LA VOCE DI KAYFA

ANIMAE VAGULAE: i racconti e le poesie di LUCIANO SABETTI


La nascita di siti online che consentono a chi nutre ambizioni da scrittore di pubblicare le proprie opere investendo una modica cifra e ricevendone in cambio un buon prodotto, sia a livello grafico che di stampa - anziché lasciarsi salassare dalle case editrici ufficiali le quali, quasi sempre, per pubblicare opere prime chiedono un “contributo spese” di qualche migliaio di euro senza rilasciare alcuna garanzia né riguardo la divulgazione del libro né la vendita, o addirittura spesso contravvenendo a quanto pattuito contrattualmente - è sicuramente un’arma a doppio taglio che tanto può consentire a chi non è affatto tagliato per la scrittura di pubblicare comunque le proprie opere indegne, e tanto può permettere a coloro che hanno talento di farsi spazio per farsi conoscere come scrittori in una nazione come l’Italia dove paradossalmente si contano può scrittori che lettori. Questo secondo caso riguarda Luciano Sabetti autore di ANIMAE VAGULAE, un libricino di circa 100 pagine autoprodotto dall’autore con l’ausilio del sito ilmiolibro.it  , un condensato di racconti e poesie attraverso cui Sabetti narra di una società totalmente schiava del mito del self made man (l’uomo che si fa da sé) al punto da averlo trasposto in maniera trasgressiva nelle chat line e nei social network in cui ci si può incontrare tra emeriti sconosciuti, tra vecchi amici o amori e instaurare all'istante un rapporto privo di tabù con la complicità del video, che finge da paravento, per inscenare un rapporto sessuale dove l’autoerotismo praticato mentre si chatta è il massimo della carnalità e del piacere. È questa la trama di M. il racconto cha apre la raccolta di Sabetti, cui fa seguito LA LETTERA, a sua volta un racconto dove il sogno finalizza ma anche svillisce il rapporto d’amore. Si ha la sensazione che la scelta di contiguità dei due racconti non  sia affatto casuale bensì sia stata progettata dall’autore in modo da denunciare quanto in questa nostra sempre più malandata società i rapporti umani si riducono al lumicino dossolvendosi come un sogno. Tale convinzione è avallata dal terzo racconto, DILEMMI, un apparente dialogo tra amici sul valore profondo delle scelte politiche da compiersi che sfocia in un amaro finale che ben identifica lo stato di disagio di quanti ancora oggi credono in un ideale politico a discapito delle vergognose vicende che investono la politica italiana e i suoi "illustri" rappresentanti. Per sfuggire a tale scempio umano e sociale  non a caso Sabetti abbandona la realtà scegliendo la favola e il suo valore metaforico per indicare l’ipotetica soluzione a una condizione umana sempre più disumanizzante dove a identificare le qualità e il valore di un uomo non sono più le azioni che compie bensì gli orpelli che indossa, la zavorra materiale: è questo il senso di C’ERA UNA VOLTA. Per quanto riguarda le poesie, in più di una appare la figura del treno, metafora del viaggio che tutti noi compiamo inconsapevolmente perché protesi ad accumulare il più possibile per vederci riconosciuti e compiaciuti in questa società dell’effimero dove i valori dell'anima sono soffocati da quelli della materialità. Tuttavia non dobbiamo mai sacrificare unodei due mondi a favore dell'altro bensì cercare il giusto equilibrio essendo tra di loro imprescindibili come ci insegna la novella IL NANO E LA PRINCIPESSA.Il titolo della raccolta ANIMAE VAGULAE (anime vagabonde) racchiude in sé il senso dei racconti e delle poesie di Sabetti la cui scrittura asciutta  e lineare va al nocciolo della questione ricordandoci l’asettica, algida, ironica, coinvolgente narrativa di Calvino di cui quella sorta di aforisma che è GLI ANGELI E IL DESERTO più di tutti si avvicina decretandone Sabetti degno allievo.Una nota a parte meritano i bei disegni in chiave surreale di Maria Sabetti, sorella di Luciano, che impreziosiscono i racconti confermando come l'arte non sia solo un'innata tendenza caratteriale degli individui ma anche un fattore genetico!