LA VOCE DI KAYFA

In Italia la libertà di stampa si è dimezzata


Secondo l’organizzazione autonoma Freedom House, con sede negli USA, l’Italia sarebbe l’unico paese dell’Europa occidentale in cui esisterebbe una parziale libertà di stampa, rispetto agli altri dove invece vigerebbe (il condizionale è comunque d’obbligo) piena libertà. Tanto che in un’ipotetica graduatoria è stata retrocessa da paese libero (free) a parzialmente libero (party free). Il motivo della retrocessione sarebbe la presenza al governo di un imprenditore del settore mediatico, Silvio Berlusconi; di tutta una serie di leggi che limitano l’operato dei giornalisti e di alcuni processi in corso nei confronti di cronisti che di fatto attesterebbero la reale esistenza in Italia di restrizioni nei confronti di chi fa informazione.  Tuttavia la denuncia di Freedom House non fa altro che evidenziare, una volta di più, un’anomalia tutta Italiana. Tacitamente avallata dall’opposizione la quale, non s’è mai capito perché, malgrado nell’arco degli ultimi quattordici anni, esattamente da quando Berlusconi è sceso in politica, sia stata per ben tre volte al governo, due con Prodi intervallato da D’Alema, aldilà di gridare allo scandalo perché un imprenditore dell’informazione, proprietario di tre reti televisive, assurgesse al ruolo di Premier, mai ha affondato con efficacia il piede sul pedale dell’acceleratore affinché il Parlamento emanasse una legge per porre fine al conflitto di interessi del leader della maggioranza. Così come non si capisce come RETE 4 possa continuare a trasmettere in chiaro, malgrado la Corte Costituzionale le abbia imposti di trasferirsi sul satellite lasciando le frequenze a Europa 7, suo “legittimo” proprietario. Decisione stabilita anche dalla Corte di Giustizia Europea che il primo gennaio 2006, con sentenza retroattiva, aveva multato l’Italia di circa 130 milioni di euro all’anno, mediamente 350 mila euro al giorno, se Rete 4 non liberava le frequenze a favore di Europa 7. E anche qui stupisce il silenzio dell'opposizione, a parte Di Pietro.Ora che Freedom House ha denunciato questa ipotetica deriva antidemocratica nel settore dell’informazione nel nostro paese, ripensando a Santoro e alle polemiche suscitate dalle sue trasmissioni, definite da molti paladini del governo faziose, viene da chiedersi se il coraggio di essere liberi in questo paese non sia interpretato come un atto di disobbedienza al padrone!