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Tra salse piccanti e patate fritte, kebab 'vulcano' da 1.000 calorie Roma, 13 mag. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Ha scavalcato il tramezzino e il classico panino farcito, insidiando il suppli' e la pizza al taglio. E' il kebab, pezzettini di carne arrostita avvolti in pane arabo. Sbarcato da tempo anche nella patria della cucina mediterranea, ha conquistato per la sua velocità ed economicità milioni di italiani, giovani e non. Ma può rivelarsi un 'boomerang' nutrizionale per l'alto numero di calorie, come spiega all'Adnkronos Salute Pietro Migliaccio, presidente della Società italiana di scienza dell'alimentazione (Sisa). "Stiamo parlando di un pasto luculliano che può raggiungere le 1.000 calorie - calcola l'esperto - soprattutto quando il panino di kebab viene farcito con cipolle, peperoncino, pomodori, sesamo, patate fritte. E poi ricoperto con tante salse piccanti e molto speziate".Al piatto o da asporto il doner kebab, questa la specialità più diffusa in commercio, è di solito composto da carne di agnello, manzo, montone o pollo. Consumato in pausa pranzo o in veloci spuntini, è considerato dai nutrizionisti una 'bomba' calorica che spesso gli italiani ignorano di avere tra le mani. "Il grosso cilindro di kebab fatto arrostire su uno spiedo verticale non sempre risponde al tipo di carne che dovrebbe essere - afferma il nutrizionista - Spesso ci sono tracce di carne di maiale insieme a quella di agnello, vietata per determinate religioni. Quindi bisogna stare attenti sia da un punto di vista calorico che della composizione".Il taglio del grosso cilindro di kebab viene effettuato con una macchinetta elettrica rotante che asporta sottili pezzetti. Le rasoiate portate dall'esterno verso l'interno e dal basso verso l'alto fanno in modo che il grasso sciolto rimanga sulla carne, impregnandola ed evitando che diventi troppo secca e dura. Ma che succede, si domanda Migliaccio, quando a fine giornata il grosso cilindro di kebab non è finito? "Se il pezzo arrostito non viene terminato e viene conservato per il giorno dopo - riflette il presidente della Sisa - dove viene conservato e come? Va bene l'accoglienza e la curiosità verso queste nuove abitudini alimentari, ma dobbiamo garantire e far rispettare gli stessi standard alimentari di sicurezza e qualità che utilizziamo ogni giorno per la nostra cucina", conclude