Chi si aspettava che il
cardinale Bagnasco Presidente della CEI, nella sua prolusione al Consiglio episcopale permanente, seppur indirettamente, si fosse riferito alla vicenda Ruby ammonendo il Presidente del Consiglio a un comportamento più consono per chi ricopre cariche pubbliche, come sentenzia l’articolo 54 della Costituzione, in parte è rimasto soddisfatto e in parte stupito se non addirittura deluso. Soddisfatto perché il cardinale ha dichiarato che chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda; stupito se non deluso perché Bagnasco non ha omesso un’indiretta critica ai Pm che indagano sulla vicenda segnalando come qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l'ingente mole di strumenti di indagine, mettendo dunque in discussione l’azione giudiziaria al pari che qualcuno si sentisse in diritto di criticare i rituali cattolici attuati durante la messa. Ognuno fa il proprio mestiere servendosi dei mezzi di cui dispone per ottenere il massimo dei risultati. Se i Pm di Milano hanno davvero dato fondo a un vasto schieramento di mezzi e di uomini per venire a capo della vicenda è perché, essendovi implicato il Capo del governo, l’uomo più potente del paese, per salvaguardare la persona e l’immagine della nazione era necessario servirsi di tutto e di più per chiarire i fatti! Se in questo momento c’è qualcuno che rema contro il paese e Berlusconi pare essere lo stesso cavaliere il quale, anziché presentarsi al cospetto dei magistrati per chiarire i fatti contestategli li attacca attraverso videoproclami in cui minaccia di punirli; irrompendo con arroganza e impeto durante la trasmissione
L’Infedele condotta da Gard Lerner su La Sette offendendo il programma, il conduttore e alcune ospiti in sala. Un atteggiamento totalmente in contrasto con la sobrietà auspicata dal Capo dello stato, dal Segretario di StatoVaticano Bertone, dal Papa e dallo stesso Baganasco all’indomani dello scoppio dello scandalo Ruby, a conferma della difficoltà in cui si trova in questo momento il Premier a causa della propria liberalità e magnanimità con cui sceglie chi invitare alle feste. La presenza del suo numero di cellulare sulle agende e sulle sim di alcune escort è la sintesi di questa superficialità ingiustificabile per un capo di governo anche perché, indirettamente, mette a rischio la sicurezza nazionale.Anziché sbraitare e minacciare ritorsioni verso chi sta semplicemente facendo il proprio dovere per cui è pagato dallo Stato, quindi dai cittadini sia di destra che di sinistra, per accertare la verità sarebbe meglio che Berlusconi si presentasse davanti ai Pm e raccontasse loro la sua verità sconfessando le accuse mosse contro di lui e contraddicendo le dichiarazioni di alcune testimoni secondo cui egli, pur sapendo che Ruby era minorenne, ebbe rapporti sessuali con la ragazzina. Fare chiarezza sulla vicenda, come stanno cercando di fare Ilda Bocassini e c., è un atto dovuto per il bene del paese. A tele proposito sarebbe il caso che il Premier collaborasse con i magistrati anziché minacciare ritorsioni nei loro riguardi.Essere eletti dalla maggioranza degli italiani non implica il sottrarsi alla legge bensì obbliga a sostenerla per tutelare il buon nome dell’Italia!