LA VOCE DI KAYFA

USA-ITALIA: democrazia vera e presunta


Mentre in Italia il Parlamento approva o discute il varo di leggi come il Lodo Alfano oppure la restrizione delle intercettazioni telefoniche, per un periodo limitato a 45 giorni con eventuale proroga di altri 15, solo per i cosiddetti “reati gravi”, (distinzione che francamente ci pare inverosimile visto che, per quanto ci riguarda, un reato è un reato e nulla di più, l'aggravante è determinata dall’efferatezza con cui è compiuto), che alimentano nell’opinione pubblica la convinzione che le belle promesse spese in campagna elettorale da centrodestra e centrosinistra sull’impegno, se si fosse stati eletti, di  modificare la giustizia per dare maggiore garanzia ai cittadini altro non erano che specchietti per le allodole per assicurarsi il voto e  modificare, sì, la giustizia ma a uso e consumo di chi sta al potere, ieri dagli USA, quella nazione tanto decantata da Berlusconi (all’epoca di Bush) e da Veltroni (oggi che c’è soprattutto Obama) come esempio di democrazia virtuosa da seguire, ci è arrivata l’ennesima lezione di “civiltà”: due ministri del neogoverno americano si sono dimessi perché avevano rispettivamente evaso 400 mila dollari e non pagato i contributi alla colf nel 2005. Nemmeno per un momento qualcuno dell’amministrazione Obama ha gridato al complotto di una certa magistratura politicizzata, sognandosi di proporre al Parlamento l’approvazione di una legge per salvaguardare ministri o politici dalle inchieste  giudiziarie, di varare un ipotetico lodo Obama per  immunizzare dalla giustizia le principali cariche dello stato fino alla fine del loro mandato e quant'altro. Né nessuno si è astenuto dal votare a favore delle dimissioni di un sottosegretario perché un’inchiesta giornalistica di un settimanale, riferendo le dichiarazioni di un pentito, lo addita come referente politico della malavita. Si ricordi che gli USA sono quella nazione dove negli anni settanta un Presidente della Repubblica, Nixon, fu costretto a dimettersi in virtù di una serie di intercettazioni e dall’inchiesta giornalistica che ne seguì in cui se ne svelavano le magagne, ribattezzata WATERGATE. Ieri il Ministro dei Rapporti con le ragioni Fitto è stato rinviato a giudizio nell’inchiesta CEDIS.  L'accusa è di concorso in turbativa d'asta e di interesse privato del curatore negli atti del fallimento nella procedura di amministrazione straordinaria della Cedis. Al momento non ci risulta che Fitto, al pari dei suoi colleghi americani sopraccitati, abbia deciso di dimettersi. È probabile che continuarà il mandato  come se nulla fosse, seguendo l’esempio del governatore della Campania Bassolino che, nonostante sia stato  rinviato a giudizio perché ritenuto dai magistrati corresponsabile dell’emergenza rifiuti in Campania, non ne vuole proprio sapere di lasciare la poltrona di palazzo Santa Lucia!