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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Agosto 2018

RAGGIOLO, DOPO LA PIOGGIA

Post n°1932 pubblicato il 28 Agosto 2018 da kayfakayfa
 

Anche Raggiolo, come tutti i paesi di montagna, dopo un temporale estivo assume un aspetto diverso dal solito; come se il maltempo lavasse via il maquillage estivo che  si era dato per la gioia dei turisti, svelandone la naturale essenza invernale. Passeggiare per le sue vie, dopo un acquazzone o una grandinata in piena estate, diventa un'esperienza mistica dovuta alla percezione di ritrovarsi fuori dal tempo, in contrapposizione con il calendario.

Grazie al brusco calo di temperature che si accompagna ai rovesci temporaleschi, i profumi diffusi nell'aria dei paesi di montagna si intensificano e, passeggiando per le vie di Raggiolo lavate dalla pioggia, ci ritroviamo a respirare intense fragranze di terra e cibo che rinfrancano l'animo, suscitando ataviche reminiscenze.

Un profumo che si sprigiona particolarmente nell'aria è quello dell'erba e della legna bagnate: essenza inimitabile che solo la natura sa produrre. Respirandola a pieni polmoni, è come se l'anima si concedesse allo spirito della natura, aleggiante in quei luoghi, per essere amata al fine di ritrovare se stessa.

L'immagine può contenere: spazio all'aperto

Mentre ci si inerpica per le irte stradine che si incuneano come serpi tra le case di pietra, edificate da antiche mani sulla roccia, per raggiungere l'apice del paese, bisogna fare ben attenzione a non scivolare sull'acciottolato muschioso reso insidioso dall'acqua: basta un piede in fallo e in un attimo ci si potrebbe ritrovare seduti doloranti sul selciato bagnato. Invocando aiuto senza che nessuno ci oda perché, sia durante che dopo la pioggia, i paesi di montagna si svuotano come se l'acquazzone lavasse via dalle strade qualsiasi ostacolo si frapponga al proprio scorrere, inclusi gli uomini che, timorosi e rispettosi della forza della natura, si serrano al sicuro delle case in attesa che il diluvio si plachi e le strade si asciughino.

Quando finalmente si giungerà in cima all'abitato, lo sguardo si perderà nella vastità del panorama reso desolante dalla fitta coltre di nebbia che, addensata come ovatta sui tetti delle case e sulle pendici dei monti, nasconde il paesaggio, incutendo la sensazione di trovarsi in una dimensione ignota, spiati dagli spettrali abitanti mimetizzati nell'avvolgente foschia.

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D'estate, dopo la pioggia, Raggiolo, riscopre la propria natura invernale: i filamenti di fumo che fuoriescono dai comignoli delle cucine sui tetti, si addensano nel proprio fluido pallore simili a spessi fili di lana lavorati a maglia da mano invisibili per tessere quella fitta coltre di caligine che, dopo un temporale, ammanta ogni dove. Ma senza la tetra complicità del gelo invernale il quale, acuendone lo spessore, nelle fredde giornate d'inverno rende palpabile l'invisibile, dando vita nella fantasia degli uomini a demoniache creature che si aggirano di notte per le vie del borgo alla ricerca di anime di cui nutrirsi; dissolvendosi  come nebbia al sole con i primi tepori primaverili, allorquando, iniziando il disgelo, i fiumi scorrono impetuosi a valle, portando via con sé gli incubi dell'inverno. 

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Dopo la pioggia, a Raggiolo le porte delle case, spalancate sulle strade fino a pochi attimi prima che iniziasse a piovere, sono rigorosamente serrate; così come le finestre e i lucernai, perché l'atmosfera che si respira in montagna dopo un acquazzone estivo è tipica dell'inverno, padrone assoluto di questi luoghi, dove la bella stagione si illude di imporre il proprio giogo astronomico. Ma basta un temporale per riordinare le gerarchie, rendendo a Cesare quel che è di Cesare. 

L'immagine può contenere: spazio all'aperto

D'estate, dopo la pioggia, anche Raggiolo riscopre se stesso!

 
 
 

FICO FA NOTIZIA SOLO QUANDO HA LE MANI IN TASCA

Post n°1931 pubblicato il 25 Agosto 2018 da kayfakayfa

Il 23 maggio scorso, partecipando alla commemorazione del 26° anno dalla strage di Capaci in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta - Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro - il neo presidente della Camere Roberto Fico fu, giustamente, oggetto di critiche da parte delle opposizioni e di molti media per aver tenuto le mani in tasca, anche se solo per pochi secondi, durante l'esecuzione dell'Inno di Mameli.

