Malgrado anche l’IDV di Antonio Di Pietro pare non essere immune dalla questione morale che sta falcidiando la politica italiana in maniera bapirtasn, la
lettera pubblicata dai capigruppo del PDL domenica 11 gennaio sul corriere della sera (oramai è prassi bipartisan anche nelle strategie di comunicazione col pubblico, vedi la
lettera della Iervolino ai napoletani) sulla tuttora irrisolta vicenda Villari, dà la sensazione che molto probabilmente il partito di Di Pietro in questo momento è davvero l’unica formazione politica in Italia in grado di tutelare gli interessi della democrazia a scapito delle ingerenze personali e di partito. Del resto fu lo stesso ex magistrato a commentare ironicamente le resistenze della maggioranza all'elezione di Leoluca Orlando a Presidente della Vigilanza RAI perché, a suo dire, non avrebbe consentito ai partiti di continuare a lottizzare la RAI. Tale fu la
furia di Di Pietro quando a sorpresa la maggioranza elesse Presidente il senatore Villari del PD, (malgrado il PD non ne sapesse niente e lo abbia poi espulso dal partito perché, contrariamente al volere di Veltroni e dei dirigenti, Villari non si dimise), dopo l’elezione Tonino in parlamento equiparò Berlusconi al dittatore argentino Vileda. Nella lettera di domenica scorsa la tetrade berlusconiana Cicchitto/Gasparri/Bocchino/Quagliariello esordisce asserendo che con l’elezione del senatore Villari alla Presidenza della Vigilanza Rai, è stato impedito che una prepotenza partitocratrica giungesse a compimento (l’elezione di Orlando alla presidenza e quindi dell’IDV in quel ruolo). Aggiungendo poi che ora, però, è necessario prendere atto che la situazione è giunta in un vicolo cieco. Senza il concorso dell’opposizione, la Commissione di Vigilanza non può procedere né all’elezione del nuovo CdA né a quella del Presidente della Rai. Noi del Pdl, quantomeno, non lo potremmo consentire se vogliamo tener fede alla logica di una legge che porta il nome di uno di noi (Gasparri), e che va proprio nel senso di garantire democrazie e pluralismo e impone maggioranze più ampie di quelle politiche per l’elezione del Presidente della della Rai. Quindi dopo aver ulteriormente spiegato l’anomalia Villari, i “quattro” concludono che la maggioranza debba assumersi la responsabilità di non partecipare ai lavori della Commissione.In pratica la maggioranza mette Villari, da essa stessa eletto in quel ruolo, nella condizione di doversi dimettere non garantendogli l’appoggio necessario nel proseguo del mandato perché la sua presenza crea contrasti con l'opposizione, quella stessa opposizione con la quale, a detta del Presidente del Consiglio, era impossibile il dialogo!Ma a questo punto che senso ha averlo eletto visto che era candidato contro la voltontà dello stesso Pd? Con questa "altalena" decisionale non si alimentano dubbi nell'opinione pubblica sulla serietà della politica italiana?Qualcuno ha detto che la politica serve a risolvere i problemi, non a crearli.In Italia pare avvenga proprio il contrario!