LA VOCE DI KAYFA

BERLUSCONI E LA SOLITA LITANIA DEL COMPLOTTO MEDIATICO


Ci risiamo! Ogniqualvolta i media non schierati con la maggioranza di governo informano i cittadini sulle inchieste in cui sono indagati i vertici del PDL, il leader del centrodestra, nonché Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi grida al complotto mediatico teso a screditare il governo e la sua persona. Un ritornello ormai trito e ritrito, al pari delle offese pubbliche a Rosy Bindi per la sua poca avvenenza, o delle denunce – riposte mestamente nel cassetto dopo lo scoppio della vicenda P3 da cui risulterebbe che diversi giudici e magistrati si mostravano compiacenti nei confronti del governo al momento in cui si doveva avallare la costituzionalità di disegni di leggi tipo il Lodo Alfano cari al Premier in cambio di favori o promozioni – che una parte della magistratura sarebbe politicizzata a sinistra e quindi indaga sul Premier e su alcuni membri del governo al fine di diffamarli per costringerli a dimettersi.La storia è sempre la stessa, nell’attimo in cui la realtà svelata dimostra come alcuni appartenenti al PDL approfittano del ruolo istituzionale che ricoprono per favorire se stessi e un gruppo ristretto di amici per assicurarsi appalti di Stato, o che alcuni di loro sarebbero in stretti rapporti con la criminalità organizzata (Dell’Utri e Casentino), il Premier rispolvera l’ipotesi del complotto mediatico contro di sé per respingere le supposte calunnie di una certa stampa.Eppure, stando al lavoro dei carabinieri, pare che il vero complotto lo avessero ordito contro lo Stato i “quattro pensionati sfigati”, come il Premier definì i presunti appartenenti alla P3, suoi amici o collaboratori fidati, capeggiati da un fantomatico CESARE, nome in codice che, sempre secondo i carabinieri, corrisponderebbe a Silvio Berlusconi.