Come sempre accade in politica, dove il benché minimo passo falso dell'avversario politico, viene amplificato oltre misura per dimostrarne l'inaffidabilità e l'incapacità di governare, tutte le opposizioni, Pd in testa, e i media che fino al 3 di marzo avevano sostenuto i governi di centrosinistra, colsero quel passo falso di Fico come pretesto per attaccare il M5S che aveva vinto le elezioni con oltre il 30% di preferenze rispetto ai votanti.

A distanza di meno di tre mesi da quell'episodio, il Presidente della Camera si è distinto per essere stato l'unico leader della maggioranza di governo M5S-Lega a criticare apertamente l'operato di Matteo Salvini riguardo i 177 migranti in "ostaggio" sulla Diciotti, invitandolo ad autorizzarne lo sbarco immediato, beccandosi una risposta non certo lusinghiera da parte del leader leghista: "Tu fai il titolare della Camera, io faccio il Ministro dell'Interno".

Eppure la querelle tra Salvini e l'alleato di governo pentastellato è scomparsa dai giornali, dai telegiornali e talk show, i quali danno invece ampio risalto al sostegno a Salvini del Premier Conte, e di Luigi Di Maio, capo del M5S nonché vice premier e Ministro del Lavoro, i quali si scagliano contro l'Europa, minacciando - Di Maio - di non pagare la rata di 20 miliardi di fondi dovuta dall'Italia all'UE. Minaccia annacquata dal Ministro degli Esteri Moavero il quale ha affermato che gli impegni economici con l'Europa vanno rispettati.

Fin dall'indomani delle elezioni del 4 marzo, quando era oramai chiaro chi avesse vinto le elezioni - M5S e Lega -, chi le avesse malamente perse - Forza Italia e Pd -, ma soprattutto quale eventuale maggioranza di governo si prospettava, è stato palese che l'interesse della stragrande maggioranza dei media era quello di mettere in risalto, in alcuni casi oltre il dovuto come fu appunto per le mani in tasca di Fico, tutto ciò che poteva testimoniare agli occhi dell'opinione pubblica l'incompetenza e la dabbenaggine di alcuni membri di quella maggioranza, soprattutto in chiave M5S.

Oggi che Fico si è apertamente schierato contro Salvini, beccandosi dal Ministro degli Interni frasi poco lusinghiere tanto che il Ministro del Mezzogiorno Barbara Lezzi si è rivolta al collega del Viminale invitandolo a rispettare la terza carica dello Stato, quegli stessi giornali, telegiornali e programmi di approfondimento giornalistico che per giorni si scagliarono contro Fico per quelle inopportune mani in tasca, oggi danno l'impressione di non vedere quale sia la posizione del Presidente della Camera. Forse perché temono che, dandogli risalto, farebbero un involontario favore al M5S, mettendolo in buona luce rispetto all'alleato leghista?

La stampa ha il diritto di informare, sempre e comunque. Non a corrente alternata, alzando o abbassando il volume a seconda di a chi fa comodo che certe notizie siano udibili e altre taciute. O diffuse con il silenziatore al fine di dimostrare, se qualcuno protestasse per la mancata informazione, di averla data: è colpa degli altri se sono sordi o non hanno attaccate le cuffie alle casse! 

 
 
 

PONTE MORANDI: L'ENNESIMA GUERRA TRA GUELFI E GHIBELLINI

Post n°1930 pubblicato il 19 Agosto 2018 da kayfakayfa
 

In questo paese in cui l'eterno conflitto tra guelfi e ghibellini cova sotto le ceneri, per poi ravvivarsi non appena se ne presenta l'occasione, il crollo del ponte Morandi a Genova è stato come soffiare sulle polveri per vivificare la fiamma.

Subito sui social, ma non solo, si è scatenata una ridda di commenti/scontri tra quanti condividono la scelta del governo di revocare seduta stante la concessione della gestione alla società Autostrade spa del Gruppo Benetton, e chi invece ritiene che, così facendo, si crei un precedente pericoloso in quanto si metterebbe discussione lo Stato di Diritto poiché, prima di revocare la concessione, bisogna seguire l'iter previsto dalla legge, anziché scavalcarla malgrado la tragicità dell'evento. Revocare a prescindere da quelli che saranno i risultati dell'inchiesta della magistratura e non attenendosi alle clausole contrattuali  sarebbe un gesto di autoritarismo da parte del governo che, così facendo, infrangerebbe la legge, (essendo il potere legislativo del Parlamento, il governo non potrebbe varare un decreto legge per modificare la legge che regolamenta le privatizzazioni, ponendolo all'approvazione del Parlamento, senza nemmeno porre la fiducia perché è improbabile che qualcuno voti contro un provvedimento teso a tutelare cittadini? In meno di quindici giorni modificarono la legge pensionistica, rovinando la vita a migliaia di italiani, possibile che non si possa fare lo stesso in questo caso?)

