Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Maggio 2018

SU DI MAIO E SALVINI ALEGGIA L'OMBRA DEL CAIMANO

Post n°1896 pubblicato il 15 Maggio 2018 da kayfakayfa
 

Stando alle cronache di ieri mattina riportate dai giornali e dai telegiornali, sembrava praticamente cosa fatta l'accordo di governo Lega-M5S. Addirittura, prima che le delegazioni dei rispettivi partiti salissero nel pomeriggio sul Colle per riferire a Mattarella, pare che Di Maio e Salvini si fossero nuovamente incontrati per mettersi d'accordo su cosa dire al capo dello Stato per evitare di cadere in contraddizione l'uno con l'altro.

Chi ha poi seguito la conferenza stampa tenuta da Di Maio all'uscita dall'incontro con il Presidente, avrà certamente notato con quanta soddisfazione il capo del M5S comunicava ai giornalisti di aver chiesto ancora qualche giorno al Presidente per mettere a punto gli ultimi dettagli del contratto di governo e la puntualizzazione che, di comune accordo con Salvini, nessun nome sarebbe stato fatto ai giornalisti riguardo al probabile candidato premier né per gli eventuali ministri. Contraddicendo se stesso visto che alcuni giorni prima delle elezioni lo stesso Di Maio si presentò al colle con la lista dei ministri di un presunto governo M5S già pronta per mostrarla a Mattarella che delegò altri all'incontro.

In pratica il pacato ottimismo mostrato davanti alle telecamere dal leader pentastellato lasciava presagire che davvero mancasse poco all'accordo con la Lega.

A raffreddare le speranze, l'aria grigia con cui Salvini, uscendo dalle consultazioni con Mattarella, si è rivolto ai giornalisti: dalle sue parole si è subito capito che qualcosa doveva essere andato storto; che, all'atto in cui ci si era trovati al cospetto con Mattarella, le cose avevano assunto una piega diversa da quanto gli accordi con Di Maio, e forse con lo stesso Presidente Mattarella, lasciassero supporre.

Fatto sta che, contenendo a stento la propria irritazione, Salvini ha fatto capire che qualcuno aveva infranto i "patti", che lui non ci sta a governi fantoccio.

Al momento nessuno sa con certezza, nemmeno i "retroscenisti" dei grandi giornali, cosa sia esattamente successo nella sala delle consultazioni, prima tra Di Maio e Mattarella e poi tra il Presidente e Salvini.

Da quello che si può immaginare, visti gli umori discordanti dei due leader all'uscita dai colloqui, c'è da presumere che durante gli incontri Mattarella possa aver posto dei veti sul nome del probabile premier o di qualche ministro, magari su quello della giustizia, o chiesto modifiche incisive al programma di governo. Istanze che avrebbero trovato sostegno nei pentastallati, forse perché loro stessi non erano tanto convinti sia sui nomi che su parte del programma; suscitando invece il malcontento in Salvini, e indirettamente di tutto il centrodestra: non a caso il leader leghista a un certo punto, rivolgendosi ai giornalisti, ha chiamato in causa il presidente Berlusconi e il Presidente Meloni a conferma che il centrodestra è tutt'altro che diviso per via dell'accordo di governo della Lega con il M5S.

Sembra che questa mattina le delegazioni di Lega e M5S torneranno a incontrarsi ma senza i rispettivi leader. Un segnale che non lascia presagire nulla di positivo.

Dato che da sabato mattina Silvio Berlusconi è stato riabilitato dal tribunale del riesame di Milano per cui può già essere candidabile - lo sarebbe stato comunque tra sei mesi - c'è chi, dietro quest'improvviso cambiamento di umore di Salvini, non esclude si nasconda l'ombra del caimano il quale sarebbe proprietario del simbolo della Lega, come ha raccontato Gigi Moncalvo ex direttore de La Padania, e dunque terrebbe per il guinzaglio il leader leghista.

Al di là delle ipotesi tutte da verificarsi, forte è la sensazione che, nella foga di voler andare a ogni costo al governo, il M5S possa essere caduto vittima di un tranello tesogli da Berlusconi il quale, come già fece in passato con D'Alema per la bicamerale e poi con Renzi per il Patto del Nazareno, anche questa volta, all'ultimo minuto, quando ormai i giochi sembravano fatti, dopo aver dato il via libera a Salvini per un contratto di governo con il M5S, abbia deciso di far saltare il tavolo delle trattative imponendo la propria volontà e interessi su tutto e su tutti; dimostrando che nessuno può sopravanzarlo; che, politicamente parlando, in Italia non si muove foglia se non lo vuole lui.

