KILL BILL

Post N° 1025


Quentin Tarantino colpisce nel segno. Belle ragazze, splatter e citazioni per una giostra irresistibile sulla Croisette.  
Cannes per ora non sbaglia un colpo. Persino Tarantino, oltreoceano annunciato come disastro e fallimento nel ticket di Grindhouse con Robert Rodriguez, colpisce nel segno. Quentin, che non si priva del vecchio vizio di un cameo (qui è un avventore ubriaco e molesto e, ahinoi, invecchiato), è in formissima e trova anche il tempo, forse, per designare un erede: quell’Eli Roth regista di Hostel qui in una breve apparizione come attore.
Death Proof strappa risate e applausi, divertito e divertente gioco del regista, come sempre, con il cinema e con il pubblico. A partire dai titoli di testa e di coda, collage quasi emozionante di diversi film, fino ai fotogrammi mancanti (sul più bello) che simulano un film vecchio e non restaurato. La struttura è (sempre più) semplice: due capitoli quasi speculari, in ognuno ci sono quattro donne e un lupo cattivo. Nel primo le “sventole” sono la diva di periferia Jungle Julia (Sydney Tamiia Poitier), l’amica più intelligente e sensualissima danzatrice Arlene (Vanessa Ferlito), la vanesia Shanna Banana (Jordan Ladd) e l’invidiosa Pam (l’ex strega Rose McGowan). Nel secondo se si esclude che la diva, Lee (Mary Elizabeth Winstead), è anche vanesia e che non ci sono invidie i ruoli sono gli stessi ma le attrici diverse: Abernathy (una Rosario Dawson da infarto in tutti i sensi), Kim (Tracie Thoms) e Zoe (Zoe Bell). Il lupo cattivo è uno stuntman fallito, un Kurt Russel grandioso (bentornato Jena) e le insegue con una macchina, la Death Proof (a prova di morte) appunto, per ucciderle. Insomma Duel è diventato kitsch e ha trovato il suo autista. Se nel primo episodio le donne sono belle e innocue, nel secondo Mike Le Cascade (Russell) troverà pane per i suoi denti. Quentin è colorato e allegro, più del solito, il suo citazionismo ha il ritmo di una mitragliatrice. Ci si diverte, per il gusto dello splatter e del grottesco, i pregi e i difetti del pulp director sono all’estremo, come già del resto in Kill Bill. Certo, ora sappiamo che capolavori di finzione e struttura narrativa coerente (anche se scopiazzata) come Le iene non ce li regalerà più. Ma pazienza, il luna park di Pulp Fiction è aperto e le sue giostre, anche se grezze, sono irresistibili.