LA VOCE DI KAYFA

IL NETTARE DEGLI DEI (racconto erotico)


                                                        Distesa sotto una vite dai grappoli d’oro, la dea giace nuda sul manto di foglie, schiena alla luna. Il mento poggiato sulle dita intrecciate delle mani, i capelli lunghi le ammantano le rosse spalle. Maliziosa sorride al dio inginocchiato al suo fianco che, col grappolo nella mano, lascia cadere nel solco della sua schiena, uno dopo l’altro, i chicchi polposi, pizzicandoli con un dito affinché superino di slancio i glutei marmorei della divina, scomparendo nei meandri del desiderio. Risucchiati nel fuoco dei sensi, gli acini si sciolgono nel suo ventre di donna mentre silenziosa gode delle impertinenti carezze con cui il dio le sonda la femminiltà perché nessun chicco sfugga al suo glorioso destino.Quando del grappolo non rimane che lo spoglio serto, il dio getta il morto ramo al vento; inarcandole la schiena, la solleva dal suolo per ammirare il vivo gonfiore del suo desiderio pulsante. Rapito dalla natura bramosa di piacere, golosamente accosta la lingua ai nervosi lembi di carne che le pendono tra le cosce, lambendoli con gusto appassionato, suscitando nella dea un’intensa emozione accompagnata dai suoi gemiti e gridolini di gioia cui si accompagnano ripetute invocazioni di amore.Ubriaco di passione, il dio si drizza dietro di lei come uno stallone alla monta, e la penetra con colpi violenti che quasi le sfondano l’animo, macerando i chicchi serbati nel suo mistero, iniziando la divina vendemmia.In un crescendo di passione il vigore del dio ubbidisce alle suppliche della dea, desiderosa d’essere amata come volgare femmina d’uomo, e la possiede con ritmo incalzante.In preda all’ebbrezza, prossimo all'acme di quel delizioso idillio amoroso, il dio stacca delle gemme dalla vita che gli sfiora il capo; alcune le mangia, altre le offre all’avida bocca di lei, piegandosi col villoso torace sulla sua schiena entrandole sempre di più nell'anima. Sconvolta dall’estasi, la dea succhia con passione le gocce di vite, lambendo con la lingua le dita del dio accrescendone il desiderio. Sentendo il piacere ormai prossimo a sgorgare dall'animo del maschio come un fiume in piena, la dea leva il volto raggiante al cielo, implorando Zeus di preparare le anfore.Dal cielo invisibili mani tendono verso di lei vasi di creta.Con un sommesso respiro, il dio si placa nella sua compagna, riversando nel sacro abisso dei sui sensi la sua densa energia mentre amorevolmente le accarezza i fianchi. Esausta, la dea si volta su se stessa offrendo alle labbra del dio le mammelle colme di vita.Allorquando le mani divine si stringono alle coppe dei seni, dai turgidi capezzoli zampilli d’ambrosia si riversano nelle anfore, riempiendole del dolce miele che allieterà la mensa dell’olimpo. Compiuto l’ancestrale rito, il dio scivola sulla dea, affondandole  il viso tra le cosce. Premendole delicatamente il ventre con la mano, accosta la lingua alla pulsante femminilità per assaporare il gustoso nettare chiamato dagli uomini miele di donna, noto agli dei come schiuma d’Afrodite, allietando il palato col gusto dell’amore.                                                                Fine