora, per la prima volta, racconta a GQ la sua storia. Segue la lunga testimonianza di Joe Darby raccolta dal giornalista Wil S. Hylton, corredata da alcune foto tristementi famose degli umilianti soprusi cui gli americani sottoponevano  i prigionieri iracheni, sia vivi che morti, in quella dannata prigione, dove l’ex soldato, forzatamente spinto a congedarsi dall’esercito dopo aver denunciato i fatti, racconta la sua verità, stando alla quale per gli americani lui è considerato un traditore della patria perché ha svelato al mondo intero le pecche dell’America, per antonomasia la nazione più democratica del mondo, dove la difesa dei diritti dell’uomo è alla base della costituzione… Saddam è morto e Bush “gioisce” definendo l’esecuzione del rais una pietra miliare verso un Iraq democratico. Considerando i modi “democratici” con cui gli americani trattavano i prigionieri ad Abu Graib e Guantanamo, (prigioni chiuse perché, dopo le denunce delle organizzazioni umanitarie e dei media, fu accertato che in esse i detuniti erano torturati, contravvenendo a quanto sancito dalla Convenzione di Ginevra secondo cui il prigioniero è sacro), e chissà in quanti altri luoghi di detenzione a noi ignoti, non so con quale coraggio il Presidente americano possa sentirsi in diritto e dovere di fare una dichiarazione del genere. Forse con la scomparsa di Saddam, egli spera di riacquistare credibilità almeno in una parte dell’opinione pubblica del suo paese che, stando ai sondaggi, considera un vero disastro la seconda Guerra del Golfo, ritenendo il Presidente il primo responsabile della morte di migliaia di soldati americani. L’esecuzione di Saddam non  cancella i tanti errori commessi dall’amministrazione americana in questa vicenda, né spazza via i dubbi e le perplessità che la spedizione in Iraq alimenta in tanti. Se è vero che Saddam era uno spietato dittatore, come sembra davvero fosse,  altresì è vero che qualsiasi vita umana  è sacra, aldilà della politica, della religione e dei crimini che il singolo individuo ha perseguito o commesso, per cui l’aver lasciato che gli iracheni giustiziassero il loro ex dittatore non è certo il sintomo che la tanta decantata democrazia che  il Presidente Bush pretendeva, e ancora pretende, di esportare in Iraq dopo la caduta di Saddam, si sta instaurando nel paese. La morte non è mai sintomo di costruzione ma di distruzione. Mentre la democrazia non è certo mercanzia facile da vendersi, essendo figlia di una determinata cultura che sicuramente non appartiene all’Islam né tanto meno all’Iraq paese islamico. Il Vaticano, dopo aver negato i funerali religiosi a Welby perché invocava la morte per sfuggire a una vita di atroci sofferenze, di quanto accaduto a Saddam che dice? Trova giusta l’esecuzione della pena capitale? O a riguardo è meglio tacere perché è meglio non creare attriti diplomatici con la nazione più forte del mondo, evitando nello stesso tempo ulteriori disguidi con gli islamici dopo la ben nota gaffe papale a Ratisbona? Ah, se fossero ancora vivi i padri firmatari della costituzione americana chissà cosa direbbero dei loro successori, in particolare di George W. Bush che dei diritti umani sembra fottersene, ricordandosi che esistono e vanno tutelati solo quando gli serve il pretesto per dichiarare guerra a uno stato ricco di petrolio o di altri tesori naturali accusandolo di calpestare i diritti umani!  BUON ANNO A TUTTI