Non solo i comici -
vedi Luciana Litizzetto – si chiedono perché per votare la sfiducia al governo si debba attendere fino al 14 dicembre, bloccando per una settimana i lavori alla Camera - guarda caso proprio quel ramo del Parlamento dove attualmente il governo non ha più la maggioranza - lasciando in attività solo il Senato. Anche il cittadino semplice che, per quanto gli è possibile, cerca di informarsi tra giornali, telegiornali e internet si pone questo amletico dilemma. Visto che ormai la situazione politica il Italia è allo stallo, se si fosse votato oggi anziché tra una settimana cosa sarebbe cambiato? Fini, Casini, Lombardo e Rutelli, unitamente ai loro parlamentari, hanno presentato una mozione contro il governo sostenuta da 85 firme che, sommate a quelle del Pd e dell’Idv, testimonia che la maggioranza non c’è più e dunque il governo è sfiducito. E allora, perché attendere la metà di dicembre per andare al voto quando i fatti asseriscono che Berlusconi non ha più i numeri per governare? Di spiegazione se ne sentono tante ma nessuna appare convincente, nemmeno quella della compravendita in corso di deputati da parte delle maggioranza per arginare la probabile sconfitta. Poiché in politica le data non vengono scelte mai a casaccio, è evidente che il 14 ha un suo particolare significato, ignoto ai più! Nell’attesa di quel fatidico giorno, si sprecano le illazioni sul perché di una simile lunga attesa. Soprattutto in presenza della tempesta economica che sta investendo i paesi dell’eurozona che, stando agli esperti, quanto prima potrebbe travolgere anche l’Italia se dovesse colpire, come appare sempre più probabile, il Portagallo e poi la Spagna. In presenza di una simile catastrofica eventualità non sarebbe stato saggio mettere da parte gli interessi personali e di partito – lo so, sono un ingenuo a ragionare così (sic) - e anticipare invece di posticiparla una decisione tanto importante per le sorti della Patria?