LA VOCE DI KAYFA

Influenza A, l'informazione alimenta il panico


Da napoletano, nonché padre di due adolescenti, sto seguendo con particolare attenzione e trepidazione i tragici sviluppi del diffondersi dell’influenza A nella mia città, (quattro decessi in cinque giorni, ultimo il caso della bambina di 11 anni di Pompei apparentemente sana, risultata positiva al tampone dell’H1N1). Malgrado cerchi di non farmi prendere dal panico - come raccomandano il viceministro Fazio e i direttori sanitari degli ospedali per i quali il tasso di mortalità dell’influenza A è inferiore a quella della comune influenza, evidenziando che la suina è pericolosa solo per soggetti in cui siano già presenti gravi patologie - il tamtam di notizie preoccupanti provenienti da Napoli e da altre città italiane dove il virus sta diffondendosi in maniera esponenziale, unitamente alla mancanza di chiarezza sul vaccino che pare comporti complicazioni in molti che lo hanno fatto, non aiuta certo a porsi in una condizione d’animo particolarmente serena. Infatti, se da un  lato le autorità gettano acqua sul fuoco per non allarmare la popolazione, è altresì vero che la sequenza di notizie drammatiche, o quanto meno preoccupanti, relative al diffondersi dell’influenza nel nostro paese e nel resto del mondo, propinate dai giornali e dai telegiornali, alimenta nei cittadini disagio, smarrimento, inquietudine, paura. Sentirsi dire di non avere timore, di stare tranquilli, e poi leggere o ascoltare che negli USA il Presidente Obama sta studiando un piano di emergenza sanitario per fronteggiare il diffondersi dell’influenza; che in Ucraina le autorità, visto il repentino diffondersi del virus, hanno deciso di chiudere le scuole e impedire ogni forma di raduno pubblico per alcune settimane, mettendo a rischio l’incontro di champions Dinamo Kiev – Inter; che il CONI vorrebbe far vaccinare gli atleti per evitare che l’influenza decimi le squadre impedendo il corretto svolgersi delle competizioni non aiuta certo a stare tranquilli. Ancora una volta da cittadini stiamo sperimentando sulla nostra pelle come un’informazione poco chiara, spesso in apparente contrasto con i drammatici sviluppi della questione che affronta, si risolva in un pericoloso focolaio di diffusione del virus del panico.