LA VOCE DI KAYFA

SVERSAVANO RIFIUTI A MARE PER TUTELARE IL PROPRIO PRESTIGIO E LE TASCHE


L’inchiesta della Procura di Napoli sullo sversamento a mare tra il 2006 e il 2008 di tonnellate di percolato che ha portato all’arresto di 14 persone tra cui l’ex Commissario all’emergenza rifiuti il Prefetto Corrado Catenacci, la ex vice di Bertolaso alla Protezione Civile Marta De Gennaro, e che vede tra i 38 indagati l’ex Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, truffa e disastro ambientale, impone a chi ha la memoria lunga di andare a ritroso nel tempo, ma nemmeno tanto. Precisamente all’estate del 2009 quando un gruppo di addetti alla manutenzione del depuratore di Cuma, che da mesi non percepivano lo stipendio, per protesta aprì le griglie di protezione riversando in mare liquami che si diffusero per tutto il litorale flegreo e casertano fino a Gaeta facendo gridare al disastro ambientale. Per smentire le voci insistenti di un inquinamento senza precedenti la Regione Campania, ancora preseduta da Bassolino, diede mandato all’ARPAC di analizzare le acque in modo da garantire i bagnanti e i consumatori di non correre rischi se vi si fossero immrdi o avessero mangiato del pesce pescato in quel tratto di mare. Seppure l’inchiesta della Procura di Napoli indaga su atti risalenti all’epoca in cui l’emergenza rifiuti in Campania era all’apice del suo dramma e si era alla disperata ricerca di soluzioni estreme per risolvere il disastro, leggere o ascoltare notizie che presuppongono accordi presi ai piani alti per scaricare a mare il percolato non può non riportare la memoria all’estate del 2009! Se davvero membri delle istituzioni avessero complottato a danno della salute pubblica per dare di sé un’immagine di efficienza e arricchirsi, essendo l’ARPAC uno strumento di indagine ambientale al servizio della Regione Campania, con tutto il rispetto dovuto a chi vi lavora, come può un cittadino non presumere che i dati forniti dall’agenzia sulla balneabilità del litorale flegreo, all’indomani dello sversamento in mare di liquami dal depuratore di Cuma, non fossero taroccati per salvaguardare il turismo e l’economia in quelle zone e tutelare gli interessi e il culo di che era al comando delle istituzioni regionali? Nell’attesa che si faccia lice sulla vicenda, non accenna a placarsi l’eco dell’affermazione del procuratore di Napoli Giandomenico Lepore durante la conferenza stampa di venerdì: “penso che non ci sia la volontà da parte delle forze politiche di risolvere il problema dei rifiuti, altrimenti a quest’ora sarebbe stato risolto”.Parole dure che si commentano da sole!