LA VOCE DI KAYFA

LA POLITICA DELLO ZERBINO


Se è vero che il fine giustifica i mezzi, altrettanto vero è che il troppo storpia. La visita a Roma in queste ore del colonnello libico Gheddafi, che tanto clamore e indignazione sta suscitando tra le fila dell’opposizione, e presumo almeno un minimo di imbarazzo in qualche membro del governo e della maggioranza in cui è radicato un profondo senso dello Stato, merita qualche riga di commento. Non tanto per l’abnorme scenografia folcloristica che caratterizza le visite a Roma del leader libico con tanto di tende del deserto da piantare nei giardini romani nemmeno fossero il Sahara, cavalieri berberi e concubine al seguito, quanto per l’atteggiamento di evidente sottomissione dell’attuale governo italiano nei confronti di Gheddafi. Se è giusto, ed è giusto!,  che un Capo di Stato qual è Gheddafi venga  accolto con tutti gli onori previsti dal protocollo ufficiale, che mi risulti, nessun cerimoniale di Stato prevede la precettazione di una schiera di ragazze affinché ascoltino i sermoni religiosi del leader in questione a scopo di fare proselitismo islamico! Per giunta a Roma, per antonomasia definita la città santa per la presenza del Vaticano sul suo suolo.!Vi immaginate cosa accadrebbe se un Capo di Stato di un paese occidentale di fede cattolica andasse in visita in un paese islamico e iniziasse a fare un sermone pubblico definendo il cristianesimo e il cattolicesimo l’unica vera religione, per giunta se una dichiarazione del genere la facesse a La Mecca città santa dell’Islam in cui nacque il Profeta Maometto, facendo evidente opera di proselitismo? Vi immaginate l’incidente diplomatico che si scatenerebbe se ciò avvenisse? E vi immaginate la reazione dei fondamentalisti islamici?  Le ambasciate e i cittadini di quella nazione rappresentata dal leader  colpevole di un simile oltraggio come minimo sarebbero oggetto di rappresaglie, come già è avvenuto altre volte, ultimo il caso tragico di quel gruppo di medici occidentali trucidati in Afghanistan perché accusati di proselitismo cristiano solo perché avevano con sé bibbie scritte in lingua afgana!È comprensibile che il governo, nella figura del Ministro degli Esteri Frattini, getti acqua sul fuoco delle polemiche alimentate dall’opposizione: la Libia, mai come oggi, rappresenta per le imprese italiane un pozzo di denaro senza fondo in quanto è  all’Italia che Gheddafi ha commissionato la costruzione dell’autostrada del deserto e altre grandi opere in nome dell’amicizia che lo lega a Berlusconi. Ed è pur vero che durante il ventennio fascista la Libia subì l’onta del colonialismo mussoliniano, che tante opere depredò allo stato africano, per cui è anche giusto una sorta di rivalsa da parte della Libia nei confronti di chi la umiliò!Tuttavia, mi chiedo e vi chiedo se è giusto che in nome della ragione di stato e, soprattutto, del dio denaro una nazione e i suoi cittadini, agli occhi della comunità internazionale, vengano ridotti dai loro governanti a zerbini di un dittatore che in un recente passato fu fomentatore del terrorismo islamico? Se è vero che il fine giustifica i mezzi, altrettanto vero è che il troppo storpia.