LA VOCE DI KAYFA

Caso Cosentino: portare voti cancella i dubbi?


“Ripongo piena fiducia nella magistratura e sono a disposizione per qualsiasi tipo di iniziativa che gli inquirenti vorranno assumere per l'accertamento della verità”. Così Nicola Casentino, sottosegretario all’Economia e coordinatore del PDL in Campania, ha commentato la notizia della presunta richiesta di detenzione preventiva avanzata nei suoi confronti dai magistrati alla Camera nell’ambito dell’inchiesta in cui Casentino, su indicazione di cinque pentiti, risulterebbe il referente politico del clan dei casalesi. L’apparente aplomb di Cosentino nell’affrontare la vicenda è sicuramente ammirevole, non fosse altro perché ci risparmia di ascoltare la reiterata tiritera, tanto cara al Presidente del Consiglio, dei magistrati comunisti che, attraverso inchieste discutibili dove si indaga su esponenti della maggioranza, cercano di servirsi del potere giudiziario per far cadere il governo democraticamente eletto dal popolo. Da questa seconda tiritera – mi ha eletto il popolo per cui vado avanti - Cosentino invece non si stacca e, seppure in forma diversa - facendo più o meno il verso al Capo del governo il quale, malgrado gli scandali sessuali in cui è coinvolto, non vuole saperne di dimettersi perché, appunto, eletto dal popolo - afferma di non voler lasciare la corsa alla presidenza della Regione Campania essendo uno che porta voti. Nello stesso tempo questa dichiarazione è anche una sorta di avvertimento, se non addirittura ammonimento, al PDL che senza di lui in Campania non si vince. A questo punto però viene da chiedersi se vale più un politico che porta voti ma probabilmente corrotto oppure uno onesto ma che ha un esiguo seguito di potenziali elettori?Al di là degli scenari meramente politici in ambito interno al PDL che indubbiamente rappresenta, la vicenda Casentino evidenzia una volta di più come nella politica italiana esiste una questione morale che riguarda tutti i partiti, nessuno escluso, da affrontarsi quanto prima in maniera forte e convincente per evitare che i cittadini, già sfiduciati, perdano del tutto la fiducia nelle istituzioni. Candidare un inquisito per presunta collusione con la camorra alla presidenza di una regione non sarebbe certo un atto di buonsenso, tanto più che a compierlo sarebbe uno schieramento che ha giàdiversi rappresentanti, tra cui il leader, sotto inchiesta per tutta una serie di reati. Senza contare che secondo il pentito di mafia Gaspare Spatuzza Berlusconi e il senatore Dell’Utri sarebbero referenti di cosa nostra. È vero che fino al terzo grado di giudizio esiste la presunzione di innocenza, ma per il bene del paese sarebbe opportuno che quanti hanno processi in corso o fossero indagati si astenessero dal fare politica per evitare che le loro candidature o le loro presenze in ruoli istituzionali al momento dell’imputazione possano essere lette dai cittadini, almeno quelli che cercano di ragionare con la propria testa, come un mezzo per sfuggire alla giustizia; farsi eleggere per poi modificare o varare leggi a proprio uso e consumo!Ecco, una modifica costituzionale che impedisse a chi non ha la fedina penale pulita o è sotto inchiesta di non candidarsi politicamente, andrebbe fatta quanto prima in modo che un domani i nostri figli o i nostri nipoti non si ritrovino nella nostra stessa condizione, essere assaliti dal dubbio di essere governati da un manipolo di mafiosi o camorristi!Ultima ora:in data odierna, intorno a mezzogiorno, è arrivata alla Camera la richiesta dell'autorità giudiziaria di poter procedere all'arresto di Nicola Cosentino