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essenza donna


Una bella donna non è coleidi cui si lodano le gambe o le braccia, ma quella il cui aspetto complessivo è di tale bellezza da togliere la possibilità di ammirare le singole parti.(Lucio Anneo Seneca)L’importanza del trucco nell’antichitàIn ogni epoca ed in qualsiasi parte del mondo, ogni cultura ha utilizzato degli accorgimenti per far risaltare il proprio corpo, a fini religiosi, culturali o semplicemente estetici; infatti le acconciature dei capelli, i tatuaggi sulla pelle, le orecchie forate, i gioielli e l’abbigliamento possono essere interpretati come messaggi che l’essere umano invia verso l’esterno per esprimersi.Il trucco è sempre stato ritenuto un mezzo importante di comunicazione, nell’antichità era usato per mettere in contatto l’essere umano con la Divinità, non a caso in quasi tutte le danze sacre i danzatori prestavano molta cura ed attenzione al trucco. In India c’è ancora oggi l’usanza di colorare viso, mani, piedi con l’henné e di ungersi e profumarsi i capelli per assicurarsi la benevolenza degli dei; tutto questo diventa espressione d’elevazione spirituale. In Europa attorno al Seicento, nelle varie corti era importantissima la cura del corpo ed il momento della toilette era una sorta di cerimonia. Le donne e gli uomini di alto livello sociale si facevano disegnare dei nei, ritenuti estremamente eleganti, che a seconda della loro collocazione e forma esprimevano un diverso significato. Nel periodo del Romanticismo per le donne avere una pelle diafana divenne una regola assoluta, infatti il pallore era associato alla sofferenza a dimostrazione dell’intensità dei sentimenti provati. L’illustre scrittore Baudelaire scrisse che “la donna in un certo qual modo compie una specie di dovere industriandosi di apparire magica e soprannaturale; bisogna che stupisca, che affascini; idolo, ella deve dorarsi per essere adorata”.Nell’antico Egitto donne, uomini e bambini si truccavano gli occhi di galena nera o malachite verde e la pelle era protetta con unguenti profumati; generalmente venivano indossate tuniche bianche ed i lunghi capelli di un bellissimo nero lucente erano raccolti in piccole trecce. Tutti questi gesti quotidiani dedicati alla bellezza erano necessari anche per proteggere la pelle dal sole, dalle alte temperature diurne e dalla sabbia fine del deserto portata dal vento. Da antichi papiri è stato scoperto che la malachite e la galena venivano applicati sulle palpebre anche per curare patologie oculari. La malachite verde del Sinai fu usata fino alla metà dell'Antico Regno, in seguito fu sostituita dalla galena nera di cui esistevano miniere sulle coste del Mar Rosso; alle finissime polveri di queste sostanze venivano aggiunti grassi animali, cera d'api o resine, che rendevano il prodotto in grado di essere spalmato e ne garantivano l’attività terapeutica. Le donne si dipingevano le unghie, le palme delle mani ed i capelli con un unguento ocra-rossiccio estratto dalla pianta di ligustro, raramente si tingevano le labbra e le guance. Si pensa che oltre ad un fatto estetico e curativo il trucco venisse usato nelle cerimonie religiose con specifiche funzioni di connessione con le divinità.La donna greca faceva il bagno in casa, aiutata dalle sue ancelle, si profumava con profumi esotici e prestava molta cura al trucco. In età ellenistica i cosmetici trovarono largo impiego per celare il colorito pallido delle donne che svolgevano una vita sedentaria e abbastanza reclusa. Esse ricorrevano alla “biacca” di colore bianco per coprire il volto, e al rosso del minio (ossido di piombo di colore arancione), dell'anchusa (pianta a fiori azzurro intenso) e del fuco, che applicavano sulle labbra e sulle guance con un pennello, mentre su ciglia e sopracciglia passavano un leggero strato di polvere nera di antimonio.Le donne romane verso la fine del III sec. a.C. cominciarono a portare acconciature molto elaborate, che potevano raggiungere anche i 40-50 cm., costituiti da riccioli sovrapposti. Erano molto utilizzate le tinture, ed il colore preferito era il biondo-rosso. Le labbra venivano tinte di rosso utilizzando polvere di ocra, ed il volto e le braccia erano imbiancati con biacca oppure gesso, il contorno degli occhi veniva annerito con della fuliggine.Utilizzavano molte creme a base di miele, di cera di api, di oli ed altri unguenti, che servivano anche dopo la depilazione. In Africa gli ornamenti "corporali" sono sempre stati un segno di distinzione, un simbolo di appartenenza ad una determinata tribù, oppure del ricoprire una particolare carica occupata nell'ambito del clan. Lo scopo principale del piercing, come dei tatuaggi, delle pitture corporali e delle decorazioni temporanee, era quello di differenziare i ruoli all'interno della tribù, regolare i rapporti tra i vari individui sia nel quotidiano sia durante le cerimonie, rendendo subito visibile le principali informazioni inerenti ciascun individuo. L'iniziazione all'età adulta era un passaggio fondamentale che accomunava tutte le società tribali e segnava il passaggio dall’infanzia legata agli istinti originari, all'età adulta in cui dovrebbe essere presente un controllo sulle emozioni.Generalmente le pratiche corporali iniziatiche venivano portate all’estremo (limatura dei denti, infibulazione, circoncisione, tatuaggi marchiati a fuoco) per rendere l’individuo psicologicamente più forte, e per ottenere quindi riconoscimento e stima da parte di tutto il Clan, a simboleggiare la vittoria dello spirito sul dolore fisico.  by www.raphaelproject.com/femme/trucco.htm