LA VOCE DI KAYFA

Padre/padrone e poi patricida?


Nella vicenda del ritrovamento dei corpi di Ciccio e Tore Pappalardi a Gravina di Puglia,
leggendo i motivi che il 27 novembre scorso spinsero gli investigatori ad incarcerare il padre Filippo Pappalardi
con l’accusa di averli uccisi, stando alle cronache uno degli elementi a sostegno di questa tremenda imputazione consisterebbe nel fatto che dal momento in cui iniziò a cercarli  quella sera del 5 giugno 2006 egli non si preoccupò mai di telefonare a  casa per sapere se nel frattempo fossero rientrati né telefonò ad altri in paese per sapere sa avessero loro notizie come se già sapesse che fine avessero fatto!. Unitamente a questa presunta prova, che altresì potrebbe invece essere la naturale omissione di una mente scossa dalla scomparsa dei figli e non avvezza a ragionare in maniera fredda e razionale perché di bassa estrazione sociale e culturale nonché fortemente irascibile, altro elemento su cui si fonda l’accusa contro il Pappalardi sarebbe costituito da tutta una serie di intercettazioni telefoniche dalle quali gli inquirenti dedussero che l’uomo fosse consapevole sia della morte dei figli, sia dove fossero i loro corpi (chissà perché quando ad essere intercettati sono i politici o gli uomini di potere, le cui dichiarazioni esplicite evincono che stanno tramando contro il sistema, la cosa non solo è ritenuta illegale perché viola la privacy e le intercettazioni vengono congelate o ritenute inattendibili, ma a pagare sono gli stessi magistrati titolari delle inchieste…) Se a ciò associamo il fatto che dal primo istante le indagini si sono incentrate sull’ambiente familiare disagiato in cui vivevano i ragazzi, tanto da spingere gli inquirenti in Romania ritendo che fossero stati portati lì non ho mai ben capito perché, e ad indagare sul padre perché più di una testimonianza lo dipingeva come un violento e un padre/padrone, il ritrovamento dei corpi dei due poveri ragazzini in un pozzo a poche centinaia di metri da casa dimostra che forse tutte le piste non furono vagliate come si dovevano! Come più di una persona che ben conosce la Puglia e Gravina ha fatto notare, poiché è noto che queste terre pullulano di pozzi e cisterne, perché all’epoca della scomparsa di Tore e Ciccio nessuno pensò di farne una mappatura per cercarvi dentro? Il Questore di Bari esclude che i ragazzini siano finiti nel pozzo da soli, secondo lui qualcuno ce li ha buttati. Fosse pure così! Ma allora perché a quanti avevano il compito di ritrovare i ragazzini è concesso di non aver pensato di sondare nei pozzi, pur sapendo che la zona ne era piena, mentre al padre, come uno degli elementi probanti l'accusa di patricidio, gli si contesta di non aver pensato la notte che cercava i figli di chiamare a casa o ai conoscenti per avere loro notizie, per sapere se erano rientrati:  agì in  quel modo perché li aveva uccisi lui? Oltre a quella di essere un violento e un padre/padrone, tanto da farlo apparire agli occhi di tutti un potenziale mostro, non vorrei che un'altra colpa del Pappalardi fosse quella di essere una persona meno abbiente, impossibilitata a pagarsi una nutrita schiera di principi del foro che si adoperasse a dimostrarne l'innocenza come spesso accade quando ad essere coinvolte con la giustizia sono industriali, politici o comunque gente danarosa o di potere! Penso che da padre/padrone a patricida ce ne corra, staremo a vedere!