Sarà difficile per il governo, in primis il Premier Berlusconi, convincere quei tanti cittadini che seguono con attenzione le vicende politiche italiane che la bocciatura da parte del Senato in seconda lettura del ddl in esame sulle intercettazioni telefoniche della norma Falcone che
garantiva anche per le organizzazioni criminali non mafiose le stesse procedure di indagine agevolate previste per le associazioni mafiose non abbia nulla a che vedere con lo
scandalo P3.Chiunque stia seguendo le cronache relative a quest’ennesima vergogna italiana sa benissimo che è stato proprio grazie all’utilizzo delle intercettazioni svelarne la trama eversiva e conoscerne i protagonisti tra cui compaiono alcuni dei vertici del PDL (il coordinatore nazionale Denis Verdini, il senatore Marcello Dell’Utri, il coordinatore regionale della Campania Nicola Casentino) nonché un fantomatico nome in codice Cesare che, stando ai carabinieri, sarebbe, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.Abolendo la norma voluta da Giovanni Falcone nel 91, all’atto in cui il ddl sulle intercettazioni sarà tramutato in legge, sarà difficilissimo per i magistrati portare avanti indagini simili svelando in futuro ipotetiche P4, P5, P6… che si servono delle istituzioni dello Stato per fare i propri interessi e quelli di una ristretta cricca di politici e affaristi senza scrupoli. Sicuramente è solo frutto di una casualità temporale se lo stralcio della norma avviene in coincidenza con l’indagine sulla P3. Tuttavia sarà difficile, molto difficile per il governo e la sua maggioranza convincere quella parte di cittadini che si informa, o comunque cerca di farlo nel miglior modo possibile, che non vi sia alcuna attinenza tra lo stralcio della norma e l’inchiesta in corso sulla P3!