L'ombra del caimano aleggia su tutto e su tutti! 

 
 
 

LA DEMOCRAZIA E' IN AGONIA

Post n°1895 pubblicato il 09 Maggio 2018 da kayfakayfa
 

 

E alla fine, tanto che fecero, la 18° legislatura partirà, se partirà, con un governo a tempo determinato imposto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il quale, preso atto che dopo sessanta giorni dall'esito del voto, non esiste una maggioranza parlamentare in grado di garantire la formazione di un esecutivo politico, stanco delle vane rassicurazioni di Salvini, Di Maio di essere pronti a governare insieme o col PD - questa ultima possibilità la sosteneva il leader grillino come alternativa a Salvini - ha deciso di intervenire in prima persona per dare al paese un governo con scadenza a dicembre 2018, nemmeno fosse uno yogurt.

Sempre che tale governo trovi il sostegno parlamentare - Di Maio ha già fatto sapere che il M5S non sosterrà alcun governo tecnico o del Presidente - diversamente si dovrà andare nuovamente al voto. Quando? Non si sa! Stando a quanto si legge o si ascolta, Salvini e Di Maio vorrebbero andare alle elezioni già a luglio, dando vita a una sorta di ballottaggio tra Lega e M5S. Cosa impossibile in quanto non si rispetterebbero i 60 giorni necessari previsti dalla legge per il preavviso elettorale da dare agli italiani all'estero. E poi ci sarebbe il pericolo che cadendo le urne in piena estate, ciò scoraggi gli italiani dal recarsi ai seggi, incrementando ulteriormente il numero degli astenuti, sempre più il primo partito italiano.

La seconda la seconda soluzione sarebbe quella di votare in autunno. Ma anche questa non andrebbe bene in quanto entro quella data bisogna varare la finanziaria per scongiurare l'aumento dell'IVA. Meglio dunque un governo che duri fino alla fine dell'anno, giusto per portare avanti le incombenze internazionali e finanziarie e poi andare al voto, magari nella prossima primavera se non prima.

Ok, vada per questa scelta. Ma con quale legge elettorale, visto che perfino molti che votarono la fiducia al rosatellum oggi attribuiscono lo stallo politico in corso all'attuale legge elettorale?

La sensazione è che, una volta insediatosi, il cosiddetto governo del Presidente durerà più del previsto; almeno fino a quando i partiti sconfitti dalle urne il 4 marzo, FI e PD, non riusciranno a rifondarsi e a riacquistare credibilità nel proprio elettorato, recuperando parte dei milioni di voti persi confluiti nella Lega e nel M5S.

Tuttavia c'è da scommettere che, tra i due vincitori, chi avrà vita dura sarà il M5S, seppure con i numeri che ha può fare un'opposizione intransigente, mettendo in seria difficoltà il governo quando si tratterrà di votarne i provvedimenti in Parlamento. Per quanto concerne la Lega, invece, è presumibile che Salvini ingoi il rospo e segua, senza colpo ferire, Berlusconi, tenuto conto che, dopo le reiterate promesse di dare in breve tempo un governo al paese con l'appoggio del M5S, il leader leghista ha dovuto rivedere la propria decisione visto che Di Maio non ne vuole sapere di fare un governo con dentro FI, mentre Berlusconi non solo non vuole saperne del M5s ma non vuole essere subalterno a Salvini né a chiunque vorrebbe imporre le proprie scelte politiche senza tenere conto di quelle dell'ex cavaliere.

L'unica certezza è che, alla fine, qualunque governo si faccia, sarà un governo che non rifletterà la volontà espressa nelle urne.

