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essenza di donna vedere la fonte delle proprie emozioni


Quando sorge uno stato d’animo avverso o favorevole verso qualcuno, non proiettarlo sulla persona in questione, ma rimani centrato.”Se sorge dell’odio o dell’amore, che cosa facciamo? Lo proiettiamo sull’altra persona. Se provi dell’odio per un essere, nel tuo odio ti dimentichi completamente di te stesso: l’altro diventa il tuo oggetto. Se proietti il tuo amore o il tuo odio dimenticando completamente il tuo centro interiore l’altro diventa il centro!La tecnica consiste nel non proiettare sull’altra persona le proprie emozioni, ricordandosi che siamo noi la fonte di quell’emozione, o di quel sentimento.“Io ti amo. La sensazione ordinaria è che tu sia la fonte del mio amore. In realtà le cose non stanno così:io ne sono la fonte tu sei solo uno schermo sul quale io proietto il mio amore. Tu sei un semplice schermo, io proietto il mio amore su di te e dico che sei tu la fonte del mio amore. Questa è una finzione: sono io che raccolgo la mia energia d’amore e la proietto su di te. In quell’energia d’amore proiettata tu diventi degno d’amore, per qualcun altro potresti non esserlo, per qualcun altro potresti essere odioso.”L’essere umano proietta continuamente sugli altri i propri stati d’animo, la tecnica che qui proponiamo dice: “Quando sorge uno stato d’animo avverso a qualcuno o favorevole a qualcuno, non proiettarlo sulla persona in questione.”Il segreto è restare centrati: noi siamo la fonte, quindi non ha senso spostarsi verso l’altro, occorre dirigersi verso la fonte. Quando proviamo odio, non si dovrebbe andare verso l’oggetto ma verso il punto da cui l’odio sta affiorando – non andare verso la persona su cui l’odio si sta riversando, ma spostandosi verso il centro dal quale proviene – muoversi verso il centro, verso l’interno, usando l’odio, l’amore o qualsiasi altra emozione come un viaggio verso il proprio centro interiore, arrivando alla fonte.Qualcuno ti ha insultato e la tua rabbia esplode improvvisamente, si riversa sulla persona che ti ha offeso: subito proietti su di lei tutta la tua rabbia, ma quella persona non ha fatto nulla, con un comportamento ha solo aiutato la tua rabbia a manifestarsi…la rabbia è solo tua! Una stessa persona che non prova tale sentimento, posto davanti alla medesima situazione, non reagirà nello stesso modo. Se andassi da un Buddha o da Gesù ad insultarli non scateneresti in loro alcuna rabbia, quindi occorre precisare che – l’altro non è la fonte del nostro stato d’animo – la fonte è sempre dentro di noi. L’altro colpisce la fonte, ma se dentro di te non c’è rabbia non può manifestarsi. Se colpisci un Buddha ne uscirà solo compassione perché tutto il suo essere è pervaso da questo sentimento. Nel momento in cui affiora uno stato d’animo, non importa se positivo o negativo, cercate di raggiungere la fonte di quell’emozione in voi, restate concentrati in quel punto, non spostate l’attenzione verso l’oggetto perché non ha senso. Considerate il fatto che qualcuno vi ha dato l’occasione per essere consapevoli della vostra rabbia, l’atteggiamento corretto sarebbe di ringraziarlo e di dimenticarci di lui. Chiudete gli occhi, spostate l’attenzione in voi stessi e mettete a fuoco da dove nasce quel sentimento, a quale parte del corpo è collegata. E’ necessario usare la rabbia, l’amore, l’odio per penetrare nel nostro essere, perché è quando siamo pervasi da tali sentimenti che possiamo viverli e comprenderli. L’essere umano deve per forza scagliare le proprie emozioni su qualcuno, e se non è presente un individuo la manifesta sugli oggetti, pur di dare la responsabilità di ciò che vive all’esteriore.Per comprendere meglio quanto spiegato ecco una storia di un Maestro Zen, Lin-tsi:“Quando ero giovane, mi affascinava andare in barca. Avevo una piccola barca e da solo me ne andavo sul lago; rimanevo lì per ore a meditare sulla calma del lago. Un giorno ero rilassato ad occhi chiusi ed una barca vuota sospinta dalla corrente colpì la mia. I miei occhi erano chiusi per cui pensai che qualcuno mi fosse venuto addosso e mi arrabbiai, poi aprì gli occhi e stavo per assalire con furia quell’uomo, ma mi resi subito conto che la barca era vuota. A quel punto rimasi paralizzato – su chi potevo riversare la mia rabbia? – Era assurdo riversare la rabbia su una barca vuota. Perciò chiusi gli occhi e contattai la mia rabbia che era presente perché non trovò via d’uscita ed usai tale sentimento per entrare all’interno, sull’onda di quella rabbia, e quella barca vuota divenne la mia realizzazione. In quella giornata toccai un punto di me stesso: quella barca vuota fu il mio Maestro. E adesso se qualcuno con la sua barca mi urta e mi insulta io sorrido e dico che anche questa barca è vuota. Chiudo gli occhi e vado dentro.”by raphaelproject.com   Adattato dal libro “Cogli l’attimo” - Osho - Ed. Urra