Alla fine l’immagine simbolo della rivoluzione libica non sarà né la foto delle oceaniche adunate di piazza contro Gheddafi, né dei rivoltosi che sventolano la vecchia bandiera libica, né delle migliaia di cadaveri accatastati lungo le spiaggia libiche per essere seppelliti nella sabbia. Tantomeno quella dei barconi stracarichi di profughi in rotta verso le coste dell’Europa meridionale. Bensì il fotogramma del filmato trasmesso ieri sera dal
TG2 delle 20,30 in cui si vede un mercenario africano al soldo di Gheddafi in tuta mimetica, disteso a terra ferito immerso nel proprio sangue, circondato dalla folla pronta a linciarlo e un giovane che vi si getta sopra facendogli scudo col proprio corpo per proteggerlo!Pensando agli scempi perpetrati sulla popolazione inerme dagli sgherri del colonnello per difendere fino alla morte il proprio potere, quella scena davvero deve ritenersi l’emblema della rivoluzione libica. In quel gesto a difesa di chi, prezzolato da un folle, non si fa scrupoli a uccidere e violentare chiunque gli capiti a tiro si legge quanto sia sincera la voglia di libertà del popolo libico. Che a compierlo sia stato uno dei tanti giovani arabi che, dialogando e concordando in rete adunanze di massa contro il potere, hanno provocato la caduta a catena dei regimi di Bel Ali in Tunisia, Mubarak in Egitto e stanno mettendo alle strette Gheddafi, è la conferma che le nuove generazioni sono la speranza del domani; che sono pronte a lottare fino alla morte pur di liberarsi dalla dittatura. Ma non sono disposte a trasformarsi in criminali assetati di sangue pronti a uccidere in cambio di una manciata di dollari.La libertà e la difesa della propria dignità di uomini non hanno prezzo!