Ma ormai noi italiani ci stiamo sempre più abituando che la nostra volontà elettorale venga disattesa ogni qualvolta infrange gli interessi dei partiti di vecchio stampo o contrasti i dettami dell'Europa, dei mercati e delle lobby, ( vedi alcuni referendum tipo quello per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, da lì abolito dalla volontà popolare e da lì ripristinato sotto forma di rimborsi elettorali dai partitiquello che decretò che l'acqua doveva restare pubblica e invece l'hanno comunque privatizzataquello per le trivellazioni a mare, osteggiato sia dal Presidente della Repubblica Napolitano sia da quello del Consiglio Renzi; il referendum del 4 dicembre 2016 che bocciò la riforma costituzionale Boschi/Renzi e che, malgrado tutto, i partiti, Pd in testa, vorrebbero invece realizzare a ogni costo perché, a loro dire, sarebbe necessaria per il bene del paese...).

Con buona pace per la democrazia che in Italia sta lentamente assumendo sempre più i contorni di mera un'utopia!  

 
 
 

LA DEMOCRAZIA E' IN AGONIA

Post n°1894 pubblicato il 08 Maggio 2018 da kayfakayfa
 

 

E alla fine, tanto che fecero, la 18° legislatura partirà, se partirà, con un governo a tempo determinato imposto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il quale, preso atto che dopo sessanta giorni dall'esito del voto, non esiste una maggioranza parlamentare in grado di garantire la formazione di un esecutivo politico, stanco delle vane rassicurazioni di Salvini, Di Maio di essere pronti a governare insieme o col PD - questa ultima possibilità la sosteneva il leader grillino come alternativa a Salvini - ha deciso di intervenire in prima persona per dare al paese un governo con scadenza a dicembre 2018, nemmeno fosse uno yogurt.

Sempre che tale governo trovi il sostegno parlamentare - Di Maio ha già fatto sapere che il M5S non sosterrà alcun governo tecnico o del Presidente - diversamente si dovrà andare nuovamente al voto. Quando? Non si sa! Stando a quanto si legge o si ascolta, Salvini e Di Maio vorrebbero andare alle elezioni già a luglio, dando vita a una sorta di ballottaggio tra Lega e M5S. Cosa impossibile in quanto non si rispetterebbero i 60 giorni necessari previsti dalla legge per il preavviso elettorale da dare agli italiani all'estero. E poi ci sarebbe il pericolo che cadendo le urne in piena estate, ciò scoraggi gli italiani dal recarsi ai seggi, incrementando ulteriormente il numero degli astenuti, sempre più il primo partito italiano.

La seconda la seconda soluzione sarebbe quella di votare in autunno. Ma anche questa non andrebbe bene in quanto entro quella data bisogna varare la finanziaria per scongiurare l'aumento dell'IVA. Meglio dunque un governo che duri fino alla fine dell'anno, giusto per portare avanti le incombenze internazionali e finanziarie e poi andare al voto, magari nella prossima primavera se non prima.

Ok, vada per questa scelta. Ma con quale legge elettorale, visto che perfino molti che votarono la fiducia al rosatellum oggi attribuiscono lo stallo politico in corso all'attuale legge elettorale?

La sensazione è che, una volta insediatosi, il cosiddetto governo del Presidente durerà più del previsto; almeno fino a quando i partiti sconfitti dalle urne il 4 marzo, FI e PD, non riusciranno a rifondarsi e a riacquistare credibilità nel proprio elettorato, recuperando parte dei milioni di voti persi confluiti nella Lega e nel M5S.

Tuttavia c'è da scommettere che, tra i due vincitori, chi avrà vita dura sarà il M5S, seppure con i numeri che ha può fare un'opposizione intransigente, mettendo in seria difficoltà il governo quando si tratterrà di votarne i provvedimenti in Parlamento. Per quanto concerne la Lega, invece, è presumibile che Salvini ingoi il rospo e segua, senza colpo ferire, Berlusconi, tenuto conto che, dopo le reiterate promesse di dare in breve tempo un governo al paese con l'appoggio del M5S, il leader leghista ha dovuto rivedere la propria decisione visto che Di Maio non ne vuole sapere di fare un governo con dentro FI, mentre Berlusconi non solo non vuole saperne del M5s ma non vuole essere subalterno a Salvini né a chiunque vorrebbe imporre le proprie scelte politiche senza tenere conto di quelle dell'ex cavaliere.

L'unica certezza è che, alla fine, qualunque governo si faccia, sarà un governo che non rifletterà la volontà espressa nelle urne.