È superfluo aggiungere che quanti sostengono questa seconda versione, sposata in blocco dalle opposizioni, accusano di populismo coloro che invece sostengono la revoca a prescindere posta in corso dal governo. Viceversa chi appoggia la tesi delle opposizioni, viene additato come  un "sostenitore dei poteri forti" da parte di chi è  per la revoca a monte.

Cercando di mettere da parte gli istinti di pancia - è difficile davanti a un'immane tragedia come quella di Genova, non solo per i morti e la distruzione derivanti ma anche perché da quel maledetto 14 agosto qualunque automobilista transiti su un ponte o un viadotto autostradale italiano non si sente più sicuro, tirando un sospiro di sollievo ogni qualvlta ne attraverserà uno, magari infrangendo tutti i limiti di velocità, Bertolaso docet - è evidente che il crollo del ponte Morandi, come più di un tecnico ha sottolineato, non può avvenire all'improvviso dalla mattina alla sera; che molto probabilmente c'erano delle condizioni di criticità non rivelate che ne hanno causato il cedimento. Un dato incontestabile è che il ponte, a partire dagli anni ottanta, era in perenne manutenzione a conferma che la sua struttura presentava oggettivamente delle problematiche. Diversamente non si comprende il perché di tali ripetuti  interventi di revisione!

Toccherà ai responsabili dell'inchiesta stabilire cosa, in fase di manutenzione, possa essere sfuggito agli addetti ai lavori, in primis afgli ingegneri, per cui non ci si sarebbe resi conto del reale pericolo che il ponte rappresentava.

Questo punto, a mio avviso, potrebbe risolversi a favore della società Autostrade: se il dipendente di un'azienda, pubblica o privata, commette un'inadempienza nei confronti di un cliente, il cliente non si rivarrà verso il dipendente ma presenterà reclamo ufficiale direttamente all'azienda da cui si sente gabbato; appurato il danno, l'azienda risarcirà il cliente, porgendo le proprie scuse. Quindi convocherà il dipendente inadempiente, attivando azioni disciplinari  nei suoi confronti, giungendo perfino al licenziamento se il danno commesso è incommensurabile e ha leso in maniera irreparabile l'immagine aziendale. Ovviamente il dipendente a sua volta attiverà una procedura di contestazione legale all'azienda, rimanendo comunque sospeso dal servizio e con lo stipendio congelato fino a quando il giudice non si pronuncerà, stabilendo se il licenziamento è giusto oppure se, come sostiene il dipendente, l'errore è conseguenza delle condizioni di lavoro proibitive in cui era costretto a lavorare e quindi l'azienda è corresponsabile, stabilendo il reintegro del lavoratore, il quale potrà scegliere se tornare a lavoro o "accontentarsi" di un congruo rimborso economico.

Poiché a fare i controlli sul ponte non sono fisicamente né i membri della famiglia Benetton, né tantomeno i vertici di Autostrade spa, ma i tecnici e gli operai stipendiati per tale funzione, è presumibile che la società avvierà un'inchiesta interna per risalire ai responsabile della manutenzione per stabilire se hanno commesso qualche errore di valutazione o di negligenza, in particolare gli ingegneri, e, una volta appurate eventuali responsabilità, rivalersi contro di loro legalmente.

Il problema della revoca della concessione, al di là degli aspetti formali in chiave di diritto, apre agli occhi del cittadino comune scenari inquietanti in quanto, a questo punto, viene naturale chiedersi: nell'attesa che la revoca della concessione sarà confermata, chi curerà la manutenzione del tratto autostradale, più dell'80%, gestito dal gruppo Benetton? La stessa concessionaria, aspettando la sentenza definitiva del contenzioso tra Stato e Autostrade spa per la conferma o l'annullamento della revoca? O la gestione di Autostrade verrò congelata e, nell'attesa di conoscere i risultati dell'inchiesta, verrà concessa a terzi con la supervisione del Ministero dei Trasporti?

