LA VOCE DI KAYFA

COSì FAN TUTTI!


All’epoca di TANGENTOPOLI, tanti insinuavano che il marcio portato a galla dalla Procura milanese nell’ambito dell’inchiesta legata a un giro di mazzette tra politica e imprenditoria che stava falciando la politica italiana, partendo da Mialno, all'inizio degli anni novanta, in particolare partiti quali la DC, il PSI e i loro vertici Craxi compreso, non era che la punta dell’iceberg di un sistema di favoritismi e clientelismi che dal dopo guerra in poi si era lentamente andato sempre più radicando nelle abitudini sociali e politiche del paese che sarebbe stato impossibile estirparne la radice.L’arresto nei giorni scorsi del Presidente della Regione Abruzzo in quota PD, Ottaviano Del Turco, e di altri esponenti della politica abruzzese sia della maggioranza sia dell’opposizione, nell’ambito di un inchiesta condotta dalla Guardia di finanza su presunte tangenti nella sanità locale non è che l’ultimo di una serie di episodi che dimostrano come il malaffare sia una caratteristica della politica del Bel Paese: a fine gennaio di quest’anno la magistratura dispose gli arresti domiciliari per la moglie dell’allora Ministro di Guardia e Giustizia Clemente Mastella, Sandra Lonardo, Presidente del Consiglio regionale campano (rimessa in libertà dopo qualche giorno e reintegrata nel suo ruolo nonostante l'inchiesta vada avanti), sempre per faccende legate a una presunta gestione clientelare dei Mastella e dell’UDEUR, il loro partito, nell'ambito delle nomine ai vertici di alcune strutture dell'ASL in Campania, che indusse il Guardasigilli a dimettersi dal Governo Prodi causandone la caduta; l’inchiesta sull’emergenza rifiuti in Campania che vede tra gli inquisiti anche il Governatore della regione Antonio Bassolino. Inoltre non bisogna “dimenticare” la condanna a cinque anni in primo grado dell’allora Presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro, in quota UDC, per aver favorito la mafia, sentenza alla quale Cuffaro festeggiò offrendo cannoli in quanto i giudici avevano decretato che aveva “solo” favorito la mafia, ma che non era un mafioso, decidendo di non dimettersi (cosa che invece fu poi “costretto” a fare!). E che dire dei cosiddetti “furbetti del quartiere”, un torbido intreccio di banche, imprenditoria immobiliare, editoria e politica, con opache presenze massoniche, svelato grazie alle intercettazioni telefoniche, quelle stesse interecettazioni  che il  governo vorrebbe impedire, o quantomeno interdirne la pubblicazione una volta che i giudici hanno depositati gli atti di un'inchiesta rendendoli consultabili da chiunque,  in cui furono coinvolti tra gli altri i vertici dell’allora DS, oggi PD, Fassino e D’Alema per i quali il giudice Clementina Forleo voleva chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere? Per concludere non possiamo non accennare ai processi in corso per presunta corruzione in cui è imputato l’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che secondo molti sono all’origine della norma blocca processi inserita nel pacchetto sicurezza varato dall’attuale esecutivo.Come si vede nonostante da Tangentopoli ad oggi siano trascorsi quindici anni o poco più, la storia torna a ripetersi in maniera del tutto simile o quasi, sintomo che quanto avvenne allora fu davvero la punta dell’iceberg:  la conferma, purtroppo, che nella politica italiana il malcostume e il malaffare non sono degli optional ma delle costanti! Parafrasando il titolo di un'opera di Shekaspeare, verrebbe da dire COSì FAN TUTTI (o quasi).