Su La Repubblica di lunedì 27 agosto, in un editoriale, il sociologo Bernardo Valli, analizzando la riscossa economica della Germania post unitaria dopo nemmeno vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, a un certo punto scrive L’operazione non è del tutto ultimata: il dislivello tra le due Germanie, sul piano sociale e economico, non è ancora stato colmato, e ci vorrà ancora del tempo perché questo avvenga… Ma se pensiamo ai paragoni a lungo fatti, dopo la Riunificazione, tra le situazioni dell’Italia meridionale e la Germania, dobbiamo riconoscere, se non l’abbiamo ancora fatto che erano sbagliati. E grazie che i paragoni fossero sbagliati: come si poteva pretendere di rapportare tra loro due realtà storiche completamente diverse, figlie di situazioni e momenti agli antipodi tra loro? Già il fatto che lo stesso Valli, parlando delle due Germanie, utilizzi il termine riunificazione, a mio avviso pone una condizione che lascia cadere il discorso dell’esimio sociologo nel vago. Il termine riunificazione pone la condizione che originariamente le due Germanie erano unite in un’unica realtà geopolitica, come appunto era prima della fine della II guerra mondiale. La successiva separazioni in due settori, occidentale e orientale fino al 1952 consentì che i berlinesi circolassero comunque liberamente da un settore all’altro della città. Nel 1952, causa la guerra fredda, il settore orientale chiuse le frontiere con quello dell’ovest. Ciò tuttavia non rallentò l’emigrazioni degli abitanti del settore orientale in quello occidentale, tanto che fino al 13 agosto del 1961, data dell’edificazione del famigerato muro di Berlino, erano oltre 2,5 milioni i cittadini dell’est ad aver emigrato nella parte occidentale della città. L’emigrazione era ovviamente frutto delle condizione di vita disagiata, economicamente improponibili che si conducevano nel settore orientale, realtà speculari a quelle in tutta l’URSS. E tali condizioni di vita disagiata, antidemocratica furono la causa scatenante la rivolta del novembre 1989 che culminò il 9 novembre di quell’anno con la caduta del muro,
La storia non è un'opinione
Su La Repubblica di lunedì 27 agosto, in un editoriale, il sociologo Bernardo Valli, analizzando la riscossa economica della Germania post unitaria dopo nemmeno vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, a un certo punto scrive L’operazione non è del tutto ultimata: il dislivello tra le due Germanie, sul piano sociale e economico, non è ancora stato colmato, e ci vorrà ancora del tempo perché questo avvenga… Ma se pensiamo ai paragoni a lungo fatti, dopo la Riunificazione, tra le situazioni dell’Italia meridionale e la Germania, dobbiamo riconoscere, se non l’abbiamo ancora fatto che erano sbagliati. E grazie che i paragoni fossero sbagliati: come si poteva pretendere di rapportare tra loro due realtà storiche completamente diverse, figlie di situazioni e momenti agli antipodi tra loro? Già il fatto che lo stesso Valli, parlando delle due Germanie, utilizzi il termine riunificazione, a mio avviso pone una condizione che lascia cadere il discorso dell’esimio sociologo nel vago. Il termine riunificazione pone la condizione che originariamente le due Germanie erano unite in un’unica realtà geopolitica, come appunto era prima della fine della II guerra mondiale. La successiva separazioni in due settori, occidentale e orientale fino al 1952 consentì che i berlinesi circolassero comunque liberamente da un settore all’altro della città. Nel 1952, causa la guerra fredda, il settore orientale chiuse le frontiere con quello dell’ovest. Ciò tuttavia non rallentò l’emigrazioni degli abitanti del settore orientale in quello occidentale, tanto che fino al 13 agosto del 1961, data dell’edificazione del famigerato muro di Berlino, erano oltre 2,5 milioni i cittadini dell’est ad aver emigrato nella parte occidentale della città. L’emigrazione era ovviamente frutto delle condizione di vita disagiata, economicamente improponibili che si conducevano nel settore orientale, realtà speculari a quelle in tutta l’URSS. E tali condizioni di vita disagiata, antidemocratica furono la causa scatenante la rivolta del novembre 1989 che culminò il 9 novembre di quell’anno con la caduta del muro,