LA VOCE DI KAYFA

Bassolino-Del Turco: concezioni diverse del potere


 
In un paese come il nostro dove si leva un enorme polverone ogniqualvolta, o quasi, che la magistratura "si permette il lusso" di indagare nei confronti di un politico, facendo gridare ai teoremi, alla rivoluzione togata, alla magistratura politicizzata gli indagati e i loro "scendiletti" , la decisione di Ottaviano Del Turco, agli arresti nel carcere di Sulmona per tangenti nell’ambito dello scandalo sanità in Abruzzo, di dimettersi da Presidente della Ragione Abruzzo e dal PD per potersi difendere adeguatamente e non infangare l’immagine dell’istituzione e del partito per quanto concerne una vicenda strettamente personale, non può che essere apprezzata e evidenziata, aldilà delle reali responsabilità oggettive dell'inquisito cui consta alla Magistratura accertare. Il gesto di Del Turco non merita solo apprezzamento ma impone una profonda riflessione se si rapporta la vicenda in cui è coinvolto ormai l’ex Governatore dell’Abruzzo con quella in cui è indagato il governatore della Campania Antonio Bassolino, rinviato a giudizio insieme ad altre 27 persone per presunte irregolarità commesse quando ricoprì l’incarico di Commissario Straordinario per l’emergenza rifiuti. All’epoca in cui Bassolino fu rinviato a giudizio, quando ancora c'era il governo Prodi, a quanti gli chiedevano cosa avrebbe dovuto fare il governatore, Veltroni rispondeva che sicuramente Bassolino avrebbe saputo trarre da sé le decisioni opportune. Parole da molti interpretate come un implicito auspicio alle dimissioni del governatore per evitare ripercussioni negative nel caso si fosse andati al voto. Contrariamente a Veltroni, sia  Di Pietro sia diversi esponenti del centrosinistra, inclusi alcuni molto vicini a Bassolino, senza mezzi termini, prima e dopo la caduta del Governo Prodi, chiedevano le dimissioni del governatore. Il quale, di rimando, decise invece di restare al proprio posto ritenendo di poter contribuire alla soluzione dell’emergenza, senza però spiegare come visto che fino a quel momento nulla aveva fatto a riguardo. Sul Corriere del Mezzogiorno di ieri, intervistato da Angelo Agrippa, commentando l’azione di Governo che sta lentamente risolvendo l’emergenza, Bassolino ha rilasciato tutta una serie di dichiarazioni in cui si ha netta la sensazione che si attribuisce meriti che non gli appartengono; non fa minimamente accenno al processo in cui è inquisito, quasi fosse una vicenda secondaria; parla di un fronte del no che rendeva praticamente impossibile l’attuazione di qualunque soluzione si volesse prendere per risolvere la crisi, (implicito riferimento all’ex Ministro dell’Ambiente del Governo Prodi, Pecoraro Scanio, ai Verdi e all’estrema sinistra, oggi tutti scomparsi dal Parlamento),  dimenticando che la crisi sussiste da ben quattordici anni, se non addirittura risalirebbe all’epoca del colera (in tutto questo tempo lui dove era?); di dialogo costruttivo con il governo Berlusconi, proprio mentre il confronto tra maggioranza e PD si è arenato sul pacchetto sicurezza e ha difficoltà a ripartire, sancendo di fatto un’irrimediabile rottura tra la sé e Veltroni.Facendo un confronto tra le scelte di Del Turco e Bassolino, sebbene il primo si trovi in carcere mentre il secondo continui ad occupare la poltrona nonostante sia indagato come corresponsabile del disastro rifiuti in quella  stessa regione che governa da otto anni, la decisione di Del Turco è in sintonia con l'agire di chi ha un profondo senso dell'onore personale, dello Stato e della politica. Viceversa quella di Bassolino  agli occhi di una buona fetta di opinione pubblica appare semplicemente una scelta opportunistica e arrogante. Tipica di chi vuol cercare ad ogni costo di salvare il salvabile, attribuendosi finanche i meriti degli altri pur di dimostrare, aldilà di ogni logica, di aver avuto ragione a non dimettersi!