LA VOCE DI KAYFA

LA FAVOLA DEL POPOLO SOVRANO


La sensazione che si ha, leggendo e ascoltando le cronache politiche di questi giorni, è che in Italia sia davvero in corso uno scontro crescente tra poteri dello Stato - precisamente tra quello legislativo (il governo) e quello giudiziario (la magistratura) - causa l’accusa di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile mossa contro il Presidente del consiglio dai pm della Procura di Milano.  Tale sensazione è alimentata dall’atteggiamento marcatamente oltranzistico con cui il Premier sta affrontando la vicenda, accusando i pm di ordire un golpe giudiziario per scalzarlo dalla guida del paese, sovvertendo la volontà del popolo sovrano che nel 2008 lo ha eletto democraticamente. Una tesi, questa, più volte sostenuta dal cavaliere e dai suoi uomini per rintuzzare le accuse e i procedimenti penali che lo vedono imputato. Ripetuta, sembra, anche ieri durante l’incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica Napolitano alla presenza di Gianni Letta, dove il Premier avrebbe a un certo punto alzato la voce costringendo Napolitano ad intimargli di stare calmo, (ipotesi smentita da una nota del Quirinale)Tralasciando il condizionale, attenendoci unicamente ai fatti, seppure la forma lo confermerebbe, la sostanza smentisce il Premier quando dichiara che a eleggerlo è stato il popolo sovrano. L’Italia è una Repubblica Democratica di stampo parlamentare e non presidenziale. Dunque il popolo elegge - anzi dovrebbe eleggere dato che l'attuale legge elettorale consente di scegliere solo il partito mentre i candidati sono scelti a monte dalle segreterie - i suoi rappresentanti con il voto. A loro volta questi, una volta eletti, indicano al Presidente della Repubblica un nominativo da investire a capo del governo come stabilito dall’articolo 92 della Costituzione. In Italia di fatto avviene così, malgrado qualcuno furbescamente anni addietro ebbe la brillante idea di indicare sotto il nome e il logo del proprio partito o coalizione anche quello del candidato alla Presidenza del Consiglio dando una parvenza di presidenzialismo a un sistema tuttora parlamentare!Non è dunque vero che Berlusconi è stato eletto dal popolo, se non nella forma. La sostanza dimostra che a nominarlo capo del governo è stato il Presidente della Repubblica su indicazione del Parlamento come imposto dalla Costituzione.Del resto, se Berlusconi fosse stato veramente eletto dal popolo non si capisce come potrebbe il Parlamento deliberare se egli debba o no comparire davanti al Tribunale di Ministri per essere giudicato dei reati contestategli dai pm milanesi, sempre che i suoi avvocati riuscissero a dimostrare l’incompetenza del tribunale ordinario a giudicarlo.Stando così le cose, nella nostra ignoranza in materia giuridica, ci sembra logico che la scelta dovrebbe essere rinviata al popolo, magari con un referendum, anziché al Parlamento. Nel momento in cui sarebbe il Parlamento a dover decidere le sorti di Berlusconi è evidente che affermare d’essere stato eletto dal popolo sovrano è una sottile mistificazione che cozza contro i dettami costituenti. Anche perché, se Berlusconi dovesse dimettersi, prima di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni, il Presidente della Repubblica è tenuto a valutare se in parlamento esiste una maggioranza alternativa in grado di portare a compimento la legislatura. Se così fosse, non ci sarebbe bisogno di andare nuovamente alle urne come invece sostengono Berlusconi e altri rappresentanti della maggioranza. Ciò in virtù del fatto che l’Italia è una Repubblica parlamentare e non presidenziale. Invocare “il popolo sovrano” serve solo a confondere ancor di più le acque, già di per sé torbide causa vicende poco chiare che vedono come protagonista il Presidente del Consiglio. Meglio sarebbe se Berlusconi lasciasse che i magistrati facessero serenamente il loro dovere, lasciandosi processare senza gridare al golpe.La fallimentare manifestazione di ieri inscenata davanti al Tribunale di Milano da un gruppo di pidiellini capeggiati da Daniela Santanché inneggianti il Premier a resistere, cui hanno risposto passanti indignati al grido di vergogna, è la testimonianza che qualcosa non convince la gente. O quanto meno che una parte di quel popolo sovrano cui fa ripetutamente riferimento il Premier è stanco di essere tirato in ballo solo quando si tratta di salvaguardare gli interessi del capo del governo, sentendosi però trascurato nel momento in cui si tratta di tutelare gli interessi suoi e dei suoi figli.