Ma ormai noi italiani ci stiamo sempre più abituando che la nostra volontà elettorale venga disattesa ogni qualvolta infrange gli interessi dei partiti di vecchio stampo o contrasti i dettami dell'Europa, dei mercati e delle lobby, ( vedi alcuni referendum tipo quello per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, da lì abolito dalla volontà popolare e da lì ripristinato sotto forma di rimborsi elettorali dai partiti; quello che decretò che l'acqua doveva restare pubblica e invece l'hanno comunque privatizzata; quello per le trivellazioni a mare, osteggiato sia dal Presidente della Repubblica Napolitano sia da quello del Consiglio Renzi; il referendum del 4 dicembre 2016 che bocciò la riforma costituzionale Boschi/Renzi e che, malgrado tutto, i partiti, Pd in testa, vorrebbero invece realizzare a ogni costo perché, a loro dire, sarebbe necessaria per il bene del paese...).

Con buona pace per la democrazia che in Italia sta lentamente assumendo sempre più i contorni di mera un'utopia!  

 
 
 

E' IN ARRIVO IL PATTO DEL NAZARENO BIS?

Post n°1893 pubblicato il 03 Maggio 2018 da kayfakayfa
 

 

Se davvero fosse che, dopo 2 mesi dalle elezioni, ci troveremmo un governo di centrodestra a guida Lega - con Giorgetti numero due del carroccio, anziché Salvini, proiettato a Palazzo Chigi - con l'appoggio esterno del PD, potremmo tranquillamente affermare, senza paura d'essere smentiti che, seppure con sessanta giorni di ritardo, si concretizzerebbe quanto Berlusconi e Renzi auspicavano allorché votarono l'approvazione del rosatellum: un'alleanza tra Pd e FI, magari estromettendo dai patti Lega e FdI.

Poiché il risultato elettorale ha premiato Salvini, relegato al secondo posto nella coalizione di centrodestra FI e bocciato clamorosamente il Pd, è ovvio che, se si facesse un governo centrodestra/centrosinistra, a guidarne le fila sarebbe per l'appunto la Lega primo partito della coalizione di centrodestra.

Fin dall'indomani delle elezioni mi dicevo scettico sulla concreta possibilità che, se avesse ricevuto il mandato da Mattarella, Di Maio difficilmente sarebbe riuscito a trovare una maggioranza di governo. Ponendo come alternativa la possibilità che si formasse un Patto del Nazareno bis, dove lo sconfitto PD non avrebbe avrebbe avuto problemi a sostenere un governo di centrodestra. Tale convinzione nasce dal fatto che da sempre Renzi ha dimostrato una naturale tendenza ad avvicinarsi a Berlusconi anziché a quanti condividono "ideali", premesso gli ideali esistano ancora, di sinistra.

Dopo i mandati esplorativi andati a vuoto del Presidente del Senato la forzista Casellati e successivamente della Camera il grillino Fico, sta prendendo sempre più corpo la possibilità di un governo di centrodestra con il sostegno esterno del PD, quanto meno dei renziani.

Praticamente ci troveremmo nella condizione originariamente preventivata da coloro che sostennero il rosatellum: un governo centrodestra/Pd con il M5S all'opposizione. Un'opposizione certo non da poco visto la vastità dei numeri che i grillini possiedono sia alla Camera che al Senato, che potrebbe mettere i bastoni tra le ruote a un simile progetto, se andasse in porto. Soprattutto se la sua nascita fosse finalizzata al varo di una nuova legge elettorale e ad apportare modifiche alla Costituzione. In quest'ultimo caso vanificando di fatto l'esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 che con la vittoria dei No bocciò in maniera clamorosa la riforma Boschi varata dall'allora governo Renzi, la cui sconfitta tuttora brucia a Renzi il quale non manca di attribuire l'attuale stallo istituzionale come conseguenza di quel voto quando proprio lui in altre sedi aveva sempre disgiunto il referendum dall'approvazione dell'Italicum da parte della Corte Costituzionale: l'Italicum fu bocciato dalla Consulta il 25 gennaio 2017, esattamente più di un mese dopo il referendum costituzionale, a conferma che i due aspetti erano completamente distaccati l'uno dall'altro!

Se tutto ciò alla fine si realizzasse, avremmo l'ennesima conferma di quanto poco valore una parte della politica italiana dà al voto popolare quando questo non riflette le reali esigenze della stessa politica.

Con buona pace per la democrazia!

 
 
 

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