LA VOCE DI KAYFA

LA FORZA DI FORGIARE I SOGNI


Da bambino sognava che da grande avrebbe fatto lo scrittore; che un giorno avrebbe visto esposto nelle vetrine o negli scaffali delle librerie i suoi libri. Da dove provenisse questo desiderio non sapeva spiegarlo, ma ricordava di aver letto il primo libro all’età di otto anni, LA FRECCIAVERDE, e da allora non aveva più smesso di leggere. Chissà, forse l’accanimento nella lettura aveva maturato inconsapevolmente in lui tale illusione, o forse il desiderio si annidava nel suo stesso DNA e per manifestarsi occorreva fosse innaffiato con la lettura, l’unica acqua davvero capace di nutrire l’anima di un uomo affinché la recondita matrice in lui riposta di ciò che potenzialmente un domani sarebbe stato, potesse germogliare e cresce al pari di un seme di una pianta, dando vita alla sua vera personalità. Fatto sta che per compensare i lunghi vuoti di solitudine che l’estate recava con sé, quando gli amici partivano per le vacanze e lui restava da solo nel palazzo perché la sua famiglia, essendo di condizioni modeste, non poteva permettersi anch’essa il lusso di una vacanza, iniziò a scrivere servendosi di una vecchia Olivetti prestatagli da un’amica della madre. Trascorreva le giornate intere, dal mattino alla sera, a scrivere, e, man mano che scriveva, si rendeva conto di quanto ciò gli riuscisse facile . Fu così che la scrittura diventò la sua fedele amica cui ricorrere per sfuggire alla solitudine ogni volta che questa lo attanagliava nelle sue strette morse. Crescendo le letture che faceva erano sempre di una qualità superiore, così come ciò che scriveva. Gli amici lo avevano ribattezzato “il piccolo scrivano fiorentino” perché a volte, alla loro compagnia, preferiva starsene da solo a casa a scrivere! Conseguito il diploma di Perito Elettronico, anche per lui iniziò la lunga trafila del post diploma. Come tenti neo diplomati, anche lui, per rendersi economicamente autonomo, fece il rappresentante di libri, di elettrodomestici, l’imbonitore alle ferie, il commesso in supermercati e negozi di giocattoli, servizio d’ordine all’esterno degli stadi e dei palasport durante le manifestazioni sportive; come tanti giovani delle sua età, anche lui visse le sue prime, vere, tormentate storie di amore e di sesso. Eppure, nemmeno per un momento gli passò per la mente di riporre per sempre nel cassetto, chiudendolo a chiave, il suo sogno di fare lo scrittore. Dopo quattro anni di “parcheggio” nei meandri della vita, decise di iscriversi all’università, scegliendo la facoltà di Scienze Politiche, sperando di fare poi il giornalista. Nell’attimo in cui stava preparando il primo esame, Economia Politica, fu contattato dall’azienda presso cui ormai lavora da vent’anni come impiegato. Per ragioni contingenti, trattandosi di un’azienda che gli garantiva, e gli garantisce il pane per poter condurre una vita dignitosa, abbandonò gli studi ma non il suo sogno di fare lo scrittore. Quello stesso anno con un racconto partecipò a un concorso letterario bandito da un noto settimanale: pur non risultando tra i primi, il suo racconto fu segnalato vincendo l’abbonamento per un anno alla rivista. Quella fu la prima, vera testimonianza che la scrittura era il suo vero mondo. Malgrado le incombenze della vita contingente e del lavoro, con la penna non si fermò mai e un dì, su insistenza di più persone, presentò un racconto a un editore il quale, dopo due giorni dal loro incontro, lo richiamò comunicandogli che voleva pubblicarlo. Essendo quell'uomo una persona alquanto razionale, chiese all’editore quanto avrebbe dovuto sborsare perché il racconto diventasse un libro, la cifra che gli fu chiesta non era ingentissima. Consapevole che nella vita, per accedere in qualunque settore, bisogna pagare il “biglietto d’ingresso”, aiutato da una persona cara pagò quanto richiestogli e fu così che iniziò la sua avventura di scrittore. Oggi quell’uomo, che da bambino sognava che da grande avrebbe fatto lo scrittore, ha pubblicato due raccolte di racconti, collabora con riviste cartacee e on-line, ha vinto premi letterari, tenuto conferenze, coordina laboratori di scrittura per ragazzi in librerie  e scuole. E tutto questo perché quell’uomo, anche se potrebbe sentirsi pago avendo realizzato il suo sogno di vedere esposto nelle vetrine delle librerie un suo libro, tuttora non smette di sognare, semplicemente perché, allorché ripose nel cassetto il suo sogno per dare spazio alla vita contingente, ossia quella che ci è imposta dalla società, non chiuse a chiave il cassetto, ma lo lasciò socchiuso in  modo che ogniqualvolta ci passava davanti si ricordava del suo sogno, senza perderlo di vista, coltivandolo con l'acqua della speranza e della perseveranza. Quell'uomo credeva nel proprio sogno perché credeva nella forza delle proprie idee. Quell'uomo credeva in se stesso!