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L'UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI

Post n°59 pubblicato il 14 Marzo 2006 da kayfakayfa

L’uomo che realizzava i sogni viveva in una baita nel bosco.
Tutte le mattine, prima che l’aurora tingesse di rosa il cielo, usciva da casa, zaino in spalla, per recarsi al fiume. Ivi giunto, adagiava lo zaino sulla sponda; si sedeva sull’erba umida di brina; si levava scarpe e calzini, arrotolando i pantaloni alle ginocchia; traeva, una dopo l’altra, le bottigliette colorate dallo zaino, e le affiancava sulla riva come tanti soldati di un fragile esercito schierato per salutare il passaggio di un ufficiale. Stringendo in ambo le mani una bottiglia, ripetutamente entrava e usciva dall’acqua, riempiendole tutte. Quel rito quotidiano si esauriva prima che il sole sorgesse oltre le montagne.
Rientrato in casa, l’uomo che realizzava i sogni, sistemava le bottiglie sulle mensole affisse alle pareti. Sulla parete est, dov’era l’ingresso, troneggiavano bottiglie di colore rosa e celeste per quanti sognavano l’amore e una sincera amicizia; sulla parete sud, su cui si apriva l’unica finestra della casa, svettavano le bottiglie rosse, per coloro che bramavano travolgenti passioni e epiche avventure; sulle mensole ad ovest, affiancate alla credenza sopra il cucinino, erano riposte le bottiglie blu per tutti quelli che desideravano affermarsi professionalmente; sulla parete nord, dov’era il camino sempre acceso cui erano accostati il letto e il comodino ingombro di libri e una lampada ad olio, stava una fila di bottiglie bianche, ricoperte da uno spesso strato di polvere, imbrigliate in fitte ragnatele,  a testimonianza che mai erano state rimosse, per soddisfare quanti desiderassero un mondo scevro da malvagità, dove gli uomini vivessero in pace, rispettandosi gli uni con gli altri.
Finito di sistemare le bottiglie, l’uomo si sedeva al tavolo nel centro della casa; si accendeva la pipa in radica; chiudeva gli occhi e, fumando, iniziava a pensare, il viso velato dall’acre vapore che si sprigionava dal fornello, nell’attesa che qualcuno bussasse alla porta e chiedesse suggerimenti per come realizzare il suo sogno. Dopo averlo ascoltato, l’uomo che realizzava i sogni prendeva una delle bottiglie, la stappava e la porgeva all’ospite chiedendogli di bere l’acqua racchiusa.
Erano anni, non sappiamo esattamente quanti, forse un’eternità, che l’uomo che realizzava i sogni s’era assunto quel delicato compito. Nel corso del tempo un’infinità di persone s’erano avvicendate presso di lui per realizzare le proprie illusioni. Mai nessuno andando via scontento!
Un giorno, mentre preparava la minestra con le verdure raccolte nel bosco, alla porta bussò una giovane donna dai lunghi capelli ramati, lo sguardo triste.
L’uomo la salutò cordialmente. La ospitò in casa invitandola a mangiare con sé. Mentre assaporavano la minestra, chiese alla donna:
“Qual è il sogno che vuoi realizzare?”
“Desidererei che al mondo non esistessero persone come te, capaci di svelare alla gente il modo di realizzare i propri sogni!”
Ascoltandola, l’uomo restò perplesso. Si sistemò sulla sedia. Pulendosi le labbra col tovagliolo domandò:
“Perché?”
“La realizzazione di un sogno ne sancisce anche la morte.”
“E allora?” incalzò l’uomo dubbioso, portandosi alle labbra il bicchiere d’acqua. “ Sono tanti i sogni a disposizione d’ogni uomo che non bastano mille vite per realizzarli tutti.”
“E’ vero” convenne lei, il volto rischiarato da un pallido sorriso. “Ma non pensi che in questo modo si prolunga l’agonia degli uomini sulla terra? L’uomo deriva da Dio e a Dio deve tornare. Finché sarà schiavo del desiderio, concedendogli l’opportunità di appagare i propri desideri, rinvierà sempre l’inizio del cammino per ritornare alla casa del padre.”
I gomiti ritti sul tavolo, il mento poggiato sulle dita incrociate delle mani, fissando attentamente la donna, l’uomo meditava su quelle parole.
Alla fine, rizzandosi sulla sedia, con convinzione, rispose:
“Hai perfettamente ragione, aiutare gli uomini a realizzare le proprie illusioni li allontana da Dio. Da quest’istante chiuderò bottega e si arrangeranno da soli!”
“Ben detto” esultò lei. Afferrò il bicchiere e brindò al soffitto.
Dopo aver bevuto, si alzò e, sorridendo, fece:
“Bene, ora che anch’io ho realizzato il mio sogno, vado via.”
“Aspetta” disse l’uomo alzandosi dal tavolo. Si recò alla parete dove era la mensola con le bottiglie bianche e ne prese una. Vi soffiò sopra sprigionando nell’aria una densa nube di polvere, strappando via lo spesso strato di ragnatela che l’avvolgeva. “Solo se berrai quest’acqua il tuo sogno si realizzerà” fece, rivolgendosi alla donna porgendole la bottiglia.
Perplessa, l’ospite bevve disgustata e andò via.
 L’uomo che realizzava i sogni l’accompagnò alla porta: chiuse l’uscio solo quando l’immagine di lei si dileguò nella boscaglia.
Il sole era tramontato. L’uomo sparecchiò il frugale desco e, indossato il pigiama, si coricò aprendo un libro.
Al riparo della fitta boscaglia, la donna si svestì.
“Finalmente” disse tra sé, sorridendo soddisfatta. Man mano che rivestiva gli abiti nascosti nel terreno, la sua voce assumeva un tono sempre più cavernoso. "Quell’uomo mi aveva proprio stufato. Con quella sua maledetta mania di svelare a tutti il modo di soddisfare i propri desideri, facendo loro bere quella disgustosa acqua appantanata, stava causando la fine del mio regno.”

