LA VOCE DI KAYFA

A Roma è emergenza rumeni!


Premessa d’obbligo: non tutti gli immigrati rumeni presenti in Italia sono criminali e stupratori. La  stragrande maggioranza di loro è gente onesta venuta nel nostro paese con l’intento di rifarsi una vita cercando lavoro e contando, tra l’altro, sulla storica tolleranza italiana figlia di quella cultura cattolica che trova la sua fonte nella presenza Vaticana sul suolo italiano. Tuttavia gli efferati stupri di questi  ultimi giorni a Roma che hanno visto come protagonisti in negativo cittadini rumeni è un segnale che non può essere trascurato. E la presenza in Italia in queste ore di 15 ufficiali della polizia rumena per coadiuvare quella italiana allo scopo di arginare le bande criminali rumene presenti nel nostro paese accentua la convinzione che, se non si tratta di emergenza rumeni, comunque, nella capitale è in atto un fenomeno preoccupante. Così come altrettanto preoccupanti sono le ronde di cittadini pronti a farsi giustizia da soli! Quest’ultimo fenomeno, se da un lato è da condannare senza remore, deve altresì indurre chi di dovere a riflettere in quanto, dopo tanti proclami in campagna elettorale in cui si sprecavano le promesse che, se eletti, ci si sarebbe adoperati per rendere le città più sicure, a elezione avvenuta, leggere su la Repubblica di oggi che il Ministero dell’Interno blocca la riparazione degli automezzi della polizia, perché gli investimenti stanziati per il 2009 sono appena sufficienti al rifornimento di carburante, è la conferma che dal dire al fare c’è di mezzo il mare! Ma non sarebbe onesto scaricare solo sull’attuale governo le responsabilità di questa crisi sicurezza che il paese sta attraversando. Lo stupratore di Bologna era un tunisino uscito di galera un mese fa perché il tribunale del Riesame gli aveva revocato la condanna agli arresti che stava scontando a Lanciano per spaccio di droga. Se all’attuale governo si potrebbe contestare a riguardo della sicurezza nelle città di aver finora fatto tanto fumo e poco arrosto, alla magistratura si potrebbe ricusare una certa leggerezza nella revoca delle condanne. Ma poiché la magistratura applica la legge, visto che l’attuale legge consente di rimettere in libertà criminali pronti a delinquere di nuovo, (l’indulto proposto da Mastella all’epoca in cui era Guardasigilli nel passato governo Prodi, e votato da tutto il Parlamento esclusi Lega e IDV di Di Pietro, dimostrò come tanti detenuti da lì uscirono dal carcere e da lì vi rientrarono dopo qualche ora perché colti in flagranza di reato a conferma che il lupo perde il pelo ma non il vizio), non sarebbe il caso di rendere la legge più severa, garantendo ai cittadini che i delinquenti resteranno in prigione anziché rimessi in libertà dopo qualche giorno o qualche mese dall’arresto perché consentito dalla legge, invece di preoccuparsi di limitare l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche e la loro divulgazione a mezzo stampa, oppure studiare un modo per circoscrivere l’utilizzo di internet al fine di controllare i naviganti del mare virtuale?