Aspettando di conoscere gli sviluppi di questa intricatissima vicenda che avrà sicuramente dei lunghissimi strascichi legali e giudiziari, al momento, il conflitto tra guelfi e ghibellini sembra essersi attenuato. soprattutto dopo alcune dichiarazioni di alcuni esponenti della politica e della cultura di sinistra, premesso che in Italia esista ancora la sinistra, che, andando controcorrente, hanno affermato essere "sacrosanta" la revoca della gestione a Autostrade spa - Stefano Fassina di LeU a In Onda su La sette il 17 agosto, con il sostegno di Rifondazione comunista,  e la giornalista Lucia Annuziata che  il 16 agosto sull'Huffingtonpost ha scritto un editoriale di fuoco contro i vertici del gruppo Autostrade in cui, seppure mettesse in evidenza che la revoca della concessione "ha tutte le stigmate di un governo che non vuole fare i conti con i diritti acquisiti, con le regole istituzionali", aggiunge, "Ma, francamente, in questo caso è difficile difendere i diritti di un'azienda che non ha a cuore i diritti di tutti" - gli animi sembrano essersi un tantino sopiti a conferma che molti che si scagliano contro chi sostiene i "populisti", irridendoli e accusandoli di pressapochismo e idiozia, a loro volta orientano le proprie opinioni, non in rapporto a un ragionamento personale ma  a seconda della direzione sueguita dal proprio referente politico; ponendosi di fatto nella stessa condizione di chi irridono che, a loro dire, seguirebbero come topi il pifferaio magico.

Gli applausi di ieri durante i funerali delle vittime al Presidente Mattarella e agli esponenti del governo, unitamente alle contestazioni al Segretario reggente del Pd Martina, sono la conferma di quale sia in questo momento lo stato d'animo di una buona fetta del paese - avrei voluto scrivere "del paese intero", ma ho preferito limitarmi perché qualcuno si sarebbe potuto risentire non riconoscendosi in quella condizione interiore.

Siamo e saremo sempre un paese di guelfi e ghibellini, non dimentichiamolo!

 
 
 

LA NOTA STONATA NON ESISTE

Post n°1929 pubblicato il 18 Agosto 2018 da kayfakayfa

Una delle locuzioni più comuni che spesso utilizziamo nel nostro linguaggio per indicare qualcosa aliena fuoriesce da un contesto in cui appare improvvisamente è "nota stonata". Tuttavia, se riflettiamo, la cosiddetta "nota stonata", di per sé, non è affatto stonata. Nel senso che la sua improvvisa presenza in un complesso non dovutole è conseguenza di una scelta arbitraria, seppure inconsapevole, dell'individuo.

La nota stonata è tale semplicemente perché siamo noi che con la nostra disattenzione, idiozia, le consentiamo di farsi larghi nel sistema fino a forzarne le regole, mettendolo in discussione, rischiando di rendere eterogeneo ciò che deve essere omogeneo.

Tuttavia non significa che qualsiasi cosa indichiamo come nota stonata lo sia per sua natura. Basta che inseriamo quella stessa nota in un contesto che le appartiene e l'omogeneità, la melodia della struttura viene garantita, se non addirittura esaltata.

Paragonando ogni singolo individuo a una singola nota, otteniamo che l'unione di più individuo dà vita a uno spartito musicale la cui melodia non verrà stroncata fino a quando in esso non irromperà la nota stonata, ossia un individuo avulso da quel contesto che con la propria presenza metterà in discussione l'intero sistema.

Ovvio che, proprio per questa loro caratteristica di frantumare l'ordinamento di un sistema, le note stonate  sono bandite da qualunque organismo, o quantomeno tenute sotto stretto controllo perché facciano medo danni possibili.

Eppure, paradossalemente, la loro presenza è indispensabile per garantire la durata di un sistema.

Mi spiego: tutto ciò che funziona in maniera perfetta, non solo non sembra richiedere manutenzione, ma induce a distogliervi l'attenzione in quanto, così si dice, il "meccanismo va da sé".

Certo, va da sé fino a quando non compare, e prima o poi comparirà, la variabile indipendente, ossia la nota stonata, la quale, propria per la scarsa vigilanza derivata dalla sicurezza di trovarci al cospetto di un sistema perfetto, inducendo ad abbassare la guardia ha fatto sì che la nota stonata vi si introducesse e iniziasse a logorare il sistema fino a rallentarlo o, addirittura, bloccarlo.

In virtù di ciò qualunque sistema perfettamente funzionante non deve mai farsi trovare impreparato all'improvvisa apparizione della nota stonata. Deve munirsi a monte di adeguate misure per individuare l'avvento della variabile,  bloccarla e bandirla da sé se vuole durare nel tempo.

