LA VOCE DI KAYFA

IPOCRISIE ITALIANE: ALIMENTARE LA CULTURA DELLA LEGALITA'


Da più parti sempre più spesso leggo o sento dire che bisogna contribuire a far crescere in Parlamento e nel paese la cultura della legalità. Credo che tale aspettativa trovi concordi tutti al punto che saremmo pronti a sottoscrivere, senza se e senza ma, un manifesto o aderire a un referendum purché ciò avvenga. A leggerla meglio, però, l’aspettativa di cui sopra racchiude in sé una stonatura tanto acuta che può sfuggire solo a chi non vuole sentirla: se si deve contribuire a far crescere la cultura della legalità in Parlamento, ergo si devono educare gli illustri rappresentati dell’Italia eletti democraticamente dai cittadini – a dire il vero non più visto che i cittadini, votando, oggi possono esprimere la propria preferenza solo al partito, non più al candidato come avveniva un tempo, che sarà invece scelto dal partito – è segno che nel paese qualcosa non va in quanto sugli scranni parlamentari siederebbero degli analfabeti della legalità. È paradossale e, soprattutto, pericoloso che l’elite del paese debba essere educata alla legalità quando a essa è delegato il compito di emettere e approvare le leggi dello Stato! Come può un Parlamento di cui molti rappresentanti sono ignoranti in termini di cultura legale, oppure hanno avuto e hanno problemi con la giustizia esprimere delle leggi dello Stato a tutela della legalità e dei cittadini?Uno Paese il cui capo del governo e i suoi collaboratori si industriano in ogni modo pur di emanare e far approvare norme o leggi che congelino o annullino del tutto i processi e reati per i quali è imputato e accusato lo stesso capo del governo è un Paese anormale.Basterebbe che per legge si stabilisca che a nessun cittadino il quale abbia avuto e abbia problemi giudiziari sia concessa la possibilità di candidarsi al parlamento o rivestire cariche istituzionali e pubbliche e il problema della mancanza della cultura della legalità in Italia, in massima parte, sarebbe risolto.Purtroppo in questo paese tanti sono prodighi di ottimi suggerimenti ma nessuno ha il coraggio di andare a monte del problema: fino a che in Parlamento sarà possibile che siedano inquisiti, e sarà possibile a un imputato di assurgere a una delle massime cariche dello Stato, discutere sul far crescere la cultura della legalità nel paese significa prendere per i fondelli tutti quei cittadini onesti!Ieri il parlamento ha rifiutato alla magistratura l’autorizzazione a servirsi delle intercettazioni telefoniche per stabilire se l’ex Sottosegretario all’economia, Nicola Casentino, parlamentare del PDL, sia davvero il referente politico dei casalesi al governo come sostengono alcuni pentiti. Per dissipare i dubbi dei cittadini che tra i rappresentanti del governo si annidano  camorristi e mafiosi, non sarebbe stato meglio darla l’autorizzazione?Così non si costruisce la cultura della legalità – che, per inciso, dovrebbe essere il fondamento di ogni Stato democratico - ma quella del dubbio e della sfiducia nello Stato e nei suoi rappresenanti!