LA VOCE DI KAYFA

POST 200


SI RIPARTESo che molti di voi penseranno che l’abbia fatto apposta, che da tempo avevo “programmato” l’aggiornamento dei post nel mio blog in modo tale da inaugurare l’anno nuovo col post nr. 200. Nulla di tutto ciò! Solo ieri mattina, mentre mi apprestavo a leggere i vostri commenti o auguri a margine dei miei ultimi scritti in rete, mi resi conto che il primo post del 2007 sarebbe stato contrassegnato dal nr 200. Considerando che il 10 gennaio festeggerò un anno di blog, non posso davvero lamentarmi. Come ho già scritto o detto in altre occasioni, il motivo per cui allestii un blog fu per fronteggiare la crisi di creatività letteraria che da tempo stavo attraversando. Agli inizi non avevo proprio idea di dove sarei arrivato. Essendo una persona che ha continuamente bisogno di stimoli nuovi per sentirsi viva, ero certo che non sarei durato a lungo in rete, che non avrei assolutamente avuto la costanza di aggiornare con regolarità il mio blog, e invece… Mediamente, a giorni alterni, levandomi dal letto quando ancora le tenebre erano spesse, ho iniziato ad aggiornare con post sempre di natura diversa, spesso alquanto lunghi, cercando di abbinare alla qualità dell’argomento quella della scrittura, la mia pagina virtuale, ritrovando lusinghiero riscontro in tanti di voi. Con alcuni blogger in particolare si è ormai cementato un simpatico dialogo virtuale, un piacevole scambio di suggerimenti, opinioni, considerazioni o semplicemente saluti tanto da provare vero piacere frammisto a curiosità tutte le volte che attivo il computer ed entro in rete. Unitamente, l’essere consapevole che mediamente siete in tanti a visitarmi, e forse anche a leggermi, alimenta in me un profondo senso di responsabilità in rapporto a ciò che scrivo che mi riesce difficile pensare di scrivere qualcosa da pubblicare sul blog che non abbia un minimo d’interesse reale, o quanto meno, dal mio punto di vista, sia eticamente valido. È vero che, soprattutto agli inizi che allestii il blog, i post che vi inserivo erano per lo più faceti, (vedi ad esempio quelli che avevano come protagonista il fantomatico Pasquale, oppure quelli nati dall’acquisto dell’auto nuova messi in rete tra gennaio e febbraio). Al pari, le poesie napoletane che fino a qualche tempo fa vi ho inserito, se da un lato erano frutto di un particolare momento che stavo attraversando a livello personale, come più di un blogger giustamente ipotizzò, (e si sa che un artista più soffre nell’anima più è ispirato), dall’altro furono la naturale conseguenza derivante dalla consapevolezza di disporre di uno spazio tutto mio in cui potevo “fissare” i miei pensieri, le mie emozioni, le mie considerazioni tranquillamente, senza dover dar conto a nessun altro, se non alla mia coscienza, se fosse il caso oppure no di renderle pubbliche. E qui ritorniamo al discorso dell’etica della scrittura, a me da sempre particolarmente caro. Non è certo per mancanza di argomenti che hanno contraddistinto il 2006 che il Times, l’autorevole settimanale americano, abbia eletto quale personaggio dell’anno appena conclusosi l’internet-nauta, il blogger, ossia tutti quanti noi possediamo un blog, motivando tale scelta col presupposto che, attraverso i pensieri espressi nei post, i blog hanno la forza di cambiare il mondo.Personalmente ritengo che quando si ha la potenziale possibilità di fare conoscere il proprio pensiero al mondo intero si deve avere anche il buon senso di cercare di scrivere cose eticamente valide perché è essenzialmente attraverso la scrittura, e di riflesso la lettura di essa, che si influisce sul modo di pensare, e quindi di essere, della gente. Non a caso in latino la parola libro si scrive liber, radice della parola libertas, libertà. Da cui è facile dedurre che, secondo gli antichi, la parola scritta possiede la facoltà di rendere l’uomo libero. O anche “prigioniero”, dipende sempre dall’intento che anima chi scrive… In questo primo anno di “navigazione” ho visitato un discreto numero di blog e devo ammettere che alcuni sono caratterizzati da una qualità di pensiero e di scrittura davvero alti a testimonianza che chi li cura li ha allestiti non come specchietti per le allodole allo scopo di attrarre “prede” per concedersi delle avventure, o col presupposto di fare proseliti per ambigue sette da cui si leva un intensa puzza di zolfo, (ah, diavolo di un diavolo!). Ma lo ha allestito per un sincero bisogno di scrivere, di comunicare e confrontarsi con gli altri per crescere insieme sia come persone, sia come scrittori. Navigando in rete ho avuto la sensazione che siamo in molti a servirci del blog come strumento per esprimerci cercando di adottare un linguaggio diverso rispetto a quello che utilizziamo comunemente, magari adoperandoci di “crearne” uno nuovo, o quanto meno diverso da quello abituale, che rifletta ciò che davvero siamo o vogliamo sembrare d’essere... Allo stesso tempo per me è importante scegliere degli argomenti di discussione che non siano banali. O, comunque, cercare di trovare nell’apparente banalità un senso più profondo da sviluppare a dimostrazione che nella vita nulla è banale, bensì che la banalità è determinata dall’importanza che l’individuo dà alle cose in rapporto ai propri bisogni interiori e materiali. Nelle mie navigazioni virtuali, mi è parso di percepire che fondamentalmente, così come lo è per me, per tanti il blog è una valida palestra attraverso cui esercitarsi con la scrittura. Un ottimo strumento di scrittura creativa capace di rafforzare e migliorare la natura dello scrittore che si cela in ognuno di noi, stimolandoci e, allo stesso tempo, responsabilizzandoci con l’idea che al mondo esiste qualcuno che ci legge per davvero cui dobbiamo dare conto. Pertanto non possiamo scrivere solo perché dobbiamo passare il tempo o abbiamo bisogno di sfogarci. Scrivere significa prima di tutto comunicare, per cui, consapevoli di ciò, penso che chiunque scriva abbia il diritto e il dovere di impegnarsi a farlo nel miglior modo possibile, soprattutto quando si rivolge a una vasta platea di potenziali lettori quale quella messa a disposizione dalla rete.