Ciononostante non è detto che la presenza di "una nota stonata", non possa risolversi in un miglioramento del sistema. Il tutto è vincolato alla bravura del direttore d'orchestra che deve valutare se l'inserimento di quella nota nello spartito non possa arricchirlo mediante arrangiamento. Ciò sicuramente richiederà un lungo lavoro di revisione dell'intero "spartito", ma se si valutasse che l'inserimento della nota stonata, dopo un'accurata rettifica dell'intero sistema, potrebbe rinverdire "l'opera", da nota stonata, quella variabile si trasformerà nella cosiddetta "ciliegina sulla torta".

Senza dimenticare l'esistenza della musica dodecafonica che all'orecchio impreparato suonerà come un'unica, lunga stonatura; viceversa segue dei canoni ben precisi, diversi da quelli della musica classica, che solo chi ne conosce le regole di composizione può comprendere e apprezzare.

Morale: non esistono note stonate. Ma semplicemente singole note che, a secondo di come vengono messe in comunione tra di loro, o singolarmente inserite in uno spartito preesistente, possono dare vita a una melodia piacevole o disprezzabile; oppure arricchire o  infrangere uno spartito preesistente.

La scelta finale spetta sempre agli uomini! 

 
 
 

PONTE MORANDI, LE DICHIARAZIONI DI BERTOLASO LASCIANO INTERDETTI

Post n°1928 pubblicato il 17 Agosto 2018 da kayfakayfa
 

Durante la puntata di In Onda su La Sette del 15 agosto scorso dedicata al crollo del ponte Morandi a Genova del giorno prima - in cui hanno perso la vita 39 persone; 16 i feriti e centinaia gli sfollati dalle case sottostanti essendo serio il rischio che il resto della struttura possa collassare da un momento all'altro - l'ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso ha rilasciato una dichiarazione che, detta da lui che dal 2001 al 2010 ha ricoperto il vertice estremo della struttura della Presidenza del consiglio preposta a "mobilitare e coordinare tutte le risorse nazionali utili ad assicurare assistenza alle popolazioni in caso di grave emergenza", ha del surreale: "quando passavo su quel ponte, se il traffico me lo permetteva, violavo tutti i limiti di velocità per attraversarlo in fretta".

Una dichiarazione, quella di Bertolaso, che lascia interdetti, non fosse altro perché l'ex capo della P. C. - rinviato a giudizio per omicidio colposo plurimo e lesioni, poi assolto in Cassazione, per aver detto durante una telefonata del 30 marzo del 2009, intercettata, all'assessore abruzzese Daniela Stati, "la commissione grandi rischi? Un'operazione mediatica. Vogliamo tranquillizzare la gente", in relazione allo sciame sismico che da mesi martoriava il territorio, mettendo in allarme i cittadini che temevano che le scosse lasciassero presagire l'imminenza di un terremoto - il 6 aprile del 2009, una settimana dopo quella telefonata, ci fu il terremoto che rase al suolo il capoluogo abruzzese e altri comuni con centinaia di morti e feriti e migliaia di sfollati - esplicitamente ammette di essere a conoscenza della pericolosità del ponte Morandi.

Ogni qualvolta il paese era ferito da un terremoto, soprattutto se in zone già colpite in passato da un evento simile, sia Bertolaso che gli esperti dell'INGV non mancavano di ripetere che i terremoti non si possono prevedere ma prevenire costruendo in maniera adeguata.

Poiché riguardo al ponte Morandi, stando alla sua affermazione televisiva, l'ex capo della P. C. lascia intendere di essere ben consapevole della sua pericolosità, sarebbe interessante sapere se tale consapevolezza fosse dovuta a una sua sensazione personale quando lo attraversava o fosse invece frutto di un'accurata conoscenza dei fatti che, per il ruolo che ricopriva, gli permetteva di essere costantemente ragguagliato con indiscutibili dati tecnici. E, in quest'ultimo caso, sarebbe interessante sapere se avesse, come è presumibile ritenere abbia fatto, esposto il pericolo del ponte Morandi a chi di dovere, la Presidenza del Consiglio, affinché intervenisse per sollecitare il concessionario che aveva in gestione quel tratto di autostrada, Atlantia del Gruppo Benetton, perché lo mettesse adeguatamente in sicurezza.

Domande che trovano il tempo che trovano visto che il ponte è venuto giù portandosi dietro morte e distruzione. Seppure a causarne il crollo non è stato un imprevedibile terremoto ma, probabilmente, un'inadeguata manutenzione, ergo prevenzione. Ovviamente tutto ciò lo stabilirà la magistratura!

 
 
 

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