Emise un fischio sibilante: tra i cespugli, comparve uno stallone nero più della notte.
 Il diavolo lo cavalcò e si lanciò al galoppo nella selva.
Prima di spegnere la luce e addormentarsi, l’uomo che realizzava i sogni sorrise al soffitto.
“Povero Belzebù” pensò. “Credeva che non l’avessi riconosciuto. Bramoso di affermarsi, non ha pensato che l’unico modo perché gli uomini divengano facili prede del diavolo è proprio quello di offrire loro la possibilità di soddisfare ogni loro desiderio. Impedendo ciò, sfiniti dai tormenti dell’anima, implorano Dio, invocandone la grazia, rinnegando le passioni che li affliggono causa dei loro tormenti. Che stupido, il diavolo non si è reso conto che chiedendomi di realizzare il suo desiderio ha realizzato il mio: finalmente l’umanità intera ha intrapreso il cammino verso di me!”
Così pensando, Dio sbadigliò, spense la luce, e, dopo tanto tempo, non sappiamo quanto, finalmente riposò!

                                 Fine    

 

 

Commenti al Post:
aurora492005
aurora492005 il 14/03/06 alle 20:35 via WEB
non ho un commento, ancora non l'ho letto ...sono qui solo per n saluto e il tuo racconto lo stampo così dopo.....con calma me lo leggo ..grazie ,non so bene per cosa.....ma mi va così...ciao Eli
 
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 14/03/06 alle 21:11 via WEB
ciao a te,Eli
 
perdiamocidiv
perdiamocidiv il 12/01/08 alle 23:54 via WEB
Non ho ancora letto il libro anche se mi è stata offerta l'opportunità di leggero sul web...ma non l'ho ancora fatto...forse perchè sono una sognatrice della peggior specie....e forse sono la parte femminile dell'uomo che realizzava i sogni...!!!(non c'entra con gli dei o Dio eh)...guai a non avere sogni....e l'entusiasmo per realizzarli... buon fine settimana Tina
 
unamicoincomune
unamicoincomune il 21/08/08 alle 16:54 via WEB
Bellissimo racconto! L'ennesima vittoria del regno della Luce sul buio totale che avvolge l'umanità. Caro Kayfa, anch'io ho un sogno ma purtroppo mi sento tanto come il gabbiano Jonathan, reietto (in senso figurato) da una società che sembra sempre più uno stormo di stupidi gabbiani che non sanno volare alto ma che si affannano tanto per procurarsi pure soddisfazioni materiali. L'anima sembra aver perso le ali ed il materialismo la trascina sempre più verso il buio. Scusa per lo sfogo e di nuovo complimenti per il racconto. ciao
 
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