LA VOCE DI KAYFA

Eroe per forza


Quando sabato i telegiornali delle 13 hanno dato la notizia dell’attentato suicida a Paghman, in Afghanistan, a quindici chilometri da Kabul, in cui ha perso la vita il Maresciallo Capo dell’Esercito italiano Daniele Paladini insieme a 9 civili di cui 4 bambini, e dove sono rimasti feriti, per fortuna in modo non grave, altri 3 militari italiani, dalle parole dei cronisti  e del portavoce dell’esercito a Roma risultava che, su indicazioni dei civili che assistevano agli ultimi preparativi di allestimento dei genieri italiani del ponte sul fiume Chesme Bul poco prima di inaugurarlo, individuato il kamikaze, i soldati gli si erano fatti incontro per fermarlo e il Maresciallo Paladini gli si era gettato addosso mentre l’attentatore innescava l’esplosione, evitando una strage maggiore. Venendo etichettato, per quel gesto estremo, dalle massime cariche dell’esercito e dello Stato, eroe. Da quanto si è poi appreso ieri dai giornali, al momento dell’esplosione, il Maresciallo Paladini era invece sul ponte ed è stato colpito a morte da una scheggia al capo.La scelta di svolgere servizio in un territorio difficile come quello afgano per garantire un minimo di dignità e serenità a una popolazione messa al tappeto dai talebani, nonostante la consapevolezza dei rischi che tali missioni comportano, automaticamente faceva del Maresciallo Paladini un eroe, al pari degli altri nostri militari impegnati in zone impervie del mondo a garanzia della pace. Perché voler far apparire di primo acchito la morte del nostro militare come conseguenza di un suo estremo sacrificio e quindi innalzarlo allo status di eroe, quando il valore del Maresciallo era evidente dalla scelta di vita professionale che aveva fatto?   L’errata, iniziale diffusione della notizia sul modo in cui il militare era morto è da attribuirsi a difficoltà di comunicazioni tra Roma e Kabul, o a una volontà politica opportunista, cui interessava che la morte del soldato italiano apparisse conseguenza di un suo estremo sacrificio per sedare sul nascere l'eventuale risentimento dell’opinione pubblica verso le cosiddette missioni di pace dei nostri militari all’estero e tenere a bada la sinistra estrema da sempre contraria che i militari italiani vi partecipino perché di pace, tali operazioni, hanno solo il nome ma di fatto, come purtroppo le cifre dei morti tra i soldati impegnati attestano, sono vere e proprie operazioni di guerra?